06 gennaio 2005

Baricco, Iliade

Alessandro Baricco

Per Natale un’amica mi ha regalato “Omero, Iliade”. A me Baricco non piace: trovo che non abbia idee e scriva con sciatteria (bada al ritmo, e per il resto butta le parole come vengono). La mia amica è discreta, e so che non mi chiederà se ho letto il libro. Ma a me piacerebbe dirle di averlo fatto. Ho anche pensato una battuta: “Beh, sai, ci sono le parti di Omero e quelle di Baricco. Quelle di Omero sono molto buone”.

Così mi sono letto il libro, con la speranza maligna di trovare conferma dei miei pregiudizi. Già al secondo capoverso dell’introduzione, dove Baricco dice come è intervenuto su Omero, mi sono illuminato. Scrive Baricco:

“Per prima cosa ho praticato dei tagli per ricondurre la lettura a una durata compatibile con la pazienza di un pubblico moderno. Non ho tagliato, quasi mai, delle scene intere, ma mi sono limitato, per quanto era possibile, a togliere le ripetizioni, che nell’Iliade sono numerose, e ad asciugare un po’ il testo. Ho cercato di non riassumere mai e di creare piuttosto delle sequenze più stringate usando sezioni originali del poema. Per cui i mattoni sono quelli omerici, ma il muro risulta più essenziale” (pag. 7).

In questo pezzo c’è una quantità di goffaggini.

a) “Per prima cosa”: il significato di “cosa” è quasi nullo. “Primo, …” basta e avanza.

b) “Praticato dei tagli”: orribile. “Praticato” è linguaggio burocratico e non contribuisce al significato del sintagma, che dipende tutto da “tagli”. Meglio “ho fatto dei tagli”, o “ho fatto tagli” (“dei” è un colloquialismo, tipico degli scrittori che vogliono scendere al livello dei lettori, livello che appunto suppongono basso).

c) “Ricondurre la lettura a una durata”: macchinoso. Ricondurre una lettura a una durata, che si intende più breve, si dice “abbreviarla”.

d) “Compatibile con”: di nuovo linguaggio burocratico. Meglio, per dirne una, “rispettoso di”.

e) “Delle scene”: vedi “dei tagli”.

f) “Per quanto era possibile”: impreciso. Qui Baricco intende che ha eliminato le ripetizioni che si potevano eliminare; “dove possibile” trasmetterebbe l’idea, più viva, dello scrittore che cerca le ripetizioni nel testo.

g) “Ho cercato di non riassumere”. Cercato? O ha riassunto o non ha riassunto. Forse Baricco intende che ha cercato di creare le sequenze stringate, ma allora “cercato” non deve stare all’inizio della principale. E, di nuovo, o Baricco ha creato le sequenze stringate o non le ha create. Se pensa di esserci riuscito, quel “cercato” non serve.

h) “Mai”: non aggiunge nulla.

i) “Numerose”: di nuovo linguaggio burocratico. Io direi “molte”, ma ammetto che “numerose” ha un etimo elegante (“dotato di numero”).

l) “Un po’”: non aggiunge nulla.

m) “Creare piuttosto delle sequenze più stringate usando sezioni originali del poema”: contorto. Più semplice “ho usato sezioni originali del poema per creare sequenze più stringate”. Meglio ancora “ho unito (“composto”, “fuso”) sezioni … in sequenze”. “Più” può cadere, visto che c’è “piuttosto”, che esprime già un’opposizione.

n) “Per cui” è una stampella, che gli scrittori porgono al lettore quando temono sia troppo stupido per capire che stanno traendo una conseguenza. Subito dopo, “ma” è inutile, perché l’opposizione fra i mattoni (di Omero) e il muro (no) sta già in “più”.

o) “I mattoni sono quelli omerici”: prolisso. Meglio “… sono omerici”, o “… di Omero” (un nome è più forte di un aggettivo).

p) “Muro … essenziale”: sarebbe una figura, solo che uno fatica a figurarsi il “muro essenziale”. I muri sono bassi, sottili, corti… Baricco provi a dire a un muratore “Mi faccia un muro essenziale”.

Ecco come riscriverei.

“Primo, ho fatto tagli, abbreviando la lettura per rispetto alla pazienza del pubblico moderno. Non ho tagliato, quasi mai, scene intere; dove possibile, ho tolto le ripetizioni, che nell’Iliade sono molte, e asciugato il testo. Non ho riassunto: piuttosto, ho composto sezioni originali del poema in sequenze stringate. I mattoni sono di Omero; il muro, risulta più sottile.”

Da 85 a 58 parole senza perdite semantiche.

Mi direte: “Ma Filter, così non è più lo stile di Baricco!”. Appunto. “Ma Filter, questo muro sottile non è granché!”. Sono d’accordo, ma è meglio che “essenziale”, ed è la figura che è malata dal principio.

Si può scendere a 57 parole eliminando “moderno”, anche se qui l’errore non è di stile. Che Baricco destini l’opera ai contemporanei è ovvio, e nel primo capoverso già accenna al progetto di leggere l’Iliade a teatro. “Moderno” può servire solo per opporre il pubblico di oggi a quello di ieri, con l’implicazione che i popoli dell’Ellade, non ancora infiacchiti dalla TV, avrebbero apprezzato la lettura integrale di Omero. Ma questa è una sciocchezza: i testi di Euripide o Sofocle, che si mettevano in scena allora, sono molto più brevi dell’Iliade. Baricco stesso dice che l’originale di Omero, a teatro, prenderebbe “una quarantina di ore”, dopo le quali anche gli ateniesi più resistenti sarebbero stati portati fuori a braccia.

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