16 maggio 2006

L'angolo del maiale (16)

In estate, assistiamo al triste spettacolo dei cani abbandonati sulla strada. Un’auto si ferma, una portiera si apre, una mano spinge la bestia sulla piazzola o in un prato. La portiera si chiude e l’auto riparte sgommando. Il cane, incredulo, non sa che fare: abbaia, piange, rincorre il padrone e, quasi impazzito, si butta in mezzo alla strada, dove finisce travolto. Un esito prevedibile che rivela tutta la crudeltà dell’uomo, ma anche i limiti di carattere del cane.

In simili circostanze, ben altra è la reazione del maiale.

Nelle grandi civiltà orientali il maiale spesso figura fra gli animali domestici. I bambini lo amano per il suo aspetto paffuto; gli adulti apprezzano la sua disponibilità allo scherzo. “Un maiale in casa”, dice un proverbio cinese, “è come una goccia di rugiada che luccica su una foglia di loto nello splendore del mattino d’autunno dopo che la tempesta ha infierito sulla valle per tutta la notte e l'arcobaleno tarda a giungere”.

Ma il maiale è anche una macchina biologica perfetta. Grazie a un metabolismo inimitabile e non del tutto spiegato, il maiale trasforma tuberi, radici, ghiande e piccoli frutti in una spettacolare massa muscolare e adiposa. Cioè, cresce molto.

Quando un maiale oltrepassa il quintale, e comincia a riempire di sé qualunque stanza occupi, le famiglie sono costrette a scegliere: fare spazio, portando un nonno all’ospizio o costringendo un figlio a trovarsi un lavoro; oppure eliminare il maiale.

Spesso, eliminano il maiale. Alcune lo mangiano. Altre, cui non regge il cuore di farlo, tentano di sbarazzarsi di lui come si fa coi cani, liberandolo in aperta campagna.

“Vieni, bello, dobbiamo fare un viaggio”, dice allora il capofamiglia al maiale di casa mentre lo carica nel vano posteriore dell’auto.

“Scendi, adesso facciamo pipì”, gli dice ore dopo, in un luogo sperduto, con in faccia il più ipocrita dei sorrisi.

Il maiale, ubbidiente, scende e sbriga i suoi bisogni in un cespuglio. Tornato sul ciglio della strada, vede la macchina del capofamiglia che si allontana. Qui il cane impazzisce. Il maiale, invece, solleva le sopracciglia in un controllato moto di stupore. Forse, per un attimo, vive un sentimento di sconforto. Ma poi pianifica il viaggio di ritorno.

Di solito, si avvia subito nella direzione dell’auto in fuga. Però, se il viaggio è lungo, marcia di notte per risparmiare energie, riservando il giorno al riposo e al procacciamento del cibo. Ai bivi e nelle rotonde, trova la strada giusta come le rondini: col suo senso innato dell’orientamento (anche se alcuni, maligni, dicono che legga la cartellonistica stradale).

In capo a qualche giorno il maiale arriva in città. Lì, a volte, iniziano i problemi: nel caos dei centri urbani maggiori, persino un maiale può perdersi. Inoltre, privo com'è noto di parola, non può neppure chiedere indicazioni ai passanti. Capita allora che il maiale di ritorno cerchi una piazza, un incrocio o un altro luogo molto trafficato e vi si installi, all’ombra di un’edicola o di un monumento, attendendo paziente di vedere passare un membro della famiglia.

Nella foto, scattata nella popolosa città di Taipei, vedete Grufy, un maiale abbandonato, riconoscere e abbracciare Chen Hui. E’ l’unico figlio degli Hui, che, solo una settimana prima, avevano liberato il fido Grufy in una brughiera a 460 chilometri dalla città.

E’ arduo dire se, col suo slancio, Grufy volesse far leva sugli affetti o, semmai, creare un incidente imbarazzante per il giovane Chen. Si sa che i giovani si vergognano facilmente. Fatto sta che, notando i moltissimi passanti incuriositi, il giovane Chen ha caricato Grufy sulla motoretta e lo ha riportato a casa.

Il rientro è stato toccante. Il giovane Chen è entrato in salotto allargando le braccia e indicando l'ingresso con un gesto del capo: sulla soglia si stagliava Grufy, immobile e serio. Per attimi lunghissimi, papà e mamma Hui hanno guardato Grufy in silenzio, come cercando le parole. Per rompere il ghiaccio, e mostrare che non portava rancore, Grufy si è allora diretto al suo giaciglio abituale, un grande cesto di vimini accanto alla TV, dove si è presto addormentato.

Il resto della serata è passato in vivaci discussioni fra il giovane Chen e i genitori.

Il giorno dopo Li Peng Hui, il nonno, è stato accompagnato alla casa di riposo “Il celeste impero”.

Un ringraziamento a Daniele, che mi ha segnalato Grufy e altri maiali. Sono persone come lui che mi fanno credere che questa rubrica non sia del tutto inutile.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

era un sacco di tempo che non leggevo un post bello così. grazie. mi son divertito. e ho aggiunto il feed nel lettore.

Anonimo ha detto...

Eiochemipensavo, grazie di cuore. Non mancheranno altri maiali in futuro.

Anonimo ha detto...

Un Maiale è per sempre.
Ma non solo: è anche dovunque.

Anonimo ha detto...

Loforestieroprolisso, a rischio di cadere nel melenso, vorrei dire che il maiale è come l'amore: è inutile cercarlo, sarà lui a trovarti.