Mi sto convincendo che, almeno oggi, gli intellettuali più utili non siano quelli che inventano teorie originali, ma quelli che trovano le parole giuste per dire verità banali e scontate. Alcuni pensano che la verità abbia un suo splendore e si riveli da sé. Secondo me, invece, la verità ha bisogno di essere lucidata di continuo. Se mi passate la metafora casalinga, assomiglia più all'argento che all'oro.
Giorni fa, ho voluto ripetere quelle che, a mio parere, sono alcune verità banali e scontate sul matrimonio. Oggi, eccovene una sulla democrazia.
Una democrazia ben funzionante ha bisogno di:
meccanismi istituzionali efficaci (per esempio, quelli che hanno permesso a Nicolas Sarkozy di insediare un governo di sua fiducia a distanza di due settimane dal voto);
una stampa libera, che informi i cittadini su ciò che fa il governo e sulle critiche dell'opposizione;
cittadini con un minimo di cultura, capaci di comprendere il senso e le implicazioni pratiche delle leggi o delle proposte in campo.
Quando parlo di cultura, mi riferisco a un tipo di cultura rilevante per capire l'azione dello Stato. La scuola italiana, con la sua matrice classicista, crede che ciò significhi studiare la storia, il Machiavelli e qualche filosofo. Purtroppo, non basta. Per comprendere gran parte delle discussioni politiche occorrerebbe una qualche conoscenza dell'economia.
Qui lascio la parola all'economista Vito Tanzi che, appunto, mi sembra capace di trovare le parole giuste ("La cultura economica che fa la differenza", Lavoce.info).
"Mi viene in mente un episodio di una ventina d’anni fa. Partecipavo a una conferenza a Napoli, e la sera in albergo mi capitò di accendere la televisione e ascoltare un’intervista all’allora ministro dell’Industria. Si discuteva del mercato all’ingrosso di fiori a Roma. Il ministro descriveva il luogo dove la mattina presto arrivavano i grossisti per vendere i fiori a migliaia di fiorai. Ed esprimeva tutta la sua sorpresa per il fatto che per fiori dello stesso tipo, i prezzi tendevano a convergere tra i diversi venditori, come c’è da aspettarsi in un mercato competitivo con piena informazione. Il ministro attribuiva la convergenza dei prezzi a un cartello. Esprimeva anche la sua preoccupazione per il fatto che in particolari occasioni – citava la festa della mamma, San Valentino e Ognissanti – il prezzo dei fiori aumentava, "proprio quando la gente vuole comprare più fiori".
Gli aumenti sembravano ingiusti al ministro, che dava l’impressione di non conoscere la legge della domanda e dell’offerta. La sua conclusione era che il governo avrebbe fatto bene a intervenire per prevenire questi abusi. Non potei fare a mano di chiedermi che tipo di persona quel ministro avrebbe nominato in un’Autorità antitrust. Erano anche i tempi in cui su molti muri italiani si poteva leggere "congelate i prezzi, non i salari".
Tutto ciò ci porta a una domanda ovvia: come reagirebbero gli elettori a una legge che impedisse ai prezzi dei fiori di crescere per la festa della mamma o a San Valentino? Come reagirebbero a una politica che congelasse i prezzi, ma permettesse ai salari di continuare ad aumentare? La risposta è che probabilmente quanto più gli elettori sono ignoranti in economia, tanto più sono a favore di quelle politiche. Verosimilmente c’è scarsa o nessuna correlazione tra la cultura generale degli individui e le loro conoscenze di economia: si può essere molto colti e totalmente ignoranti in materia economica."
Ci vedo anche un collegamento con le polemiche di questi giorni sulla sfiducia degli italiani verso i politici. E' una sfiducia fondatissima (io oggi non saprei proprio chi votare). Ma, dati il livello e il tipo di istruzione nel nostro paese, mi chiedo se alla sfiducia non contribuisca la sensazione sistematica di molti cittadini di non capire niente di ciò che succede.
8 commenti:
Angelita, per questa tua analisi acuta del populismo alla francese (a settembre la gente si sveglierà probabilmente ma sarà troppo tardi), ti mando un regalino. Lo puoi mettere sul desktop.
Un saluto cara!
Et voilà la surprise
opsss, si scrive "Nicolas" senza la h... Merci pour lui
Cktc: grazie, ho tolto a Sarkozy la "h" di troppo.
Parlando con le persone che ho attorno, ho rilevato che i maggiori motivi di sfiducia verso i politici sono:
- il fatto che le tasse (anche quelle degli enti locali) crescano;
- il fatto che il potere d'acquisto del proprio danaro diminuisca;
- il fatto che sia molto difficile trovare lavoro a tempo indeterminato (ha infatti causato considerevole disagio, nell'azienda per cui lavoro, il fatto - una volta dato per scontato - che l'azienda non sia più disposta ad assumere il figlio di Tizio nel momento in cui Tizio va in pensione). Molte persone che conosco pensano che lo Stato dovrebbe imporsi sul mercato e "fare" una "sanatoria in massa" dei lavoratori precari;
- il fatto che ci sia nell'aria una riforma delle pensioni;
- il fatto che il governo non faccia nulla "contro l'immigrazione clandestina" (si noti che questa critica viene rivolta anche da persone che hanno votato Berlusconi: evidentemente la Bossi-Fini è stata percepita come del tutto insufficiente);
- il fatto che gli stipendi dei politici siano molto elevati.
