La nuova legge che vieta il fumo nei locali pubblici è benefica per i fumatori, che fumeranno meno, e per i non fumatori (idem). Tuttavia, nessuno ama vedere lo Stato inavadere la nostra sfera privata, cui appartengono sia la cura di sé, sia la negoziazione fra adulti che, in Italia, aveva finora disciplinato il fumo passivo (“scusi, la disturbo se fumo?”, “scusi, le spiacerebbe smettere?”).
Credo che Sirchia, o Veronesi, pensino che questa legge sia spiacevole ma necessaria. Ma perché si da per scontato che, identificato un obiettivo, l’unico modo di realizzarlo sia proibire? Siamo sicuri che non ci siano alternative? Mi sono fatta queste domande dopo aver letto di Antanas Mockus, un ex professore di matematica che è stato sindaco di Bogotà fra il 1993 e il 2003 (con due mandati). Mockus è noto, non solo in Colombia, per avere lanciato programmi civici fantasiosi e non coercitivi, come:
- la soppressione della polizia stradale, sostituita con 420 mimi, incaricati di regolare il traffico con cartelli o prendendo in giro i pedoni e i guidatori che non rispettavano il codice (vedi foto);
- una campagna per il risparmio dell’acqua, con uno spot televisivo dove appariva nudo, sotto la doccia, mentre chiudeva l’acqua nei momenti in cui si insaponava;
- stelle dipinte sul marciapiede per segnalare i luoghi dove erano accaduti incidenti stradali;
- la distribuzione ai cittadini di cartelli con un “pollice su” o un “pollice giù”, perché approvassero o disapprovassero la condotta di chi incontravano per strada;
- una maggiorazione delle tasse del 10% che i cittadini potevano versare di loro volontà;
- un numero di telefono per segnalare il nome dei taxisti gentili e onesti.
Mockus ha ottenuto risultati. Fra il 1993 e il 2003 Bogotà, una città di oltre sei milioni di abitanti, è migliorata in molti aspetti: tassi di violenza (da 80 a 22 omicidi per 100.000), incidenti stradali (da 1500 a 750 morti annui), consumi d’acqua (meno 40%), entrate fiscali (triplicate). Pare che 63.000 persone abbiano versato la maggiorazione volontaria.
So che sul piano psicologico il controllo sociale, con mimi, cartelli o altri mezzi, può essere altrettanto violento delle manette o di un manganello. Potreste chiedermi se uno Stato che tenta di condizionare i cittadini per la strada non sia altrettanto repressivo di quello che proibisce. Ma, mi pare, resta una differenza: che finché lo Stato non usa la legge, i cittadini hanno la libertà di difendersi, organizzarsi, crearsi la loro autonomia. Cioè, il vigile che vi multa ha pieni poteri su di voi; il mimo, se vi disturba, niente vi vieta di mimargli il gesto della leva.
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