26 ottobre 2005

Viva Cofferati!

Dopo lo sgombero degli squatter di via Roveretolo, il giro di vite sui lavavetri, l’abbattimento delle baracche sul Lungo Reno, anche ieri Sergio Cofferati, il sindaco di Bologna, ha fatto liberare un edificio occupato dai magrebini. In città, e sulla stampa nazionale, la polemica si gonfia: è giusto imporre la legalità? o bisogna avere a cuore innanzi tutto i deboli?

Nella vita, capita a volte che la verità stia nel mezzo: spesso, entrambe le parti hanno argomenti buoni. Questo, invece, è un caso in cui secondo me Cofferati ha ragione al 100%.

1) Si possono vedere le leggi come creazioni dello Stato. Oppure, vederle come qualcosa che precede lo Stato: come le regole che una comunità crea per stare insieme. In qualsiasi gruppo, le regole nascono subito, da sole, quasi invisibili, e danno forma alla vita di una famiglia, ai giochi dei bambini, ai rapporti fra colleghi sul lavoro. Le regole, tenendo insieme un gruppo, producono beni collettivi: fiducia, collaborazione, giustizia, mercati, sicurezza.

2) Ci sono tipi diversi di leggi. A volte, lo Stato recepisce e ordina le regole che permettono a una comunità di vivere. Altre volte, usa il suo potere per reprimere, o per favorire interessi che non sono dei cittadini: questa è legalità cattiva. Quando sorge, bisogna modificarla in Parlamento. Se non si può, penso sia bene disubbidire senza violenza. Per esempio, se si scoprisse che una clinica impianta un solo embrione invece dei tre imposti dalla legge sulla fecondazione artificiale, e il governo mandasse la polizia per chiuderla, e voleste fare un cordone umano per impedirlo, e vi servisse qualcuna pronta a prendere le botte, mandatemi una mail (davvero).

3) La legalità buona, invece, ci si guadagna che sia applicata con meticolosità.

4) Davanti alla legalità di Cofferati, la domanda è: che tipo di leggi sono? buone o cattive?

5) Buone. Sono leggi che difendono i diritti di proprietà non sui mezzi di produzione, ma sulle case e sui beni pubblici. Quando Cofferati ha sgomberato gli alloggi popolari, ha liberato appartamenti per famiglie bisognose. Anche gli squatter hanno bisogno? Benissimo, sono cittadini, hanno diritto di mettersi in lista e attendere il loro turno. Ma in base a cosa è meglio stabilire a chi dare una casa: l’urgenza del bisogno o la disponibilità a forzare le serrature?

6) Si dice: così si colpiscono i più deboli. E’ una balla. I beni collettivi sono utili soprattutto a chi ha meno. L’ordine e la sicurezza servono poco ai ricchi, che vivono nelle zone pulite. Il deterioramento urbano lo pagano sempre quelli che, per mancanza di mezzi, si adattano a vivere nelle periferie e nel disagio: deboli che devono prendersi carico di altri deboli.

7) Si dice: ci sono immigrati ed esclusi che dobbiamo aiutare. Sono d’accordo, ma preferisco che i costi siano a carico di tutti, non solo dei residenti delle zone dove gli immigrati e gli esclusi vanno a vivere. Vogliamo dare abitazioni? Benissimo. Ma perché il costo dovrebbe essere a carico dei privati che si trovano con le case occupate? I costi sociali vanno socializzati, caricati sul fisco, così che li sopportino anche i ricchi che non vedranno mai gli immigrati e gli esclusi nel loro condominio.

8) Si dice: e perché le case sono sfitte? Già, perché? Credete che un proprietario rinunci a far rendere un immobile per far dispetto al popolo?

9) L’altro ieri sfilavano a Bologna studenti con lo striscione “La casa è un diritto, l’affitto è una rapina”. Slogan efficace. Il problema è che le case si fanno col lavoro. Questi studenti, suppongo, indossano abiti, mangiano panini, bevono birre, usano telefonini, dormono in letti e consumano molti altri beni e servizi: tutti, di necessità, prodotti col lavoro di qualcuno. Quindi, o quegli studenti lavorano, oppure qualcuno sta lavorando al loro posto. Dallo slogan, deduco che si trovino nella seconda situazione. Da buoni comunisti (immagino), sarebbe utile che rileggessero la teoria dello sfruttamento del vecchio Marx.

