11 aprile 2006

L'Unione vince le elezioni più brutte della storia della Repubblica

Stamattina, dopo 20 ore di scrutinio, l'Unione è uscita vincitrice dalle elezioni politiche italiane. Alla Camera, avrà un vantaggio di quasi 70 deputati. Al Senato, di un paio di senatori. Ci si chiede se Prodi riuscirà a governare.

La campagna elettorale, povera di programmi e ricca di insulsaggini, è stata deludente. L'esito del voto è stato anche peggio. Sarò brevissima.

1) Gli italiani all'estero hanno deciso la maggioranza del Senato. Sono elettori che non vivono nel nostro paese. Quindi, non sono toccati dalla politica italiana. Se il prossimo governo introducesse una tassa nuova, loro non la pagherebbero. Se tagliasse le pensioni, la loro pensione resterebbe intatta.

2) I 159 senatori dell'Unione non bastano a raggiungere la maggioranza (162). Per guadagnarsi la fiducia, il possibile governo Prodi avrà bisogno dei voti di almeno 3 senatori a vita. I senatori a vita non sono eletti dai cittadini.

3) Sommando 1) e 2), c'è da chiedersi se il prossimo sarà un governo democratico, nel senso tecnico di "democrazia".

4) Il primo passaggio critico sarà, a fine aprile, l'elezione del Presidente del Senato. Fra i senatori dell'Unione ci sono 3 eletti dell'Udeur (Mastella), 4 dell'Italia dei Valori (Di Pietro), 1 della Lista consumatori, 1 della lista Sudamericana. Berlusconi ha i mezzi e il talento per comprarsi le persone.

5) Nel Centrodestra si sottolinea che il paese "è spaccato in due". E' un modo di dire che Berlusconi non ha perso. La realtà: cinque anni di governo Berlusconi hanno prodotto il record di voti per una coalizione di centrosinistra alle elezioni politiche. Prodi aveva vinto nel 1996 con meno del 45% dei voti.

6) Il Centrodestra ha retto perché Berlusconi è un oratore abile e perché la gestione del potere paga. La Casa della Libertà ha creato clientele. Non occorre essere vicinissimi al potere per notare che oggi la politica fa girare più soldi di quanto facesse cinque anni fa.

7) I politici del Centrosinistra ora dicono che l'importante è avere vinto. Lo è senz'altro per loro: incarichi e interviste li attendono. Ai cittadini, servirebbe un governo.

8) A fine 2005, i politici del Centrosinistra si sono trovati con un vantaggio enorme nei sondaggi senza avere fatto nulla per guadagnarselo. La campagna elettorale era il momento in cui i politici del Centrosinistra dovevano aggiungerci del loro. Hanno distrutto il vantaggio. Ora governeranno.

Concedo un commento più lungo a La Rosa nel Pugno. Doveva raccogliere i voti dei liberali delusi. Si è fermata al 2,5%. Non molto, considerato che è l'unione di due partiti. Avrà 18 deputati e nessun senatore, meno di Di Pietro. Ogni tanto ci si chiede perché nessuno voti i radicali. Io, a inizio campagna elettorale, tentai di metterci dell'entusiasmo, sostenendo la raccolta delle firme della Rosa nel Pugno. L'entusiasmo mi passò quella stessa domenica, scoprendo che gli annunciati banchetti per le firme in realtà non c'erano. Non so perché. Non li fecero e basta. Niente annunci né spiegazioni. Forse, un giorno, i radicali scopriranno il rapporto coi cittadini.

34 commenti:

Anonimo ha detto...

la rnp ha più che altro accolto il voto dei ds delusi.

Anonimo ha detto...

Credo che tu abbia ragione. Diciamo il voto di quelli che da anni votavano i DS sperando diventassero un partito laico e moderno. Quattro gatti, comunque.

paulista ha detto...

La tua mi sembra una analisi un pò circolare, non capisco bene cosa intendi realmente dire, oltre la chiarezza del titolo, assolutamente da sottoscrivere. Per quanto riguarda "3) Sommando 1) e 2), c'è da chiedersi se il prossimo sarà un governo democratico, nel senso tecnico di "democrazia"." io penso che in Italia il Governo non è mai democratico perchè ministri e sottosegretari non sono scelti dai cittadini, e perchè spesso e volentieri provvedimenti importanti e urgenti vengono realizzati con l'ausilio di decreti, bypassando il Parlamento, che in un sistema come quello italiano funge spesso da organo di ratifica. Siamo ancora molto lontani da una democrazia tecnicamente efficace.

