Trovo spesso petulante e inutile “Contrappunto”, la rubrica di Riccardo Chiabergie sull’inserto culturale domenicale del Sole 24 Ore. Oggi, però, mi sembra che Chiabergie abbia fatto centro.
Scoperta finalmente l’origine della falla nei conti pubblici che rende necessaria la “manovra bis”: lo stipendio del direttore degli Uffizi. E’ da lì che il ministro Padoa Schioppa dovrebbe cominciare a tagliare. Antonio Natali, 54 anni e tre figlie, ha coronato pochi giorni fa la sua lunga carriera nella Galleria fiorentina, rinunciando a una cattedra universitaria in Storia dell’arte. Ne valeva la pena: guadagnerà 1.600 euro al mese. Una cifra esorbitante, scandalosa. Pensate, quasi quanto un minuto di una showgirl, circa il 10% di una risposta esatta ad “Alta tensione”, e ben il 3 per cento della paga di un presidente di Rai Corporation. Una vera enormità per il responsabile di un modesto museo di provincia, con appena 1.700 fra quadri e statue di artisti minori come tal Piero di Vattelapesca e un’audience giornaliera che non supera le sei-settemila persone: neppure lontanamente paragonabile ai record di quel centro di irradiazione della cultura che è il palazzone di Viale Mazzini, sui cui divani si adagiano le Muse (Il superstipendio del direttore degli Uffizi, p. 29).
Privatizzate la RAI. Privatizzatela subito.
4 commenti:
La tua fiducia nell'efficacia delle privatizzazioni è commovente. Temo che non cambierebbe nulla se non un po' di licenziamenti (naturalmente non di dirigenti).
Beh, ma io non voglio migliorare la RAI. Voglio solo smettere di pagare il canone. Oppure, vederlo deviato verso gli Uffizi e gli altri musei. E' una questione di buona destinazione della spesa pubblica culturale.
Voglio solo smettere di pagare il canone
Basta rinunciare al televisore…
Hai proprio centrato il punto.
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