30 gennaio 2006

Recensioni: "I segreti di Brokeback Mountain", di Ang Lee

Cinema

Milano, Excelsior, Sala Mignon. Privi di prenotazione, ci mettiamo in coda per i biglietti. La fila, lunghissima, mescola gli spettatori di "Brokeback Mountain" a quelli dell'altro film dell'Excelsior: "Eccezziunale veramente". Per ammazzare il tempo, giochiamo a indovinare in quale sala andranno gli spettatori che ci precedono. Non ne sbagliamo uno. D'altronde, non è difficile: quelli di "Eccezziunale" sono tutti ragazzotti. Falliamo solo con due signori eleganti di mezza età: all'apparenza una coppia, ma si infilano dritti e sicuri nella sala di "Eccezziunale". Ammiratori di Abatantuono?

Trama

Wyoming, estate del 1963. Ennis e Jack sono due giovani mandriani. Un allevatore li incarica di custodire un gregge di pecore al pascolo montano. Nell'isolamento della foresta, Ennis e Jack fanno pian piano amicizia, finché una notte, nella tenda, si ritrovano a sbottonarsi i pantaloni. "Non sono così", dice l'uno. "Nemmeno io", dice l'altro. L'amore proseguirà vent'anni.

Cosa funziona

Jake Gyllenhaal (Jack): lavora di sfumature. Dà rotondità e spessore a un personaggio complesso: emancipato, senza sensi di colpa, ma contaminato dalle sicurezze borghesi che acquista sposando una ragazza ricca.

Heath Ledger (Ennis): molto misurato. Mescola tratti ruvidi a un fondo di candore che, non so dire i gay, credo abbia schiantato più di una signora in sala. Si abbandona un poco ai toni lagnosi nell'ultima parte del film.

Michelle Williams (Alma, la moglie di Ennis): una scoperta. Perfetta quando, invecchiata, fa una scenata a Ennis, esprimendo tutto il dolore e la frustrazione che, di solito, alla sua vera età (ventiquattro anni) non si sono ancora accumulati.

Il Wyoming: ti fa venire voglia di andare a pascolare le pecore sui monti. Forse lo scenario si poteva sfruttare anche di più (Ang Lee si concede qualche veduta da cartolina di troppo).

I truccatori: bravissimi. I film con storie che durano decenni hanno bisogno di fare invecchiare i personaggi in modo credibile. Non è facile, almeno a giudicare dai pateracchi che si vedono spesso, anche in film a grosso budget. Qui, invece, in un film che abbonda di primi piani, tutti sembrano invecchiare per davvero. Fa eccezione la Hathaway che (vedi sotto) non riesce neanche in questo.

Lo sdoganamento: riuscito. La mia modestissima opinione è che il favore migliore che puoi fare ai gay è farli vedere: per gran parte della gente, è solo questione di abituarsi all'idea che esistono. In questo, Brokeback Mountain è perfetto. Ti mostra un amore gay che non è morboso, non ha bizzarrie, che ha il sesso ma anche l'agàpe (direbbe Ratzinger). Insomma: niente di strano, niente di cui avere paura.

Cosa non funziona

Anne Hathaway (Lureen, la moglie di Jack): fa smorfie invece di recitare. Fuori posto dovunque la si metta. Di certo il personaggio non è una donna intelligente; l'impressione è che anche l'attrice ci metta del suo. Ridicola con la parrucca bionda. Compromette il personaggio di Jack. Mentre Ennis e Alma hanno molte scene insieme, quelle di Jack e Lureen sono poche: niente mi toglie dalla mente che Ang Lee le abbia girate e poi tagliate, preso dalla disperazione.

Il polpettone: indigesto. Gli sceneggiatori introducono una miriade di elementi inutili e sottotrame irrilevanti: i suoceri texani da macchietta, Jack che fa guidare il trattore al figlio, la figlia di Ennis che si sposa, i barattoli che cadono, i prostituti del Messico, l'attacco dell'orso nella foresta (qui siamo in pieno Walker Texas Ranger).

Ang Lee: dispersivo. Mostra troppo, allunga il brodo, si perde in dettagli. Soprattutto, prepara male le due scene madri. La prima arriva di colpo, quando stavo giusto inziando a chiedermi perché non ci fosse ancora corrente sessuale fra i due ragazzi. La seconda, quello dell'ultimo incontro, ti accorgi che è una scena madre solo a posteriori, quando apprendi gli eventi successivi. Verso la fine del film, Ang Lee perde il controllo drammatico della storia, che si affloscia come un soufflé.