Aggiornamento: una parte della discussione si svolge nei commenti di Licenziamento del poeta.

24 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono completamente daccordo, a Bologna la situazione è giunta a dei livelli davvero diffili da sostenere e cercare di porre ordine alla situazione mi sembra l'unica cosa onesta da fare.
Non capisco le motivazioni di quelli che vanno a protestare; penso, sinceramente, che siano quasi tutti studenti fuori sede, poco pratici di (e interessati a) questioni concrete di logistica, tutela dei cittadini e sicurezza delle città.
Però leggono un sacco di cose.

Anonimo ha detto...

Quel "però leggono un sacco di cose" mi piace tanto.

Anonimo ha detto...

Condivido al 100% il contenuto del tuo pezzo. In questi giorni ho sovente difeso l'operato di Cofferati in discussioni con le persone che conosco/frequento, beccandomi accuse di "conservatorismo". A me sembra che la tutela del patrimonio immobiliare pubblico non sia cosa di destra né di sinistra: occorre provvedervi, punto e basta.

Anonimo ha detto...

Davide, grazie della segnalazione sul tuo sito. Di solito non siamo d'accordo al 100%; ma forse in questo caso c'è davvero poco su cui dividersi (tranne per quelli che vogliono fare ideologia su tutto).

Anonimo ha detto...

Il guaio è che in base alla mia esperienza "quelli che vogliono fare ideologia su tutto" in Italia non sono affatto pochi. Anzi...

Anonimo ha detto...

imo, la tua è una posizione corretta in generale, ma un po' astratta, scolastica insomma, nel caso specifico. in politica occorre considerare i contesti e le forze in campo.
se cofferati fosse un buon politico e non uno precipitato lì per altri motivi, si preoccuperebbe di procedere contestualmente, tutelando i beni pubblici e insieme attivando, nei limiti delle competenze comunali che non sono proprio zero, politiche sociali non assistenzialiste, non pelose, il cui costo andrebbe giustamente distribuito progressivamente.

agire diversamente (anche con inutilità di pura facciata inapplicabili come quella sui lavavetri, che tra l'altro non ho capito quale legge trasgrediscano, o con pure sciocchezze tipiche dell'inesperienza come mandare le ruspe prima di avere preparato soluzioni di contenimento, col risultato che il 90% di quei rom sono ora in giro e entro un mese metteranno su un'altra baraccopoli identica) ottiene solo il risultato di polarizzare astrattamente le posizioni e di indebolire proprio cofferati.

se la tolleranza rispetto alla piccola illegalità nei confronti del territorio è tragicamente, in molte parti d'italia, l'altra faccia dell'incapacità o della interessata mancanza di volontà dello stato nel promuovere politiche sociali o industriali serie e moderne (un po' come nel rapporto para-mafioso: pensioni di invalidità-mancato sviluppo-welfare iniquo-voto di scambio), recidere il nodo da una parte sola è tipico di una politica poco articolata. è certo giusto reciderlo, ma una politica di sinistra si distingue proprio per l'attenzione a entrambi i lati, dato che lo scambio politico perverso che ci ha lasciato in eredità questa situazione non aveva un solo contraente (il piccolo illegale abusivo) ma due, e l'altro è proprio l'amministrazione pubblica, che ora si fa bella a costo zero.

perdona la lunghezza, ciao :)

Anonimo ha detto...

