“Scnedoo una rcrceia dlela Cmabrigde Uinervtisy non irptmoa l’doinre dllee lretete di una plaora. La sloa csoa ipramotnte è che la pmira e l’tlumia latteer snaio al ptoso gtsiuo. Ahcne se il rtseo è un csanio ttlaoe, poui legrege szena porblemi. Ciò phceré la mntee unama non lggee ongi sgonlia ltetera ma la plaora nel suo imnsiee.”
Sraà vreo? Ftoni e dsisnocusie su Ibpbaromle Rscheearch
8 commenti:
vreo
iotrangni! si svrice "ipramoetnt", non "ipremoetnt"!
(cquunmoe il tcurco fizonnua mligeo nlele lugnie con polare metidamene più bveri - cmoe l'islegne, gradua csao)
"ipramoetnt", ctreo, phceré, io che ho sttrcio? :-)
"ipramotnte" la pmira e l'uitlma al psoto gutsio.
E ti dirò di più, secondo me si legge anche più in fretta: un pò quello che è alla base della lettura veloce: vedere le parole non leggerle.
Analizzando il controesempio del link, sempbra invece che l'unità all'interno della quale le permutazioni non hanno rilevanza sia più piccola, circa una o due sillabe. Basta provare comparole più lunghe (e meno consuete) per ottenere un totale pasticcio.
"Ajourud'uhi, amnam ets romte"
Non so perché, ma ho il sospetto che funzioni meglio in inglese.
Bf, Agh, gtisuo, "ipramotnte". Sraà più vceloe da lrgeege, ctreo non è più fcilae da svrcreie.
Vc, sembra anche a me. Forse c'è una specie di processo a due stadi, dove la mente all'inizio tenta un riconoscimento veloce, usando indizi minimi (prima e ultima lettera, lettere correnti, contesto della frase, ecc.). Per le parole lunghe gli indizi "non convergono" e la mente tenta di leggere tutto.
Severine, però non rispetti le regole. Prima e ultima lettera invariate: mmaan est mtore.
Srory :)
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