L'unico lato divertente dell'insuccesso elettorale della Rosa nel Pugno è la gioia maligna che ha prodotto fra i cattolici. Questo è un commento del quotidiano Avvenire:
Due scranni al Senato. O forse addirittura uno solo [nda: alla fine, zero]. Un risultato elettorale inversamente proporzionale alla visibilità massmediatica ottenuta a colpi di forcone e parimenti sostenuta e garantita dai grandi giornaloni. Stiamo parlando della Rosa nel pugno, formazione-choc di questa campagna elettorale, che a dispetto del suo enfant prodige Capezzone (un campione di jattanza, improntitudine, radicalismo esasperato dai toni savonaroliani) raccoglie briciole laddove aveva sognato di mettere fra i denti una grande fetta della torta elettorale [...].
Grandi sconfitti sono comunque anche quei giornali che sulla Rosa nel pugno avevano scommesso qualcosa di più che una legittima preferenza. Raramente era stata data a una formazione emergente simile visibilità e ancor più raramente una tale apertura di credito. Ma si sa, la miopia dei giornali è storica e ricorrente: pensiamo solo alle elezioni americane del 2004 [...].
Miopia che si è riprodotta anche in Italia, per settimane tenuta in scacco dagli anatemi di Capezzone, dai suoi ricatti ideologici, dai suoi sofismi e dai suoi collateralismi ostentati, quasi lo scandalo, l'épater les bourgeois, fosse la sigla intima e unica di tutto il movimento, a conferma - ove non bastasse un quarantennio pannelliano - che i radicali sono e rimangono una setta più che un partito e come tale destinati a intercettare umori vagabondi ma proprio per questo effimeri. (Giorgio Ferrari, "Capezzone peso mosca. Addio radicalismo forcaiolo", 11 aprile 2006)
Sulla "setta", Ferrari non ha tutti i torti. Sull'Italia tenuta in scacco per settimane da Capezzone, viene da dispiacersi per i cattolici. Vivono in un paese tenuto in scacco dai vescovi. Hanno tutto per godersela. Invece, per settimane, sono riusciti a vedere Capezzone ovunque.
Non solo: la Rosa nel Pugno ha comunque ottenuto 18 deputati. E Capezzone era candidato alla Camera: quindi, in Parlamento dovrebbe entrare.
Saranno cinque anni difficili per i cattolici.
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