24 gennaio 2005

Le strisce di Rodolfo (2)

Davanti al PC, seduto, devo scrivere. Invece, come al solito, inizio a guardarmi in giro, cercando quadri da raddrizzare, piante da bagnare, carte da archiviare, soprammobili da pulire. Ciò danneggia la mia produttività, ma dovreste vedere come è in ordine lo studio.

Sul giornale, Callisto Tanzi nega di nuovo di avere un tesoro nascosto: “I soldi? Sapete benissimo che non ci sono”. Non ci credo. Non riesco a immaginare uno che commetta reati economici senza vantaggio personale. Anche di Robin Hood, che rubava ai ricchi per donare ai poveri, ho sempre pensato che si tenesse qualcosa.

Per strada, incrocio il papà dell’altra volta, col bambino per mano. Il bambino chiede: “Cosa significa dormiveglia?”. Il papà, sempre scocciato, dice: “E’ quando alla sera sei quasi addormentato ma sei ancora un po’ sveglio”. Il bambino: “Ma allora non dovrebbe chiamarsi dormisveglia?”. Il papà: “Quello è quando ti capita al mattino”.

Sull’autobus, sale un tipo magro. E’ uno di quegli uomini, non so se li conoscete, con le mani in azione continua. Si appende al corrimano in alto, con la mano destra. Poi, con la sinistra, si afferra il polso. Poi, la stacca e afferra un corrimano verticale. Poi, stacca la destra e si stringe l’avanbraccio sinistro. Tutto mentre l’autobus è ancora fermo. Sembra una scimmia.

A letto, prima di dormire, sfoglio Quarto Potere di Juan Giménez. Mi sarebbe piaciuto sapere disegnare, ma è meglio non sia così: avessi avuto il talento di Giménez, al momento di scrivere mi sarei messo a disegnare donne dai seni splendidi che si accoppiano con alieni. E non avrei neanche lo studio in ordine.

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