Nei cosiddetti secoli oscuri succedeva che, prima di uccidere un maiale, lo si sottoponesse a regolare processo. In Notre-Dame de Paris, Victor Hugo scrive:
“... nei conti della prevostura per il 1466, troviamo un curioso dettaglio riguardante le spese per il processo a Gilles-Soulart e alla sua scrofa, giustiziati per i loro misfatti a Corbeil. C’è tutto: il costo della fossa per seppellire la scrofa, le cinquecento fascine di legno secco comprate sul porto di Morsant, le tre pinte di vino e il pane, ultimo pasto del reo fraternamente condiviso con il boia, financo gli undici giorni di custodia e di vitto della scrofa a otto denari parigini l’uno”.
Oggi, invece, in spregio alle nostre tradizioni giuridiche, milioni e milioni di maiali sono uccisi senza diritto alla difesa. Solo la Svizzera conserva un minimo di civiltà. In questa foto, che ci giunge da Bettmeralp (nel Cantone Vallese), un gruppo di maiali assiste a un’udienza dalla gabbia degli imputati. Il processo, che si svolge ogni anno, prevede una giuria popolare, che decide se a Natale il maiale deve vivere o morire. L’accusa è affidata al sindaco; la difesa al poeta locale, che di solito presenta una composizione in versi. I maiali sono stati sempre condannati negli ultimi tre secoli.
4 commenti:
Il porcello non gode di sufficiente tutela giuridica.
Ho sentito dire che Taormina si sta applicando per assumere la guida del pool difensivo nel prossimo maxi processo.
Il porco è sommo latore di Verità, che ben poco ha a che fare con la Giustizia.
Non è un caso nè un ghiribizzo che la difesa processuale del caso esposto sia affidata al poeta locale.
Il problema è che il poeta locale non di rado pronuncia raffinati arzigogoli in lode della bontà della carne del porco, non rendendosi conto - si sa, i poeti sono ingenui - che un tale argomento finirà per sancirne la condanna a morte.
Blindfury, me lo auguro. Secondo me gli svizzeri, a fine processo, potrebbero decidere di macellare anche Taormina.
Loforestieroprolisso, è proprio vero: e ciò mostra come il maiale ci conduca a una visione più sottile del mondo.
Davide, è il vecchio problema dei poeti: preoccupati più della loro arte che dei loro clienti. Non c'è da stupirsi se "carmina non dant panem".
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