Anonimo ha detto...

Ho solo scritto un elenco delle cose che più mi hanno colpito in questo momento. Chiamarla "analisi" è troppo. Che i ministri e i sottosegretari non siano eletti non mi preoccupa: fanno parte del potere esecutivo. Il Parlamento, invece, in linea di principio è la sede della rappresentanza popolare. Perciò, dovrebbe essere eletto dai cittadini. Il fatto che ora la maggioranza del Senato dipenda da sei persone non elette dai cittadini italiani e da altre sette o otto scelte per cooptazione mi disturba moltissimo.

Anonimo ha detto...

In effetti, diderot ha raggggione (con quattro g). Il mio voto a rnp è stato un voto da Ds deluso, senza troppa fiducia in rnp. Ma poca fiducia è meglio che nessuna (e la mia nei Ds si è ridotta a zero).

Anonimo ha detto...

Anch'io ho votato rnp, al Senato. La mia fiducia nei rnp era zero, ma speravo di fare un voto "utile" (avere un partito laico purchessia in Parlamento). Visto che in Senato non hanno avuto seggi, è stato un voto inutile.

Anonimo ha detto...

Sono in "concorde disaccordo" con Angelita e Davide. Ho votato senza troppa fiducia rnp, non sono un ds deluso, ma sono comunque deluso.

Ho però una sensazione: sono tanti quelli che hanno votato "senza troppa fiducia, delusi". A destra come a sinistra.

Forse l'errore e proprio questo. Ipotesi: i risultati sono stati identici unica differenza hanno votato il 50% degli aventi diritto. Come sarebbe oggi la situazione politica? Quale le differenze?

Anonimo ha detto...

Beh sì, è vero, eravamo tutti delusi. D'altra parte, non c'era una faccia nuova. A destra come a sinistra, erano tutti personaggi che hanno già dimostrato ad abbondanza i loro limiti. Però non capisco bene il discorso dell'errore e del voto del 50% (?) degli aventi diritto.

Anonimo ha detto...

come angelita anche io credo, anche da quello che ho sentito in giro, che molti dei voti ricevuti dalla rsn siano stati dati da diessini delusi per la mollezza dimostrata dai ds sul tema della laicità. per me è stato così, solo alla camera però. al senato non ce l'ho fatta a votare rnp: capolista era intini!!!
marta

Ivo Silvestro ha detto...

Tre osservazioni.

I cittadini italiani residenti all'estero hanno sempre votato. Finora dovevano recarsi in Italia per farlo. Non erano pochi a farlo, ed erano persone interessate alle faccende italiane e anche coinvolte (per parenti in Italia, per proprietà in Italia, per mille altri motivi).
Adesso sono un po' di più, e probabilmente hanno votato anche persone meno coinvolte. Occorre anche evidenziare come il voto degli italiani all'estero conti molto meno di quello degli italiani in patria: cinque volte meno, se ricordo bene il rapporto senatori / aventi diritto. Anche correggendo il dato con l'astensione, ci vogliono due - tre zii d'America per fare un nipote italiano.

Giusta o sbagliata che sia, si sta sempre più affermando che per le amministrative votano i residenti a prescindere dalla cittadinanza, per le politiche solo i cittadini (chi ha il passaporto, a prescindere dalla residenza).

Infine, i voti degli italiani all'estero è stato decisivo come quello dei lombardi o dei pugliesi. Semplicemente è arrivato dopo per evidenti problemi di spoglio.

Anonimo ha detto...

Marta, io non mi sono informata sul mio capolista al Senato, e forse è stato meglio. O peggio, non lo so.
Ivo Silvestro, non mi basta che gli italiani all'estero contino cinque volte di meno. Dovrebbero contare zero volte, secondo me. Se non pagano le tasse in Italia, se non ricevono servizi dallo Stato italiano, non hanno titolo per votare. Io toglierei il voto anche agli italiani che hanno la residenza fiscale a Montecarlo, fra l'altro.
Che gli italiani all'estero siano stati altrettanto decisivi dei pugliesi è esattamente ciò che mi disturba.

Anonimo ha detto...

@ Angelita. Hai ragione Angelita, ho sbagliato il copincolla. Spiego. Siccome non ho mai tempo quando posso scrivo in txt e copio. Solo che ho copiato male, vabbè.

