15 settembre 2005

Ragionamenti inconcludenti: (1) Pippi e Topolini

Da fonti che non posso dire, ho appreso di una zuffa per i crediti universitari nella famosa Università di Bellomare.

Dopo anni di lamentele degli studenti, il corso di Meccanica e Ontologia (8 crediti, raggruppamento “Meccanica”) e quello di Ontologia e Meccanica (6 crediti, raggruppamento “Ontologia”) stanno per fondersi a causa delle sovrapposizioni. Il titolare di Meccanica e Ontologia è il professor Pippi. Quello di Ontologia e Meccanica è il professor Topolini.

Dopo la fusione, il corso, di 14 crediti, si chiamerà Meccanica Ontologica e sarà diretto dal Pippi; anche il Topolini, però, vi insegnerà insieme ai suoi. Restano da dividere i crediti. Il Pippi, che è titolare, vuole la divisione attuale: 8 a lui, 6 al Topolini. Il Topolini vuole 7 e 7: se no minaccia di far saltare tutto.

Con questa vicenda, così pedestre, il Pippi e il Topolini rischiano di smentire trent’anni di ricerca internazionale sull’Ultimatum Game, un gioco sperimentale con queste regole:

  • lo sperimentatore mette una somma in palio, diciamo 100 euro;

  • due volontari fanno i giocatori, uno come offerente, l’altro come ricevente;

  • i due non si conoscono e sono separati (per esempio, sono in stanze diverse e comunicano via computer);

  • lo sperimentatore consegna i 100 euro all’offerente;

  • l’offerente ha il compito di dividere la somma fra lui e il ricevente; e fa una proposta a quest’ultimo;

  • se il ricevente l’accetta, i due se ne vanno ognuno con la sua quota;

  • se il ricevente la rifiuta, l’offerente deve restituire tutti i 100 euro allo sperimentatore.

Secondo la teoria dei giochi, l’offerente non proporrà mai una divisione 100/0, perché è chiaro che il ricevente la rifiuterebbe. Se invece proponesse una divisione più generosa, diciamo 80/20, il ricevente si troverebbe a scegliere fra intascare 20 euro (accettando) oppure 0 (rifiutando). La teoria dei giochi prevede che in questo caso il ricevente accetti; e che l’offerente, sapendolo, sacrifichi il minimo indispensabile per convincerlo: nel mio esempio 20, ma forse anche meno. Proposte strozzinesche come 90/10, o anche 95/5 dovrebbero essere frequenti.

Per anni, dipartimenti di psicologia e di economia hanno speso fortune in premi tentando di ottenere questo risultato senza mai riuscirci. A quanto pare, i giocatori non rispettano la teoria dei giochi. Ciò che si ottiene è che:

  • quasi nessuno fa proposte strozzinesche;

  • le poche proposte strozzinesche sono rifiutate;

  • la proposta media è circa 63/37;

  • 50/50 è il caso più comune;

I dati sono stabili anche aumentando la somma in gioco; ricercatori hanno fatto esperimenti con 100 dollari in Indonesia, dove la cifra vale due settimane di stipendio, senza osservare grosse differenze nelle quote.

Secondo alcuni, questi risultati sono una dimostrazione luminosa che gli esseri umani non sono egoisti, o quanto meno che tentano di essere equi: se appena possono, cedono agli altri una quota ragionevole anche se non sono tenuti. Da qui, si fa partire una critica agli economisti, che danno per scontato che gli individui facciano sempre i loro interessi, o allo stessa economia di mercato che, puntando sullo scambio, toglierebbe ossigeno alla solidarietà.

Secondo altri, i risultati dimostrano che gli esseri umani sono egoisti ma complicati. Per esempio, invece di decidere caso per caso, seguono regole generali: la spartizione equa, che nel caso specifico non conviene, è scelta lo stesso perché di solito è un modo efficiente di tenere le relazioni.

