11 febbraio 2006

Le vignette antimusulmane pubblicate in... Egitto

L'ambasciatore danese in Egitto ha detto che sei delle dodici vignette danesi erano state già pubblicate in ottobre da un giornale egiziano, "Al Fagr".

A quanto pare è vero. E, come vedete, c'è anche la vignetta ritenuta più offensiva. Una blogger egiziana vi fornisce qualche dettaglio in più, fra cui la notizia che il direttore di "Al Fagr" non è stato licenziato.

Qualcosa non torna. Non ci avevano detto che quelle vignette erano insopportabili per un pubblico musulmano?

Aggiornamento 1 (12.2): "Freedom for Egyptians", la blogger egiziana di cui sopra, ha scritto ai siti che l'hanno linkata per ringraziarli. Apprendo dalla mail che molti media ufficiali hanno segnalato il suo blog:

International media outlets picked the story, to name it but few Die Welt.de (Germany), The Brussels Journal, Washington Post (United States), World Net Daily, Elsevier by Dutch Writer/Novelist Leon de Winter (the Netherlands), Nana News (Israel, Hebrew), Dagens Nyheter (Sweden), American Coptic Association (Egypt and United States), Denmark Online …etc.

Mancano i media italiani dove, dopo tutto il clamore, la vicenda è nella fase finale del suo ciclo di vita. Sono le dure leggi della "notiziabilità". Fra pochi mesi, qualche intellettuale riparlerà delle vignette dicendo che hanno dimostrato che per i comuni musulmani è del tutto inaccettabile ecc. ecc.

15 commenti:

Anonimo ha detto...

"he text says in Arabic that a special reportage is inside. Mind you that this is THE HOLY MUSLIM MONTH OF RAMADAN (maiuscolo mio). While Muslims are worshipping in this holy month, not a single protest was called in Cairo against Denmark or the newspaper."

Ora, l'egitto è uno considerato uno stato arabo moderato, e non ricordo notizie di sollevazioni locali (posso benissimo sbagliarmi, pronti a correggermi).
Comunque ciò a mio avviso è, e resta, dato d'interesse.

Anonimo ha detto...

Se uno pensa al licenziamento del direttore di France Soir, a quanto pare l'Egitto è uno stato arabo più moderato della Francia.

Anonimo ha detto...

Come si voleva dimostrare: lo scontro non è di civiltà ma trasversale alle civiltà.

Anonimo ha detto...

Spendido. Che fiuto! Ti ho linkata.

Anonimo ha detto...

Queste sono le notizie che mi piacciono. Sublime.

Anonimo ha detto...

Blindfury, infatti. E forse anche trasversale alla religioni (credenti vs credenti che si stracciano le vesti).
Tommaso, grazie mille! Soprattutto della ripresa, con il commento di Lerner che ci sta proprio bene. Lo dico anche agli altri: non importa che linkiate qui, prendete le immagini e fatele circolare.
Davide: sapevo che ti sarebbero piaciute. :-)

Anonimo ha detto...

ehi. un momento. avete pubblicato la mia foto senza essere autorizzati.
e poi nel testo c'è un grossolano errore di grammatica.

Anonimo ha detto...

Complimenti per la notizia!
come ha già detto qualcuno sono queste le notizie che bisognerebbe leggere!!!!!11

Anonimo ha detto...

Grazie Thomas!

Anonimo ha detto...

Bc468, complessivamente d'accordo. In Egitto il laicismo è militarizzato ma, proprio per questo, non credo che i giornali vogliano dare occasioni ai fondamentalisti. Mi sembra di capire che Al Fagr considerasse le vignette un esempio di cattivo gusto e basta, e che i lettori l'abbiano intesa allo stesso modo. Se è stato il digiuno a smorzare il furore, forse di furore ce n'era ben poco in partenza... Quello dell'aggrapparsi all'identità religiosa delle persone soffocate dai governi è un discorso complesso. Sappiamo che in realtà spesso sono proprio i governi (vedi Iran) ad alimentare e sfruttare i sentimenti religiosi. La mia personalissima opinione è che il fondamentalismo musulmano non sarebbe così forte senza i soldi e il sostegno del potere politico (ed economico, che nelle economie del petrolio tende a fare tutt'uno con quello politico).

Anonimo ha detto...

Le dittature militari sono spesso il più efficace freno al fondamentalismo. In Turchia, ad es., è stato così (finché al potere c'erano i militari, i fondamentalisti non hanno rialzato la testa). La democrazia, specie nei paesi a maggioranza sciita, è uno strumento che ben favorisce i fondamentalismi. Con questo non intendo dire che mi piacciano le dittature militari, anzi: ma per noi europei, sono assai meno pericolose.

Anonimo ha detto...

(il mio, per capirsi, era un discorso di realpolitik assai brutale)

Anonimo ha detto...

Davide, l'esempio dell'Iraq temo ti dia ragione.
Bc468, hai ragione anche tu, ma ho paura che il gioco democratico sia poco sostenibile in paesi dove il governo, anche eletto democraticamente, poi si trova a controllare risorse naturali che formano il grosso dell'economia di un paese. Vedi anche Russia e Putin, ahimé.

Anonimo ha detto...

In che senso i gay in Egitto vengono "insultati" (notizia tratta da "Il Riformista" via "Gaynews"):

Al Cairo nel maggio 2001... la polizia fece irruzione su uno dei barconi ancorati lungo le sponde del Nilo. Il Queen Boat era conosciuto come un locale abitualmente frequentato da omosessuali. Cinquantadue uomini furono arrestati per offese alla moralità e alla religione, oltre che per depravazione. In Egitto, infatti, l’omosessualità non è esplicitamente fuori legge, ma è considerata un tabù sociale ed è punita con pene fino a un massimo di cinque anni facendo ricorso a varie norme, in particolare a quelle solitamente usate per i reati legati alla prostituzione. L’eco internazionale che il caso del Queen Boat ha avuto ha in parte oscurato il fatto che la retata nel locale sul Nilo sia stato di fatto l’inizio di un progressivo giro di vite nei confronti della comunità omosessuale egiziana, che è continuato negli ultimi anni. Tutti i ritrovi per gay sono stati chiusi, uno dopo l’altro, costringendo gli omosessuali a ritrovarsi in internet per evitare di essere arrestati e torturati.

Anche per questo clima di crescente persecuzione, la presenza tra i personaggi di Imarat Ya’qoubian (“Palazzo Yacubian”), il romanzo del dentista cairota Alaa al-Aswany apparso nel 2002 e diventato subito un bestseller in tutti i paesi di lingua araba, di un giornalista omosessuale, Hatim, che vive una tragica storia d’amore con Abduh, ha fatto scalpore. È proprio Hatim la vera novità sociale, ancor più che culturale, del romanzo. “Da noi”, spiega Aswany, “gli atteggiamenti sono solo due. O non vediamo gli omosessuali, cioè non li identifichiamo come tali, oppure non ci piacciono. Io ho tentato di fare quello di cui la letteratura è capace: di renderci solo essere umani, più tolleranti e anche più comprensibili agli altri”.

Anonimo ha detto...

Sigh. Che aggiungere?