Non so voi, ma è da troppo che voto una parte "perchè l'altra è peggio". Ricordo ragionamenti simili a partire dagli anni 70, e da entrambe le parti. Con questo criterio qualche volta il peggio l'ho scansato, altre no, ma i timori che hanno generato quelle scelte di voto non si sono concretizzati. Si sono però concretizzati altri inaspettati problemi. Uno su tutti: una progressiva decadenza della politica nella sua capacità di rappresentanza.

Io ho votato per scansarmi: Andreotti, Craxi, Berlusconi, De Mita. Mi sono beccato: Andreotti (più volte), Craxi (1, pure troppo), Berlusconi (2, troppissimo) e De Mita (vedi Craxi) e ad ogni tornata elettorale spunta qualcuno di nuovo, oppure di vecchio, per cui "voto turandomi il naso".

Mi chiedo: e se mi fossi astenuto? E se questa delusione, verso una classe politica da cui assolutamente non mi sento rappresentato, si fosse fatta azione (nella forma del non voto) e non semplice mugugno? Non siamo forse noi delusi, di destra e di sinistra, con le nostre scelte a contribuire al perpetuarsi di questo modo di fare politica?

Anonimo ha detto...

Lucis, condivido tutto quello che dici tranne il finale. Negli Stati Uniti gli elettori si astengono in massa, e l'unico risultato è che si considera valido un Presidente votato da sì e no il 25% degli aventi diritto. Scegliere il meno peggio comunque è uno scegliere. Io sono amareggiata da queste elezioni, ma se davvero saranno servite a eliminare il fungo velenoso che ci ha governato per cinque anni, alla fine vedrò di consolarmi.

Anonimo ha detto...

un paio di considerazioni:

sul punto 6, il problema è che finchè Silvio non si dimette non si può fare il nuovo governo;

sulla partecipazione invece, il punto è che quando la situazione sta bene a tutti, come dovrebbe essere in una democrazia, vota una percentuale bassa, quando invece regna l'incertezza tutti si mobilitano per schierarsi (vedi bush bis eletto con maggioranza storica, o prodi adesso)

Anonimo ha detto...

Anonymous, fammi capire: stai dicendo che Silvio potrebbe dimettersi nel 2011?

Anonimo ha detto...

Io che ho ricominciato a votare da una decina d'anni, ho smesso col voto emotivo (e anche con quello ideologico: del resto non esiste in parlamento - e mai esisterà - un partito liberale di ultrasinistra, quindi non scelgo in base alle mie presunte idee).

Piuttosto cerco voti utili (non vorrei dire razionali...). Voto "laicamente", cosciente che il singolo voto è irrilevante, che puoi anche non votare e non succede proprio niente. Quindi che puoi anche votare senza paura di tradire te stesso - che poi il "se stesso" è piuttosto sovrastimato in quanto a importanza.

Dato che pendo a mancina, e che il primo problema di un governo è stare in piedi, ho votato quelli che imo non lo faranno mai cadere: ds di qui e ulivo di là. E mi sento piuttosto soddisfatto (sul futuro di questo governo, riconteggio permettendo, ho detto da me).

Ovvio che costoro non rispecchiano tutte le piccole idee in cui mi riconosco quando sono solo al chiaro di luna. ma sono abbastanza grande per non pretenderlo. Ed essi sono a loro volta abbastanza grandi per avere in sé intere correnti che contano da sole più di qualche partitino testimoniale tutto intero (e correnti di tutti i tipi, persino laiche e moderne).

Poi, ovviamente, il punto è che se si pensa che fare politica voglia dire votare, allora è dura quadrare il proprio personale cerchio.

Anonimo ha detto...

B.Georg, in effetti per il partito liberale di ultrasinistra non vedo molte speranze. Comunque, se ne fondassi uno, fammi sapere. Quel "ultra" mi pare eccessivo, ma per il resto potrei prenderlo in considerazione...
Condivido ciò che scrivi, anche se scorgo la tua critica a chi (me compresa) si è lamentato dell'esito delle elezioni: come se da un voto uno dovesse aspettarsi chissà cosa. Il mio problema non è avere un partito che rispecchi le mie idee: è di avere un partito, se possibile più partiti, con dirigenti intelligenti, informati, che cerchino di capire e rappresentare interessi genuini dei cittadini. Se i dirigenti così non ci sono e, anzi, la campagna elettorale dimostra la pochezza di tutti i candidati, purtroppo faccio proprio fatica ad entusiasmarmi.