Davide, infatti. Sappiamo chi sono.
B.Georg. Sì, è un'analisi astratta. Penso che, prima di affrontare una questione pubblica, che coinvolge interessi di persone diverse, anche contrapposti, sia bene chiarirsi sui principi. E Cofferati è stato attaccato su quelli. Ho visto in giro anche la linea che proponi tu, del cercare forme, modi, contemperamenti, ma il grosso delle critiche sono state proprio: 1) la poca carità verso i deboli (vescovi), 2) i mezzi fascisti (i movimenti).
Potresti dirmi: beh, appunto, non sarebbe meglio riportare la discussione sulle questioni concrete? Secondo me, no. Perché se si affrontano le questioni concrete senza tenere conto delle loro implicazioni, e senza avere un obiettivo più ampio, si finisce per fare quello che si fa sempre in Italia: chiudere un occhio, portare pazienza, fare un compromesso. Questo "pro bono pacis", che potrebbe anche andare bene sul caso singolo, diventa il modo sistematico di agire, col risultato che, appunto, i costi corrono sulla linea di minima resistenza: ossia, vanno finire sui più deboli, su quelli che non riescono a farsi sentire, che non entrano mai nelle negoziazioni.
Quanto ai mezzi concreti, giudicheremo Cofferati anche su quello. Che nella fase di intervento occorra parlare, valutare, distinguere, preparare il terreno, siamo d'accordo. Fra l'altro, gli sgomberi sono stati tutt'altro che a ciel sereno. I giornali hanno parlato solo della "ruspa democratica", ma mi risulta che i vigili visitassero e parlassero coi rumeni da almeno tre mesi. Non conosco la situazione specifica, ma se c'è da attrezzare un nuovo campo nomadi (parlando di contenimenti), credo che a Bologna possano farlo come in altre città italiane. Nei luoghi, appunto, scelti dal Comune, tenendo conto dei costi e dei disagi per i residenti.
C'è un'altra cosa che ho apprezzato in Cofferati. Sarà stato brutale e schematico (forse anche scolastico, come me) ma, facendo quello che ha fatto, ha chiarito agli elettori la sua visione di certi problemi. Questa è trasparenza. Io, stando a Milano, dopo otto anni non so ancora qual è la visione in proposito di Albertini.
Ciao

Anonimo ha detto...

be' la visione di albertino albertini a me pare piuttosto chiara :)

quanto al resto: capisco la tua posizione, ma a mio parere commetti un errore di analisi. cofferati doveva agire sui due livelli di cui parlavo non "pro bono pacis", per tatticismo o per compiacere il pietismo peloso o l'estremismo verboso, ma proprio per affermare un principio, cioè il valore dello spazio pubblico - il quale però ha due lati - sia in termini di chi lo amministra, che deve fare politiche serie, sia di chi ne usufruisce, che non può appropriarsene privatisticamente.

Siccome non stiamo parlando di immobiliaristi, che hanno la fortuna di usufruire della irrazionale competizione tra amministratori pubblici locali nello sfruttamento del suolo, per accaparrarsi maggiore sviluppo e quindi maggiore base imponibile, e possono quindi devastarlo del tutto legalmente, ma di microillegalità parassitaria che non attiene al territorio in cui si colloca, ma alla struttura generale delle relazioni socialmente determinate, i due lati dela questione non possono non procedere assieme.

Diversamente, il principio che afferma diventa: chi non è incluso ha finito di rubare le briciole in assenza di politiche sociali serie (ad esempio gli immigrati che, sottoposti alla bossi fini e per via del circolo perverso permesso-lavoro-reddito, vivono in stabili privati dismessi e fatiscenti di fatto occupandoli illegalmente a disdoro puzzolente del circondario) oppure in combutta perdente con tale studiata assenza (ad esempio le false pensioni di invalidità degli anni 70 e il connesso voto di scambio): d'ora in poi basta ruberie!
Che, ammetterai, è un principio che ha le gambe un po' corte, se non va assieme all'altro: d'ora in poi noialtri smettiamola di far politiche che garantiscono solo i garantiti (principio cui peraltro il coffa si è attenuto pedissequamente nella sua precedente carriera).

inoltre, considerando che far politica non è solo affermare principi ma farlo nel bel mezzo di interessi discordanti, doveva agire su due livelli per dare forza a se stesso, per non rischiare di perdere la sua stessa maggioranza, dopodiché non farà più politiche né giuste né sbagliate.

"se c'è da attrezzare un nuovo campo nomadi (parlando di contenimenti), credo che a Bologna possano farlo come in altre città italiane". Appunto, bastava farlo.

Anonimo ha detto...