Questo è quel che sento in giro. Sono praticamente tutte questioni di soldi (o comunque strettamente connesse al proprio grado di qualità della vita), e credo che gli interessati le capiscano perfettamente (l'unica di cui mostrano di avere una percezione alquanto fumosa è, guardacaso, quella dell'immigrazione clandestina, ch'è un fenomeno oggettivamente complesso).
Osservo altresì che gran parte dei motivi di scontento che agitano me (mancata legge sui Dico, mancato ritorno all'uninominale, mancata lotta all'evasione, mancato rilancio della ricerca, mancata de-burocratizzazione, etc. etc.) lasciano la maggior parte delle mie conoscenze del tutto indifferenti. Intendiamoci, anch'io sono incazzato per le tasse (questi bastardi stanno salassando me, che non posso evadere una lira, anziché i fottuti commercianti che dichiarano 16.000 euro l'anno e poi hanno il negozio su Via Appia Nuova, e davvero non ci capisce come facciano); ma non è (solo) quello il punto.
Davide, sono d'accordo che tutti sono bravi a fare il 2+2 economico immediato. Ho molti dubbi che sappiano cogliere gli effetti meno ovvi. Tu stesso fai un esempio eccellente: "Molte persone che conosco pensano che lo Stato dovrebbe imporsi sul mercato e "fare" una "sanatoria in massa" dei lavoratori precari". Secondo te queste persone sanno perché una sanatoria simile manderebbe il paese in malora? Secondo me non tutte.
Poi magari i precari vorrebbero la sanatoria comunque - perché ci guadagnerebbero un posto fisso - ma credo che qualcuna di quelle persone cambierebbe idea dopo essersi resa conto di quali sarebbero gli effetti inevitabili (aumento dei prezzi o delle imposte).
Il fatto è che sapere quali sono gli effetti meno ovvii non è di nessun conforto, se poi tuo figlio non trova un posto fisso. Ciò detto, io personalmente sarei disposto a pagare più tasse per una sanatoria siffatta, che almeno servirebbe a qualcosa di concreto. La Finanziaria mi ha succhiato qualcosa come 2000 euro in più all'anno, senza ch'io abbia potuto vedere a cosa son serviti i miei soldi... dunque ben vengano le tasse, posto che servano a qualcosa, visto che poi me le aumentano comunque: per i signori attualmente al governo io sono ufficialmente un soggetto da salassare. L'Isee parla chiaro: nel mio caso (nessuna proprietà immobiliare ma neanche famiglia a carico) con un reddito lordo di circa 67.000 euro l’anno (su cui non posso evadere un tubo) rientro tecnicamente nella categoria dei nababbi, e perciò devo essere punito.
Chi parla di conforto? Se i genitori capissero il mercato del lavoro vedrebbero meglio perché i loro figli fanno lavori da precari. E perché tu per esempio no. Ed escludo che si sentirebbero confortati.
Aggiungo che un contratto a tempo indeterminato da "operatore di call center", e altri simili lavori precari, mi sembra un incentivo ai giovani a condannarsi alla morte civile. Io preferirei che mio figlio si sentisse costretto a cercarsi qualcosa di meglio.
Ma sono tutte opinioni personali, ovviamente.
Intervengo ancora su Angelita.
Ricordo quel post di Vito Tanzi su La voce.info, mi pare che volevo commentare, non l'ho fatto, lo faccio qui. Facile:
Il politico che non capisce come si forma il prezzo nel mercato dei fiori... fa finta di non capire. Un meccanismo di formazione del prezzo magari non elementare da capire viene sfruttato per un'azione immediata di ricerca di consenso con un'argomentazione in grado di suscitare l'immediato interesse dell'elettore al livello più basso possibile. Ancora una volta la sintonia tra rappresentanti e rappresentati è massima.
poi, se vogliamo trovare una spiegazione banale, la sintetizzerei dicendo che a) gli italiano sono rimasti alle addizioni e sottrazioni ma hanno ancora difficoltà con le moltiplicazioni e le divisioni (non ti dico l'elevamento a potenza: è per questo che non solo si sono comprati i tango bond ma hanno anche rifiutato l'offertona del governo argentino), b) gli italiani pensano di non aver bisogno di imparare altre operazioni oltre quelle che già conoscono, visto che per le cose complicate ci pensa l'Europa.
In conclusione, l'Italia non ha nessuna delle tre cose che elenchi è quindi la nostra non è una democrazia ben funzionante, come del resto si vede in figura.
Comunque un'analisi immediata ma lucida, che condivido.
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