L'omosessualità: poco tematizzata. Prendete una donna e uomo, create una situazione di amore clandestino, sostituite Jack Gyllenhaal con sua sorella, e il resto di Brokeback Mountain potrebbe restare grosso modo com'è. Lo specifico omosessuale (la repressione, il pregiudizio) resta sullo sfondo. I personaggi ne parlano: Jack vagheggia una vita comune, Ennis è tormentato dal ricordo di un'atrocità vista da bambino, ed è chiaro che la clandestinità rovinerà le loro vite. Tuttavia, repressione e pregiudizio non entrano mai nella storia narrata. Ang Lee non era tenuto a mettercele: un film d'amore può ben bastare a se stesso. E però allora poteva risparmiarsi anche il polpettone.

Durata

Due ore e un quarto. Noia nell'ultima ora.

Aggiornamento (31.1): Ledger, Gyllenhaal, la Williams, il film, Ang Lee, gli autori della (buona) colonna sonora, gli sceneggiatori (polpettosi) e il direttore della fotografia (impeccabile) sono stati candidati agli Oscar 2006.

Aggiornamento (2.2): FinOcchio, cui il film è piaciuto molto, scrive una controrecensione nei commenti. E può darsi che il suo occhio sia più fine del mio.

20 commenti:

Anonimo ha detto...

"Brokeback Mountain" in inglese. Ma l'autarchizzazione del titolo impone scenari decisamente viranti al grottesco.
Monte schienarotta?
Monte rottodietro?
Monte culorotto?

Verso Ang Lee nutro già abbastanza rancori per Hulk; mi chiedo comunque se non fosse stato il caso di cavare fuori un'alta e meno equivoca montagna del Wyoming.
Non voglio credere che sia così; nel caso, prenderebbe forma una teorica parodia con ciccio e franco che al confronto untimo tango a zagarolo risulterebbe un'opera garbatamente poetica.
Datemi una diversa interpretazione, anglofoni biasimanti.

Anonimo ha detto...

Su, dai, Brokeback significa semplicemente "schiena rotta". Al massimo il nome della montagna allude alla sconfitta dei due personaggi.

Anonimo ha detto...

Non ho visto il film, non avevo visto nemmeno il template. E' vero che manco da un po' dalla rete, ma sembra la fiera dei template nuovi.
Carino, il vostro. E' molto chiaro.
Ciao ciao.

Anonimo ha detto...

Grazie. La realtà è che abbiamo iniziato noi e poi gli altri si sono sentiti ispirati. ;-)

Anonimo ha detto...

io ho pensato che l'omosessualità fosse tematizzata proprio nel relativo silenzio dei due sull'argomento. sì, è vero, qualcosa dicono, ma molto poco e con notevole difficoltà. questo è anche ciò che differenzia BM dal classico mélo hollywoodiano: qui si chiacchiera meno. in questo senso il terrificante titolo italiano, "i segrtei di BM", coglie nel segno. e credo che questa difficoltà di espressione sia un elemento caratterizzante dell'omofobia. (Ledger a Oprah Winfrey: "per me recitare era più facile, perché ero quello bloccato".)

Anonimo ha detto...

Che Ennis soffra la sua condizione e, almeno in parte, neghi se stesso tutta la vita, è indubbio (Jack chiacchiera, invece). E però, mi sembra, i motivi di questa negazione, e del silenzio, restano esterni al film: noi ci immaginiamo benissimo perché per Ennis è difficile accettarsi, ma non ne vediamo le cause direttamente nella storia. Ciò, ovviamente, non nuoce alla nostra comprensione della vicenda; però, a mio parere, nuoce all'interesse drammatico del film: i personaggi restano soli con se stessi, o interagiscono con gli altri in vicende tutto sommato irrilevanti. Mi è piaciuto poco anche l'espediente dei ricordi tormentosi di Ennis come se, appunto, gli sceneggiatori avessero il timore che la storia non giustificasse abbastanza le sue resistenze.

Anonimo ha detto...

Che bello il vostro metodo per giudicare e recensire i film! E complimenti per il Blog: vario, ironico, piacevolissimo! ^__^

A presto

Yours

MAURO

Anonimo ha detto...

Grazie, Mauro.

Anonimo ha detto...