Però, scusami, i due livelli c'erano anche nel mio post (rimuovere l'illegalità, trovare soluzioni anche a carico delle tasche dei cittadini per risolvere il problema). Perché dici che faccio errori di analisi? Se poi mi dici che Cofferati non si è preoccupato di trovare soluzioni, credo che bisognerebbe andare a vedere i dettagli. Mi stupirei se a Bologna non ci fossero già campi nomadi. Non sono sufficienti? Non esiste un piano comunale? Questo non lo so. Se tu hai fatti precisi in proposito, ti ascolto.
Un'altra cosa sui garantiti. Ricordo la polemica: quando Cofferati era a capo della CGIL, lo si criticava dicendo che non si preoccupava abbastanza dei disoccupati. Ma un sindacato è l'organo di rappresentanza dei suoi iscritti: ha senso chiedergli di prendersi carico di gente che non ha la tessera? Dico sul serio: se Cofferati avesse accettato accordi che danneggiavano gli interessi degli iscritti, avrebbe rispettato il suo mandato di segretario della CGIL? Questo potrebbe essere uno spunto utile a chi si lamenta che Cofferati, come sindaco, non si comporta come faceva quando era capo del sindacato. Io dico: e ci mancherebbe altro! Un altro problema che abbiamo in Italia è di pensare che tutti debbano lavorare per il bene della nazione o dell'umanità. Se, come mi pare, Cofferati prende sul serio il concetto di rappresentanza o di "constituency", come dicono gli americani, una ragione di più per sostenerlo.

Anonimo ha detto...

a dire il vero non mi riferivo ai disoccupati ma ai "flessibili". hai del tutto ragione a dire che non avendo la tessera non dovevano essere rappresentati dal coffa. che però questo condanni in prospettiva il sindacato all'irrilevanza quando non al conservatorismo sociale, non è un problema che il coffa doveva porsi? forse no, boh.

sul primo punto: condivido la tua impostazione. l'errore di analisi non è imo sul principio, ma sul vederlo applicato nel caso concreto (ammetto di essermi spiegato male prima). a mio modesto parere il coffa sta agendo malamente dal punto di vista squisitamente politico, come ho detto, e soltanto a proprio danno. Non sto discutendo sulla sua buona fede o sulla sua linea - che spero bene sia quella che entrambi abbiamo detto, altrimenti avrebbe sbagliato partito - ma sulla sua abilità nel coordinare i principi e le azioni e nel gestirle politicamente. Per affermare quel principio che anche tu affermi, doveva fare tutte e due le cose (o almeno mostrarsene consapevole).
che invece ne stia facendo una sola lo dice:
- il buon senso (uno sgombero con la forza in cui ti perdi 200 rom su 230! i quali per dormire nelle prossime notti ovviamente forzeranno altrettante automobili parcheggiate in zona, per maggior gioia degli abitanti già inviperiti, e in seguito metteranno su un altro campetto analogo, se son furbi nel territorio del comune adiacente che si piglierà la patata, come accade a milano negli sgomberi albertini-style)
- l'evidenza dei fatti e delle reazioni, che non avrebbero ragione altrimenti (se dai a uno zero ambulante come bifo o a dei tardoni come i rifonda tutto quello spazio di manovra, significa che come minimo hai impostato male il problema)

Anonimo ha detto...

Forse stiamo convergendo su una posizione (più o meno) comune... Attendo di vedere il famoso piano "legge e ordine" di settimana prossima per capire meglio che intende fare Cofferati in concreto, e come risolverà le questioni di buon senso che tu segnali (in particolare, che faranno i vari sgomberati). Su Bifo e gli altri, quelli mi preoccupano meno, nel senso che lo spazio se lo prendono comunque. Se non gli dai un'occasione per manifestare, se la creano loro. Non so se ha senso tenerne conto quando devi decidere cosa fare. Ovviamente, so che quel gruppo potrebbe (sottolineo potrebbe) arrivare nel giro di qualche mese a influenzare la politica nazionale, ma per il momento preferisco non pensarci...

Anonimo ha detto...

