30 novembre 2005

Religiosi a confronto

Sul Blog del lotto 49, Mucho Maas mette a confronto le opinioni sulla scienza di due leader religiosi:

Il papa, oggi:

“Ecco allora la grande sfida delle Università cattoliche: fare scienza nell’orizzonte di una razionalità diversa da quella oggi ampiamente dominante, secondo una ragione aperta al trascendente, a Dio.”

Il dalai lama, il 14-11-2005:

“Qualora la scienza dimostrasse che qualche principio del buddhismo è sbagliato, allora il buddhismo dovrebbe cambiare. Secondo il mio punto di vista, infatti, scienza e buddhismo condividono una medesima ricerca della verità e comprensione della realtà. Io credo che apprendendo dalla scienza alcuni aspetti della realtà, la comprensione dei quali può essere più avanzata, il buddhismo arricchisca la propria ottica e visione del mondo.”

Un commento veloce: mi pare che dal confronto escano, oltre che due concezioni della scienza, due concezioni della religione. I buddisti non credono ci siano vie alla conoscenza che non siano disponibili a tutti gli esseri umani. La realtà è unica, la ragione è unica, lo scienziato e il monaco indagano, ciascuno coi suoi mezzi, un mondo comune: ovvio che le scoperte dell’uno possano svelare qualcosa anche all’altro.

I cattolici, invece, credono nell’accesso privilegiato: che alcune persone siano dotate di un super raggio della sapienza. A volte si dice che l’infallibilità sia riservata al papa, o alle dichiarazioni ex cathedra, ma non è così. Spiega il Catechismo della Chiesa Cattolica:

“Il romano pontefice e i vescovi sono ‘i dottori autentici, cioè rivestiti dell'autorità di Cristo, che predicano al popolo loro affidato la fede da credere e da applicare nella pratica della vita.’ Il Magistero […] insegna ai fedeli la verità da credere” (§ 2034);

“Il grado più alto nella partecipazione all'autorità di Cristo è assicurato dal carisma dell'infallibilità. Essa ‘si estende tanto quanto il deposito della divina Rivelazione’; si estende anche a tutti gli elementi di dottrina, ivi compresa la morale” (§ 2035: corsivo nel testo);

“I fedeli hanno, quindi, il diritto di essere istruiti […]. Hanno il dovere di osservare le costituzioni e i decreti emanati dalla legittima autorità della Chiesa…” (§ 2037: corsivi nel testo);

“Non è opportuno opporre la coscienza personale e la ragione alla legge morale o al Magistero della Chiesa.” (§ 2039).

E’ comprensibile che chi è dotato di questo super raggio (o, come dice il papa, di una “razionalità diversa”) giudichi con condiscendenza lo scienziato e, in generale, gli esseri umani che cercano la verità con le armi dei fatti e del ragionamento.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Dicotomia affascinante.
Dunque il buddismo si configuera compatibile col pensiero debole?

Ma Vattimo lo sa?

Anonimo ha detto...

Non so se lo sa, ma secondo me non è pensiero debole. Credere che la scienza ti permetta di saperne di più della vita implica una fiducia forte, fortissima, quasi pazza nella conoscenza umana... Semmai c'è da chiedersi a quel punto a che serva essere buddisti.

Anonimo ha detto...

Non della vita: della verità e della realtà, stando alla citazione.

E' una sfumatura di interpretazione, ma la prima a mio avviso implica l'identificazione di un qualche senso ultimo che esula dalle finalità più immediate e meccanicistiche perseguite dal metodo scientifico.

Anonimo ha detto...

Sì, ma i buddisti hanno davvero questa idea di senso ultimo come ce l'hanno i cristiani? Me lo chiedo perché non lo so.

Anonimo ha detto...

Domanda interesante e per la quale non trovo risposta, ma non ne vedo l'importanza nel discorso in causa: si parla di ricerca della vita e quindi del valore aggiunto di senso ultimo, ma di ricerca della realtà.

Anonimo ha detto...

Va bene. E però se il Dalai Lama parla di scoperte scientifiche che potrebbero costringere il buddhismo a cambiare, non credo si riferisca a, che so, un modello completo dei fenomeni di turbolenza. Semmai, si riferirà a scoperte fondamentali sull'origine del cosmo, sui meccanismi della mente umana, ecc. Se si scoprisse che, quando muoio, in realtà continuo a vivere in qualche altro universo parallelo, so che la cosa mi farebbe pensare. Credo che il Dalai lama intendesse proprio questo genere di scoperte. Credo.