22 febbraio 2006

Recensioni: "Orgoglio e pregiudizio", di Joe Wright

Cinema

Cavour, Milano. Molti spettatori, quasi tutti donne. I pochi uomini sono accompagnatori e hanno l'aria di chi sta pagando qualche debito.

Trama

Hartfordshire, inizio Ottocento. Il signor Bennett è un gentiluomo di campagna con cinque figlie da maritare. La moglie, signora Bennett, si dedica al compito tramando incontri e ricevimenti. La figlia più bella, Jane, si innamora di un ottimo partito, il signor Bigley, che la contraccambia. La figlia più intelligente, Lizzie, mette gli occhi sul signor Darcy, il ricchissimo amico di Bigley. Ben presto Darcy si innamora di lei, ma è disturbato dal basso livello sociale dei Bennett. Anime nere tenteranno di frapporsi fra i due. Alla fine, riuscirà l'amore a trionfare?

Cosa funziona

Brenda Blethyn (la signora Bennett): splendida. La classica attrice inglese di formazione teatrale che, per farla breve, recita benissimo.

Judy Dench (la duchessa de Bourg): carismatica. La ricorderete nei panni della regina Elisabetta in Shakespeare in Love. Qui, col suo sguardo giudicante, metterebbe in soggezione una duchessa vera.

La regia: superiore al resto del film. Belli i piani sequenza, soprattutto quello all'inizio del film (che ti dice in tre minuti tutto ciò che devi sapere dei Bennett) e quello del ballo a casa dei Bigley (che, in altri tre minuti, riassume le vicende di tutti i personaggi). Joe Wright, che viene dalla TV, è abile, a volte brillante, nel togliere i tempi morti e velocizzare la narrazione. In certe parti del film, dove la storia si sbrodola un po', si intravede qualche pressione dai produttori.

La fotografia: bellissima negli esterni (vedute di brughiere e colline, prevedibili ma sempre appaganti) e negli interni (molta attenta ai dettagli).

Cosa non funziona

Donald Sutherland (il signor Bennett): bollito. Dovrebbe fare l'anziano genitore che, in apparenza rincoglionito, in realtà vede tutto. Gli riesce meglio la prima metà del ruolo.

Keira Knightley (Lizzie): la nuova Wynona Ryder. Occhioni spalancati e mossette.

Matthew Macfadyen (il signor Darcy): un po' fisso. Trova una buona espressione da bel tenebroso, poi non si muove più da lì.

Dialoghi: molto artificiali. I personaggi parlano come libri stampati. Cosa che forse, non lo so, le persone nell'Ottocento facevano davvero. Però è buffo sentire parlare in quel modo i Bennett, nella cui casa circolano maiali e galline.

La lotta fra amore e società: degna di Delly. Non ho mai letto Jane Austen. Però, conoscendo Leggere Lolita a Teheran, dove si parla molto di Orgoglio e Pregiudizio, mi aspettavo qualcosa di sofisticato. Invece, almeno nel film, il tema della repressione sociale dei sentimenti si riduce a poco più della puzza sotto il naso di Darcy (o, in modo più persistente, della duchessa). E' vero, Lizzie è una ribelle, una persona che contesta il mondo dove vive. Ma è anche una donna che insegue il grande sogno di ogni donna (nei romanzi rosa): trovare un uomo degno di essere amato. Nel film questo aspetto schiaccia gli altri, per la felicità e i sospiri delle signore in sala.

Durata

Due ore o poco più. Non ci si annoia. Non si esce con la sensazione di avere usato bene la serata.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Lèggilo Orgoglio e pregiudizio, se ti capita. Ne vale la pena.

Anonimo ha detto...

Credo che lo farò.