28 giugno 2006

Scene di vita (92)


Gaza, ieri. Piccoli civili palestinesi (in alto) costruiscono un terrapieno in un campo profughi in attesa dell'offensiva israeliana. Soldati israeliani (in basso) alzano le loro armi mentre, in tarda serata, entrano nella striscia passando per il confine di Kerem Shalom.

Le guerre sono combattute dai giovani.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

... e nessun giovane è in grado di cambiare rotta e farla finita con queste mostruosità animalesche.
Ecco la vera utopia della pace.

Anonimo ha detto...

Ogni tanto qualcuno dice che dovremmo trasformare le guerre in "tabù". Io proporrei, più semplicemente, di proibirle ai minori di quarant'anni. I signori maturi, è più difficile intrupparli per fargli fare la guerra.
Sempre nelle utopie siamo.

Anonimo ha detto...

Appunto. Il problema sta nell'educazione e nell'emulazione, non tanto nel principio della guerra in sè. L'utopia è rompere la cattiva catena, e volgerla in una buona.

Ok, (utopia)^n.

Anonimo ha detto...

I giovani sono manipolabili. Tutto il sistema educativo, in fondo, si basa su questo fatto. In teoria, dovrebbero essere i vecchi a rompere la catena.
Ciò mi fa venire in mente che ci hanno raccontato per anni che il problema era il vecchio Arafat. Poi è arrivato il sangue giovane di Hamas...

Anonimo ha detto...

Voglio citarti Michelstaedter, un brano celebre che sicuramente conoscerai già, ma estremamente attualizzabile:

"La peggior violenza si esercita così sui bambini sotto la maschera dell'affetto e dell'educazione civile. Poiché con la promessa di premi e la minaccia di castighi che speculano sulla loro debolezza, e con le carezze e i timori che alla loro debolezza dànno vita, lontani dalla libera vita del corpo, si stringono alle forme necessarie in una famiglia civile: le quali come nemiche alla loro natura si devono appunto imporre con la violenza e con la corruzione. Più ancora, la stessa fede, la stessa volontà del bene è sfruttata per l'utile della società. La grande aspettazione d'un valore è via via adulata con la finzione d'un valore nella persona sociale, che gli si tien sempre davanti agli occhi come quella che egli debba, imitando, in se stesso educare. 'Tu sarai un bravo ragazzo, come quelli che vedi là andare alla scuola, sarai come un grande'. Gli si forma il mito di questo raro scolaro grande, e ogni cosa appartenente allo studio, alla scuola acquista un dolce sapore: l'andare a scuola, la borsa per i libri ecc. E si forma la gerarchia dei valori in rapporto alla superiorità della classe: 'Se sarai bravo, il prossimo anno, non scriverai più sulla lavagna, ma su un quaderno! e con l'inchiostro!'. Tutti approfittano di quest'anima in provvisorio che sogna 'il tempo quando sarà grande', per violentarla, 'incamiciarla', ammanettarla, metterla in via assieme agli altri a occupare quel dato posto e respirar quella data aria sulla gran via polverosa della civiltà."

Vedi anche http://liberliber.panservice.it/biblioteca/tesi/lettere_e_filosofia/filosofia/significato_dell_arte_nella_speculazione_michelstaedteriana/html/atto2.htm

Anonimo ha detto...

No, non conoscevo questo brano. Mi sembra bello e azzeccatissimo. Grazie. Ho da anni "La persuasione e la rettorica" in libreria e non l'ho mai letto. Adesso me ne hai fatto venire voglia.

Anonimo ha detto...

Ehi... ma da quando scriviamo commenti seri su post inerenti cose davvero serie noi due?... ;P
Comunque prego, non c'è di che. :)

Anonimo ha detto...

Gloriamundi, io sono sempre serissimo. Forse alludi alla faccenda dei prosciutti, ma io ce li ho davvero. No, non torniamo a parlarne: tu li hai disprezzati e ormai è troppo tardi.

Anonimo ha detto...

Ok.

Anonimo ha detto...

Ho capito. Hai ascoltato gli X-Press 2.