Oggi, leggendo un’intervista a Raimondo Vianello su Repubblica, ho capito all’improvviso cosa non mi piace delle trasmissioni di Adriano Celentano.
“Lei e Tognazzi siete stati i primi esempi di censura televisiva ai comici, con la scenetta sul presidente Gronchi in ‘Un, due, tre’.
«Non fu una cacciata immediata, non volevano rendersi impopolari. Semplicemente non ci rinnovarono il contratto. La caduta di Gronchi dal palco della Scala la vide Sandra, ce la raccontò al telefono mentre registravamo dei Carosello. Il giorno dopo, al momento della ‘posta’, ci siamo fatti trovare in piedi. Ugo ha finto di sedersi, è caduto e io ho detto ‘chi ti credi di essere’ e lui ‘tutti possono cadere’. In camerino la sera trovammo le raccomandate che ci accusavano di aver fatto gag non contemplate nel copione. Le nostre non lo erano mai».
I tempi sono cambiati. Celentano per il suo Rockpolitik ha preteso carta bianca.
«Beh, se c’è il permesso non c’è più gusto».”
4 commenti:
La televisione è come la Marini: tutta finta. Però come la Marini riesce a farsi seguire. E tutti dicono (come per la Marini): la vedo ma mi fa schifo. In realtà ci stiamo tutti allineando a questa finzione eterna. E riempiamo la nostra vita di proiezioni ignorando che la matematica non è un'opinione. Have a nice day boys....
Io ho un po' il problema opposto: la TV mi piacerebbe guardarla, perché mi rilassa, ma ce la faccio sempre di meno. La stessa trasmissione di Celentano, dopo venti minuti non ne potevo più. Ormai, alla sera, se proprio non ho niente altro da fare, finisce che accendo la radio, così almeno mi ascolto quattro canzoni.
fior della brezza
se non la guardi non conosci il mondo
però se poi la guardi, che tristezza
Qui però sei Stornelli. Un po' di precisione! :-)
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