Mmm... Perdonatemi l'intromissione, ma davvero cadete anche voi nella trappolina della "legalità"? Cofferati, dai pakistani massacrati per far entrare i soldi nelle case dei pub, ai lavavetri, ai nomadi, sta semplicemente portando avanti la politica razziale che i Bolognesi sognavano da tempo. I Rom sono ovviamente tornati sul lungoreno, dato che una casa non ce l'hanno, almeno per ora. Per ora hanno semplicemente meno di quello che avevano prima delle ruspe. Ma il Bolognese medio è d'accordo "perché non se ne può più di tutti questi stranieri". A me pare che chi si erge a paladino della legalità dovrebbe imporre a tutti il rispetto della legge, e, prima che a tutti, ai soggetti più forti, magari ai proprietari bolognesi delle ville abusive sul lungoreno, tipo. Poi, se si vuol dire che Cofferati è il degno sindaco di una città dove da anni non si respira più, allora questo è vero. Scusate l'intromissione.

Anonimo ha detto...

Jago, nessuna intromissione. Nel nostro piccolo, cerchiamo di tenere aperte le porte per tutti. Sei tu che mi dovrai scusare, perché non entrerò nel merito di ciò che dici, perché i fatti che citi non li conosco (pakistani, ville abusive e altro). Sulla legalità, non posso che ribadire la mia opinione: è una cosa buona. Porta vantaggi. Ai deboli più che agli altri. E non è un caso che, come si vede bene in Italia, dia fastidio innanzi tutto ai ricchi. Se Cofferati ne sia un difensore sincero o no, attendo anch'io di vedere gli eventi.

Anonimo ha detto...

(figurati: ho parlato di intromissione perché il discorso era portato avanti su un piuttosto sottile, diverso dal mio) Il fatto è, Angelita, che la legalità è cosa buona e porta del bene ai deboli più che agli altri. Ma il semplice uso del termine 'legalità', quello non risolve nulla, come insegna suo fratello, l'uso del termine 'libertà' come ne "la casa delle libertà". Quello che indigna è proprio la bagarre televisiva (e non) che viene messa su in onore di questa vuota etichetta. Il Cinese sta portando avanti - sì, mi rendo conto che per chi non abita qui a Bologna questo sembra inverosimile: è proprio a causa di ciò che lui sembra un eore - il Cinese sta portando avanti, dicevo, una politica quasi identica (e dico 'quasi' solo per pudore) a quella della Lega: non amministra, trasforma i più beceri istinti dei residenti in ordinanze: né più né meno. In ogni caso qui e qui ve lo dice uno più bravo di me.

Anonimo ha detto...

Ma, scusa la domanda ingenua: se uno vede che c'è un alloggio popolare occupato, e pensa che c'è una famiglia bisognosa che non ci può entrare, e dice "ma perché questi squatter non vanno a lavorare", è un becero istinto? Se sì, confesso di essere piena di beceri istinti.

Anonimo ha detto...

be', nel caso del lungoreno non mi pare si stesse parlando di squot, a onor del vero. un ventenne squatter fa una scelta politica, e sono giustamente un po' cazzi suoi le conseguenze (peraltro non mi risulta che gli squatter occupino case popolari...).

Ed è evidente che le graduatorie vanno fatte rispettare, anche perché il contrario fomenta il racket mafioso e altre forme di criminalità, laddove non è nemmeno più il bisognoso che occupa ma il piccolo boss di periferia o i suoi protetti
(è anche evidente, a dirla tutta, che il mercato immobiliare deregolato e speculativo, e la scomparsa quasi totale di interventi pubblici non dico abitativi, ma di welfare abitativo - non per forza case popolari, ma facilitazioni alla casa per fasce deboli - ha prodotto una situazione di profonda disuguaglianza nelle possibilità di accesso all'abitazione che se non giustifica legalmente la famiglia immigrati che occupa l'alloggio, almeno la spiega)

ma la situazione del lungoreno era tutt'altra cosa, ed è stata gestita in pieno albertini-style.
suppongo perché cofferati, piuttosto digiuno di amministrazione del territorio, non ha pensato fosse il caso di attivare politiche attive di integrazione. o nessuno giel'ha detto. o lui non ascolta.