Oh, sembra che le cose che non funzionino siano di più di quelle che funzionano. Ma questo film a me è piaciuto 'na cuofana. Avevo letto il racconto di Annie Proulx da cui è tratto il film. Ma me lo ero poi quasi del tutto dimenticato, persino l'atroce storia che Ennis racconta per ricordare a Jack dove può arrivare l'omofobia nel placido Wyoming. Ora comunque me lo sono riletto e al contrario di Rodolfo mi sento di applaudire lo sceneggiatore Larry McMurtry, che ha cavato tutto un mondo da alcuni scarni accenni della Proulx. Ho capito perché non mi aveva commosso, né in fondo entusiasmato. Avevo preso troppo sul serio il progetto del racconto: mostrare l'amore fra due uomini senza parole, due mandriani sfigati e sentimentalmente deprivati. Perciò non avevo tenuto conto che Jack e Ennis non sono nemmeno ventenni. E nessuna pur realistica brutalità psicologica può togliere a due così giovani uomini la grazia e l'intrinseca tenerezza. Che infatti nel racconto, un po' defilate, ci sono. Ma io, inchiodato all'asprezza dei loro dialoghi, ho dovuto aspettare di vederli sulle labbra di un davvero splendido Gyllenhall, e di un bravissimo Heath Ledger, per notare il gioco di sguardi (forse troppo sottile per i non addetti ai lavori, ammetto), la loro inespressa dolcezza. E questo è cinema.

Non sono daccordo su vari "non funziona", particolarmente sulla preparazione delle due scene principali (io però ne aggiungerei una terza: l'abbraccio e i baci della prima volta che si ritrovano, la cui intensità - evidentemente - li sorprende, li lascia senza fiato, e così anche lo spettatore che pure, come loro, se li aspettavano). Il primo crudo amplesso è girato con appassionata lucidità, animalesco, convincente, vero; cade sulla storia in modo brusco, appunto per tener lontano il polpettone. Inoltre rispetta l'intenzione profonda del racconto. Nella storia c'è forse qualche rivolo di troppo, forse. Ognuno ha un suo senso però, anche se è vero che poteva essere più asciutto.

Non so se davvero l'omosessualità è poco tematizzata, perché il blocco di Ennis, quello che gli ribalta lo stomaco subito dopo aver lasciato andare via Jack la prima volta, quella è tutta omofobia introiettata e il personaggio sarebbe incomprensibile senza (perché scrivere a Jack di aver lasciato la moglie e quando questo si precipita da te mandarlo via con una scusa mentre lo vorresti proprio accanto a te?). Inoltre il "matrimonio" che Jack ha in mente quando propone "potrebbe essere sempre così" forse è qualcosa di diverso e di nuovo. Ha ragione Ruini, il matrimonio gay cambierà il matrimonio, forse non lo dissolverà, ma lo trasformerà, come l'accesso ai diritti civili delle donne li ha cambiati, cancellando per esempio l'ovvietà di uno squilibrio nella coppia.

Infine, a me sono piaciuti un sacco:

- il brevissimo, fulmineo flashback che chiude la scena dell'ultimo incontro e che c'è anche nel libro, l'assoluto perfetto appagamento nella testa reclinata di Jack mentre Ennis lo abbraccia da dietro;

- la sequenza ancora brevissima e feroce che attraversa Ennis mentre parla al telefono con la moglie di Jack;

- il finale inconciliato, che ti fa uscire con il bisogno di sgravarti subito del desiderio di voler bene che ci stiamo tutti sconsideratamente conservando dentro, dove non serve a niente.

Anonimo ha detto...

Grazie, FinO. Non ti rispondo mica, sai. Altrimenti ripeterei noiosamente il mio punto di vista. Siccome non mi illudo di capire tutto (anzi), la prendo volentieri come "controrecensione" e la segnalo nel post.

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo con FinO. Per me il film è perfetto. L'ho visto tre volte, penso che lo rivedrò. Gli "sbrodolamenti" aggiuntivi di cui si parla servono a dare più spessore alle cinquata pagine del racconto, molto più crudo e sciutto del film.

Anonimo ha detto...

Tre volte?! Se non sbaglio, l'ultima volta che un film ha suscitato visioni ripetute al cinema è stato, guarda un po', Titanic. Film che mi sono sempre rifiutato di vedere. Forse questo spiega qualcosa della mia recensione.

Anonimo ha detto...

Ragazzi vi annuncio di essere abbastanza affranta: questo blog ci mette un tempo cosiderevole, diciamo così, a caricarsi, e per lasciare questo commento ho dovuto fare almeno 4-5 tentativi, miseramente falliti. Ora, se questo non è un ologramma, la finestrella malefica si è finalmente aperta. Forse sono l'unica ad avere questo problema e devo testè cambiare la mia connessione internet, ma tant'è.

Ieri sono andata a vedere questo film. Avevo già letto la tua recensione, Rodolfo, e ho fatto particolarmente caso a tutto quello che avevi segnalato come "Cosa non funziona". La moglie di Jack è effettivamente improponibile e i dettagli polpettosi sono superflui, è vero. Non sono d'accordo sul fatto che l'omosessualità sia poco tematizzata. Questa particolare situazione di amore clandestino è tale proprio perchè si tratta di un amore gay. La discriminazione e la conseguente impossibilità di vivere la storia liberamente accompagnano tutto il film e i due protagonisti, in modo diverso, ne appaiono dolorosamente schiacciati. Non ti so dire quanto siano state preparate bene le scene madri (che anche secondo me sono 3) ma penso siano la cosa migliore del film. Non è un film perfetto, ma penso che le cose che funzionano siano di gran lunga di più. E mi sono piaciute un sacco le tre cose che ha sottolineato Finocchio alla fine della sua recensione.
Insomma, ho pianto a raffica. E a me Titanic ha fatto sempre cagare.

