Apprendo con piacere che Umberto Veronesi ha scritto “Il diritto di morire. La libertà del laico di fronte alla sofferenza”. E’ un libro sull’eutanasia che uscirà il 22 novembre (edito da Mondadori). Oggi Repubblica intervista Veronesi. Un estratto:
Lei pensa alla legge olandese?
“Potrebbe costituire un buon punto di partenza. Stabilisce una procedura seria e accurata, ma permangono dubbi sulla genuina volontà del paziente che manifesta il desiderio di eutanasia. E’ difficile capire fino a che punto conti l’influenza dei famigliari, oppure il livello di depressione nel quale il malato precipita. Il cammino sarà lungo, ma ritengo sia importante cominciarlo. Sarebbe un segno di civiltà”.
Imparare a vivere significherebbe imparare a morire, come sosteneva Jacques Derrida?
“Sì, anche se è molto difficile. Ma chi sta in trincea, come i medici, sa quante volte un paziente chiede di venire aiutato a morire”.
E i medici lo fanno?
“Sì, sarebbe ipocrita negarlo: negli ospedali italiani l’eutanasia clandestina viene praticata. Nessuno lo confesserà mai, eppure esiste. Si allontana l’infermiera con una scusa, si aumenta un po’ la dose di morfina… Ci sono molti modi”.
E’ un omicidio?
“No, è raccogliere un appello alla pietà”.
2 commenti:
Ma pensa un po'..io che ormai mi annoio così tanto a leggere i giornali che quasi non riesco nemmeno più a guardare le figure, sfrecciando in bici stamattina davanti all'edicola avevo letto "Veronesi: morire è un delitto", e mi ci ero interrogato tutta la mattina.
Ti capisco. A me oggi è capitato di leggere "i cuochi della banlieue".
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