Anonimo ha detto...

Ma Angelita sugli squatter sono assolutamente d'accordo con te, e infatti fu il PRC a dir boiata quando gridò "liberi subito!" gli occupnati della copisteria, dato che, se ho non ho interpretato male alcune prese di posizione di Gandhi e M.L.King, un'azione di quel tipo si fa per attirare l'attenzione su un problema e pagarla fa parte dell'azione. Il PRC fece male perché seguì la logica da figlio di papi della generale studenteria fuorisede. Gli studenti sono sì invisi ai Bolognesi, ma non sono soggetti deboli, o almeno non lo sono economicamente, e non lo sono del tutto, socialmente, in una scala Bolognesi-Italiani-stranieri.

Anonimo ha detto...

Due paroline sulla politica degli alloggi popolari portata avanti dal Cinese, dati alla mano: nel primo anno di amministrazione Cofferati della città di Bologna, son stati assegnati a cittadini aventi diritto 620 alloggi pubblici. Nell'ultimo anno dell'amministrazione Guazzaloca, ne erano stati assegnati 249. Cofferati ha più volte espresso l'intenzione di continuare con questo trend (vale a dire: assegnare quanti più alloggi possibile) e, finora, è stato coerente. Morale della fiaba: se il Cinese sgombera gli alloggi popolari dagli occupanti, non è per farsi bello davanti alle telecamere, ma per assegnarli a chi ha diritto.

Anonimo ha detto...

un ultimo dato importante: su 620 alloggi popolari assegnati ad aventi diritto, l'amministrazione Cofferati ne ha assegnati 129 a famiglie di immigrati.

Anonimo ha detto...

(che la politica del Cinese sia uguale a quella portata avanti dalle amministrazioni leghiste, insomma, è un dato sul quale avrei qualche dubbio)

Anonimo ha detto...

argomentazioni convincenti, devo dire.

Speraben.

Anonimo ha detto...

B.Georg, nel caso del Lungoreno erano rumeni, ma mi interessano anche gli altri casi. Sulle occupazioni degli squatter, non sono di Bologna, ma a Cofferati risultano, e mi sembra anche a Jago. Su Albertini e il mercato immobiliare, perdonami se non ti rispondo, perché dovrei scriverci su tutto un post. Mi limito a dire che, secondo me, la speculazione non è il solo problema e neanche il più importante.
Jago, sono felice che su quello siamo d'accordo. Mi premeva sottolineare che il fastidio che si prova verso certi problemi, che a volte senz'altro è stupido e becero, altre volte esprime giudizi e disagi legittimi.
Davide, grazie. Sono felice quando vedo qualcuno che tira fuori dati e fatti utili (esprimere mere opinioni, quello è un po' più facile, e parlo anche per me). Felice anche di vedere che allora questo Cofferati non è proprio tutto chiacchiere e ruspe.
Speraben, grazie (se ti riferivi a me).

Anonimo ha detto...

be' scrivi un post sul mercato immobiliare lo leggerò volentieri :)
per me: da una parte deregolazione - sia dal lato dei piani regolatori, che non esistono quasi più, con conseguente concorrenza al ribasso da parte delle amministrazioni pubbliche locali nel governo del territorio, sia da quello delle leggi sul mercato abitativo, l'ultima delle quali in governo di centrosinistra, e piuttosto bruttina - e dall'altra carenze radicali del welfare abitativo: di aspetti ne ho detti due. Non so se sono quelli decisivi, a me paiono rilevati, ma attendo tuoi approfondimenti
ciao

Anonimo ha detto...

B.Georg, prometto di impegnarmi. Comunque, scriverò il post dal mio punto di vista, quello di una persona che in pochi anni è dovuta andare tre volte a cercare casa sul libero mercato in una città come Milano. Lì mi sono fatta l'idea che il welfare abitativo, fatto nel modo in cui è fatto in Italia, punisce proprio la gente come me (diciamo giovane, e soprattutto diciamo senza capitali). La speculazione danneggia il territorio e la vita urbana, ma non credo che sia una causa dei costi e delle difficoltà di trovare casa. Ma, appunto, voglio tornarci su con calma.