OT. Ma Match Point? Ero curiosa di sapere che ne pensi.

Anonimo ha detto...

All'OT ha risposto il blog di davide malesi sul quale ho letto che hai bocciato a priori il film di Allen (non si dovrebbe mai leggere niente su un film - ma anche su un libro, o su un cd, o su quel che è - prima di vederlo - o leggerlo, o ascoltarlo, o quel che è. almeno io cerco di non farlo, perchè mi faccio sempre irrimediabilmente condizionare. con brokeback mountain ho fatto un'eccezione alla regola perchè ero determinata a non vederlo.)Vabbè, sarà per il prossimo.

Anonimo ha detto...

Gab, circa il blog siamo affranti anche noi. Ogni tanto Blogger è così: i commenti rallentano, il blog rallenta, e a volte addirittura non si riesce a postare!
Circa Match Point, come hai visto l'intenzione c'era. Poi, ecco, ancora non escludo che qualcuno mi costringa ad andarci. Diciamo che nella mia scelta di film non sono proprio liberissimo. Per dire, se non avete visto una recensione di King Kong non è certo per colpa mia.
Circa Brokeback Mountain, mi rassegno senza insistere alla mia posizione di minoranza. Sarai d'accordo che film come questi ti piacciono solo se ti coinvolgono emotivamente. A me il film ha coinvolto, e anche molto, all'inizio, più o meno fino alla scena del loro incontro dopo quattro anni. Poi tutto mi è sembrato diventare prevedibile e convenzionale, e mi sono disamorato. A quel punto noti tutti i difetti, anche quelli che magari sarebbero minimi.

Anonimo ha detto...

Indubbiamente è una questione emotiva: io mi sono talmente innamorata del loro amore, così complesso eppure così irrsistibile, nella prima ora e mezza del film, che non ho fatto altro che glissare su tutte le parti meno riuscite aspettando i momenti in cui si sarebbe di nuovo scambiati quegli sguardi e quegli abbracci splendidi. Sono una romanticona. Mi squagliavo come zucchero filato, che ci vuoi fare.

Per quanto riguarda il libero arbitrio cinematografico :
- Gab, stasera Brockback Mountain
- Nooo, non esiste, non ho intenzione di andarci, sarà di una noia mortale
- 8 nomination all'Oscar
- Embè? Da quando in qua questa sarebbe una garanzia di qualità? Niente da fare, non ci penso proprio, non mi convincerai.

INFATTI
(e alla fine è anche piaciuto di più a me)

Anonimo ha detto...

Eh, mi riconosco anch'io in quel dialogo... Comunque, questo weekend punto su "Battaglia nel cielo". Poi vi dirò cosa sarò andato a vedere. :-)

Anonimo ha detto...

Si si, ne ho sentito parlare. Il film scandalo ecc. ecc.
Facci sape'.

Anonimo ha detto...

Ho visto oggi pomeriggio I segreti di BM. Sono ancora sconvolta, sia per la storia, sia per i ricordi che essa ha fatto riaffiorare. Ricordi potenti, violenti, come il primo animalesco rapporto tra Ennis e Jack. Ricordi che hanno un odore e un dolore, come l'abbraccio disperato dato ad una camicia vecchia di 20 anni, ancora sporca del sangue d'allora, ancora impregnata dell'aroma-ricordo...
Ho pianto, e piango ancora, aspettando di poter rivedere il film, e di acquistare la colonna sonora.
E' la prima volta che mi capita di vedere un film in cui il rapporto tra due persone dello stesso sesso non è tratteggiato a colpi di stereotipi, di macchiette volgari, grottesche...
Niente parrucchieri sculettanti, niente aspiranti cubisti dalla voce stridula, niente malati di AIDS, nessun fan di Donna Summer o Raffaella Carrà, niente belle case, abiti trendy, sopracciglia sempre in ordine, niente maschi muscolosi, depilati e lampadati...
Solo un legame, un amore raccontato con realismo e pathos.
Forse, quando mi sarò ripresa, riuscirò a scrivere di più...
Un saluto a tutti

Anonimo ha detto...

Grazie, Ziaboheme. Mi consolo che almeno in un punto (quello dell'amore omosessuale presentato amore tout court) mi trovo d'accordo con voi. Sul resto, come dicevo sopra, può darsi che non mi sia scattata la molla giusta.
Ciao