Anonimo ha detto...

capisco il tuo punto.
ma imo l'idea che per fare politica occorre "entusiasmarsi" è fallace. occorre tempo, molta (molta) pazienza, e se sei fortunato idee e capacità.

e il tornaconto, sempre per la mia esperienza, non è la realizzazione dei propri obiettivi o opinioni che, se si è in uno spazio democratico, difficilmente è mai totale, a meno che non si aboliscano gli altri. Il tornaconto è il lavoro comune in sé.
Le opinioni (che non sono le idee) sono anch'esse sovrastimate.

(l'entusiasmo serve a chi non si interessa di politica per votare, ma è un'altra cosa)

quanto ai dirigenti: è il mercato, bellezza ;)

Anonimo ha detto...

Ma io non parlo di entusiasmarmi per me. Parlo di entusiasmo e di speranza sulla riuscita del lavoro comune di cui parli tu. Tanto per capirsi: tu ti senti fiducioso in Prodi, Fassino e Rutelli? Li consideri capaci?
E se quello dei dirigenti politici è un mercato, caro mio, mi sa che gli servirebbe un po' di antitrust. ;-)

Anonimo ha detto...

Il voto utile - razionale - è un voto di mantenimento dello status quo. Votare "chi non fa cadere governi" produce questo risultato. Nella sua forma peggiore il voto da utile si fa furbo e diventa voto di scambio, conscio che "puoi anche non votare e non succede proprio niente." ...ma se invece te lo vendi qualcosa accade!

E' abbastanza ovvio che il singolo voto conta poco, come è abbastanza ovvio che la somma di tanti singoli voto è democrazia. Considerare il proprio voto come influente è una finzione alla quale ci si può abbandonare anche consciamente, non solo inconsciamente. Poi, non è scontato che il voto emotivo è espressione di immaturità, può anche essere ricerca del nuovo, speranza.

Nessun criterio di scelta è di per se stesso migliore di un altro.

Ho stima di te b. georg, ma stavolta non mi sei piaciuto. Sei stato troppo intelligente, disilluso, cinico: il classico italiano convinto di aver vissuto più degli altri.

Con immutata stima lucis

Anonimo ha detto...

lucis, è vero, il voto utile produce questo risultato.
se fosse stato possibile un altro risultato, il voto utile sarebbe stato un altro.

ti ringrazio della stima, ma la mia intelligenza, e io lo so bene, è solo il minimo indispensabile
;-)

(se poi per te lo status quo del governo prodi è + o - lo stesso del goerno berlusconi, mi sa che non sono d'accordo.
E, che io sappia, "lo stato di cose presenti" non si muta col semplice voto. Tale mutamento è peraltro sempre in atto, a sentire il nostro vecchio capo. Sai vederlo adesso? Ciò distingue la sinistra dalla destra)

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angelita: li ritengo capaci di fare quello che hanno detto di fare (il loro programma), salvo imprevisti.

non ho contribuito a scriverlo, e forse l'avrei voluto diverso. ma non penso nemmeno che loro impediscano a nessuno di essere più bravo di loro. e quindi?

Anonimo ha detto...

"lucis, è vero, il voto utile produce questo risultato.
se fosse stato possibile un altro risultato, il voto utile sarebbe stato un altro."

Il che equivale a dire che il mantenimento dello status quo è il migliore dei mondi possibili sempre e comunque: su questo non sono d'accordo.

Nella tua impostazione berlusconi e prodi sono due status quo alternativi, per me sono entrambi espressione di una classe politica che non considero più rispondente agli interessi del paese, uno status quo da cambiare. Se uno è mussolini l'altro è badoglio: io voglio de gasperi e togliatti!


(su berlusconi mi perdonerai se non ti rispondo, sarebbe bastato leggere poco più su)

Anonimo ha detto...

mi pare che facciamo a fraintenderci (o come si dice in questi casi, sono io che mi spiego male)

- dubito che rispetto a berlusconi, prodi sia il "mantenimento dello status quo". mi pare un'analisi che definirei almeno superficiale (o terzinternazionalista, se vogliamo)

- ti assicuro che non ho parlato e nemmeno mai pensato al migliore dei mondi possibili (io stavo parlando più prosaicamente del voto di domenica, tu di cosa parli?)


