01 aprile 2005

Prendi, Pasquale!

Ricordate la vecchia gag? Totò racconta che ha incontrato un tizio che gli ha detto “Pasquale!”, poi lo ha spinto in un angolo e ha cominciato a schiaffeggiarlo: “Prendi, Pasquale!”, “Infame d’un Pasquale!”, “Io t’ammazzo, Pasquale!”. Allora la spalla dice a Totò: “E tu non hai reagito?”. E Totò: “No, a me che m’importa, mica mi chiamo Pasquale io!”.

Oggi mi è capitata la stessa cosa. Massimo Adinolfi (Azioneparallela, da non confondersi con Mario Adinolfi, cui mando un in bocca al lupo per il voto imminente) mi ha schiaffeggiato sul suo blog a causa di un post che avrei scritto. Quel post orribile, dice, lui “non l’avrebbe mai scritto”. Ma il bello è che non l’ho scritto neppure io, e quindi vedete che mi trovo nella felice situazione di Totò.

Ho fatto le mie rimostranze ad Adinolfi (nei commenti), provando a dirgli che in realtà lui ce l’ha con Pasquale. Non so quanto l’ho convinto. Se vi interessa, potete farvi un’opinione da soli confrontando quanto ho scritto qui sotto (il post-Pasquale) e la ricostruzione su Azioneparallela.

Qui aggiungo due chiarimenti. Adinolfi dice che l’esempio di Leibniz non mi giova, “poiché non sta in piedi secondo nessuna logica, neanche la più benevolente”. In realtà, avevo in mente questo passaggio, dove Leibniz chiarisce che, sì, ciò che capiterà a ognuno di noi è già scritto in un concetto:

“... possiamo dire che la natura di una sostanza individuale o di un essere completo è di avere una nozione così completa da essere sufficiente a comprendere e a farne dedurre tutti i predicati dal soggetto al quale la nozione è attribuita. […] Così, quando si considera bene la connessione delle cose, si può dire che, in ogni momento, si trovano nell’anima di Alessandro Magno le tracce di tutto ciò che gli è accaduto ed i segni di tutto ciò che gli accadrà, nonché le tracce di tutto ciò che accade nell’universo, sebbene appartenga solo a Dio il riconoscerle tutte” (Scritti di metafisica, UTET, Torino).

Di Pascal dicevo che, per quanto non credesse alle dimostrazioni metafisiche, continuò “a ingegnarsi sulle prove a favore di Dio”. Adinolfi dice: “E dove sarebbe il suo ingegnarsi? Me ne dia una prova che sia una”. Eccola: mi riferivo al famoso argomento di Pascal (che ci si sarà ingegnato sopra un po’), per cui conviene scommettere che Dio esista: infatti se Dio esiste e viviamo da buoni cristiani conquistiamo la salvezza eterna (grandissimo beneficio); mentre se Dio non esiste e sguazziamo nel peccato godiamo solo beni terreni (miserevoli).

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