- "sempre e comunque"? quando l'ho detto.
è evidente che io mi sto riferendo al 9 aprile, hic et nunc.
il migliore dei voti possibili per uno di sinistra, per me, tra un anno potrebbe essere tutt'altro. Spero che mi sarà rimasta anche allora un po' di intelligenza per capirlo.


domanda: cosa sono "gli interessi del paese" cui ti riferisci?

Anonimo ha detto...

dimenticavo: sul "voto di scambio" come forma peggiorata della mia posizione, di cui dicevi sopra, mi perdonerai se anche io non ti rispondo.

Anonimo ha detto...

Concordo, giochiamo a fraintenderci:

- rispetto a mussolini badoglio non era il mantenimento dello status quo: se mi sono spremuto a farti cotanto esempio qualcosa forse, e sottolineo forse, volevo dire. Non basta abbattare il fascimo, occorre un reale rinnovamento. Che badoglio (prodi) non fu in grado di assicurare.

- sei tu che hai definito come impossibile un altro risultato, non io. Se tu dici"se fosse stato possibile un altro risultato, il voto utile sarebbe stato un altro" ne deduco che escludi la possibilità di definire come utile un voto diverso. Il sempre e cmq nasceva qui:oppure... ?

- infatti, il migliore dei voti possibili per un liberale di sinistra, per me, oggi è stato un voto di cambiamento ALL'INTERNO della sinistra. E spero (ho sperato) che anche a destra si faccia altrettanto. Non ho votato rnp perchè avevo paura di tradire me stesso (ipocrita?),oppure mi ero assiso al chiar di luna (sul pero?), emotivamente instabile (bamboccio lagnoso?) e irrazionale (coglione?). Ora ti stupisco: anche per me "... tra un anno potrebbe essere tutt'altro." Era quello su cui stavo ragionando pochi post più su.

- gli interessi del paese? Ovviamente quelli che IO reputo tali, vuoi la lista?

- sospetto che la reciproca ironia NON favorisca la comprensione. Ma il maestro sei tu, dimmi a riguardo.

Ciao

Anonimo ha detto...

il tuo punto 1 è in parte sbagliato, primo perchè ti sei dimentica di dire che spesso all'estero non guardano mediaset ;-) e che non sono immersi dentro l'incubo e poi soprattutto perchè all'estero l'unione ha vinto perchè si è presentata unita e compatta mentre la cdl si è presentata divisa (essendo il voto proporzionale puro, ma [essendo i seggi 1 al massimo 2] con un effetto maggioritario) con addirittura una lista tremaglia. Se si fossero presentati tutti insieme probabilmente avrebbe preso più seggi. Meglio che non lo abbiano fatto :-).
Ad ogni modo si governa anche così, nulla di strano. Il primo governo berlusconi ebbe la fiducia di agnelli e andreotti, senatori a vita, e nessuno disse che NON era democratico. Per molti non lo era, ma non certo per tale motivo.
Berlusconi ora ha governato per 5 anni facendo quasi credere agli italiani di essere all'opposizione e perseguitato dai comunisti e dalle loro televisioni. La parola d'ordine dei prossimi 5 anni sarà quindi far credere agli italiani che a comandare sarà berlusconi ;-) e che prodi non conti nulla perchè troppo debole, perchè l'italia spaccata, perchè bla bla bla ...
Lo ha già fatto con la balla delle schede.
Però la realtà è che Prodi ha vinto e governerà. Che l'Italia non è un paese diviso in due, ma solo un paese che vota maggioritario da alcune legislature. E io personalmente NON penso neppure che il governo prodi sarà debole, anzi secondo me l'apparente debolezza darà a Prodi un grosso potere.

Anonimo ha detto...

Georgia, in parte ti ho risposto nel post. Sugli italiani all'estero, ti ringrazio di avere ricordato che i seggi sono finiti all'Unione per caso. Ero un po' stanca di leggere sui giornali che la grande scoperta di queste elezioni è che gli italiani all'estero sono più colti, più informati, più moderni, ecc. dato che hanno votato per il centrosinistra.

Anonimo ha detto...

beh presentarsi uniti non vuol dire vincere per caso
Come presentarsi divisi non vuol dire perdere per caso ;-). Poi non ho detto che non avremmo vinto nessun seggio.
Non essere così drastica: prima perchè non pagano le tasse qui, ora grazie al caso :-)

Anonimo ha detto...

Sì, invece. Quegli altri si sono presentati divisi perché Tremaglia è come un bambino e hanno voluto lasciargli fare la sua lista. Tecnicamente, non sarà "caso", ma insomma.

Ricambi Originali ha detto...

Un po' in ritardo, intervengo. Angelita, gli italiani all'estero, soprattutto quelli in Europa e in molte parti degli USA, non sono tutta gente che si e' lasciata alle spalle il paese. E' gente che spesso e' li' per 5-6 anni a far ricerca, a lavorare per un po'. E in Italia ci vuole tornare. E che magari e' pagato dall'Italia (come un dottorando che sta fuori due anni). Molti son persone che saranno 2 anni in francia, due in italia e poi altri due in inghilterra. Dove votano? Cittadinanza sospesa?
Tra le foto che gli italiani all'estero hanno mandato da Boston all'Unità e a Repubblica, ho trovato visi noti, romani e milanesi, la mia età, precari dell'università. Non solo non hanno cittadinanza nella nostra economia, ma gli vogliamo togliere anche il diritto di scegliere in quale paese tornare a vivere?
La destra, li', non ha vinto "per caso". In Europa

Ricambi Originali ha detto...

riprendo da qui: In Europa, l'Unione ha preo il 52%. In Sudamerica, tra le liste "schierate" L'unione ha preso il 29.7, mentre tremagli il 10.9, UDC 9.6, Forza italia 8.9, ecc ecc.
Insomma, attribuire proprio al caso non mi sembra giusto. Non foss'altro perche' la sicumera di avere negli emigrati un serbatoio fisso di voti ha portato la destra a sottovalutare la situazione.

Anonimo ha detto...

Ricambi originali, capisco le tue osservazioni, ma il tuo argomento si potrebbe ribaltare: gli italiani all'estero non sono tutta gente che è interessata a rientrare nel nostro paese. Non sono tutti dottorandi, soprattutto.
Per me è importante che il voto coincida con una responsabilità. Dare il voto in massa agli italiani all'estero sulla base della cittadinanza mi pare distrugga questo principio. Il fatto che alcuni italiani abbiano intenzione di rientrare è contingente: la legge comunque non ne tiene conto in nessun modo.
Sull'esito del Senato, a me risulta che la CdL unita avrebbe preso un senatore in Sudamerica che invece è finito all'Unione. Idem per l'America Settentrionale. Questo se leggo correttamente i dati del ministero.

Ricambi Originali ha detto...

In Sudamerica ha stravinto una lista che ha dichiarato sin dall'inizio che sarebbe stata con il vincitore. Una lobby, piu' che un partito. Per questo ho parlato di "schierati".
La legge non tiene conto del periodo in cui vuoi stare fuori. Quello che volevo dire, pero', e' che il discorso su tax/representation è un po' generico, se non si prende in considerazione proprio la temporaneità della permanenza.
Ora, secondo te quanti sono verosimilmente gli italiani di seconda o terza generazione che negli USA o in Brasile decidono di tenere il passaporto italiano, e dover andare a fare tutto nelle ambasciate piuttosto che in municipio, pagare le tasse a un governo che non scelgono, essere considerati stranieri, ecc ecc? Questo e' stato l'errore di Tremaglia & co, secondo me. Anche perché se andiamo a vedere i voti rispecchiano piu' o meno la composizione della società italiana: dove c'e' emigrazione intellettuale (europa, soprattutto), vince l'unione (come nelle università italiane). Dove c'e' emigrazione imprenditoriale, vince la cdl. L'operazione della lista sudamericana e' stata probabilmente la piu' intelligente: una lobby per far sentire i propri interessi. Che era un po' l'obiettivo di Tremaglia: farsi voce della lobby degli italiani all'estero. Ma ha connotato ideologicamente un voto che e' ideologico per chi ha voglia di rientrare o ha un'impresa che paga le tasse in Italia, ed e' lobby per chi non rientra nelle due categorie.
C'entra questo discorso? Boh.

Anonimo ha detto...

Il discorso c'entra e ho rispetto per il lato emotivo di chi si sente legato all'Italia anche se sta all'estero. Questo, fra l'altro, è stato il cavallo di battaglia di Tremaglia. E però secondo me il voto ha anche una dimensione funzionale: la scelta dei governanti da parte dei governati. Nella legge sugli italiani all'estero questa dimensione è stata dimenticata. Si è buttato nel calderone degli elettori il dirigente espatriato con famiglia in Italia e l'argentino con doppio passaporto che non vivrà mai da noi. Diciamo, per trovare un compromesso, che si poteva fare di meglio, ecco.