Amartya Sen, filosofo e Nobel per l’Economia nel 1998, commenta che, per quanto spiegazioni egoistiche siano sempre possibili, non c’è motivo di preferirle a quelle altruistiche: “pur riconoscendo la possibilità di spiegazioni razionali di una condotta in apparenza morale, non dovremmo cadere nella trappola di assumere che l’interesse egoistico sia, in qualsiasi senso, più elementare di altri valori. Le motivazioni sociali o morali possono essere altrettanto elementari o di base” (fonte).

Conclusione? Non saprei. Resta che, nel loro Ultimatum Game personale, il Pippi e il Topolini paiono poco altruisti: il primo tiene stretto il suo 8/6, il secondo non accetta che il 7/7. Però, a dire il vero, i due si conoscono, mentre i giocatori dell’Ultimatum Game no: per qualche motivo, essere generosi verso gli sconosciuti è sempre più facile.

Inoltre, l’Ultimatum Game ha il difetto che il giocatore sa che lo sperimentatore lo studia. In casi simili, che emergano comportamenti morali è più facile: come diceva Mencken, “la coscienza è quella voce interna che ti dice che qualcuno potrebbe osservarti”. Dove c’è il segreto, o sai che una folla ti appoggerà, è più facile lasciarsi andare all’egoismo. Questo, con le folle di associati e ricercatori che li circondano, potrebbe essere il caso dei professori Pippi e Topolini.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Probabilmente ha anche il difetto che, in genere, gli studi di psicologia usano come "cavie" gli studenti dei corsi di psicologia, i quali non hanno necessariamente delle grosse cognizioni di causa nella gestione del denaro, dato che frequentano l'università a spese dei genitori.

Oltretutto la situazione "di laboratorio" in un caso come questo risulta molto incidente, perchè mette a disposizione dei giocatori una somma virtuale di denaro che non verrà comunque corrisposta loro, e il fatto che gli stessi giocatori lo sappiano fin dal principio falsa in partenza i presupposti della ricerca.

Credo.

Anonimo ha detto...

Qualche chiarimento.
Culodritto: sì, in genere i soggetti sono studenti, ma lo sperimentatore spiega loro il gioco con calma (forse io sono stata un po' sintetica) e si accerta che abbiano compreso le regole. A quel punto non è che sia più difficile che giocare a poker. Un'altra cosa su cui forse non sono stata chiara è che la somma non è virtuale: anzi, è essenziale che i soldi siano veri. Lo sperimentatore ha i suoi bravi fondi di ricerca e li spende provando l'ultimatum game (poi fa la sua bella pubblicazione, ecc. ecc.).
Delio: il ricevente sa tutto. I dati sono che i riceventi tendono a respingere solo le proposte strozzinesche (già i 10 euro se li prendono quasi tutti). Le trattative sono escluse e il gioco è prendere o lasciare (l'offerente può solo dire la proposta, il ricevente può solo dire sì o no). Di post così ne ho in programma altri e lì si vedrà se sei un uomo serio... ;-)

Anonimo ha detto...

Da parte mia mi attengo al titolo (Ragionamenti inconcludenti) e lascio spazio a tutte le interpretazioni.

Anonimo ha detto...

I soldi sono veri?!

Questo cambia tutto. La mia nuova interpretazione è che la gente è scaramantica.

daniele ha detto...

Il fatto è che per pararsi il culo la gente mira sempre al Nash equilibrium game, simile all'ultimatum game, ma in questo caso il possesso non è di nessuno. Entrambi i giocatori chiedono una certa parte, e se le due richieste sono compatibili il bottino viene spartito di conseguenza, altrimenti nessuno riceve nulla. In questo caso la logica porta a chiedere metà del bottino. I Savi (ovvero coloro che fanno solo offerte eque (metà bottino) e accettano solo offerte eque) hanno la migliore strategia possibile nel gioco di Nash. Il gioco di Nash ha tanti equilibri stabili quante sono le parti in cui è divisibile il bottino. Nell'ultimatum game, in cui il ricevente conosce le mosse del proponente, conviene ragionare per induzione a ritroso, e l'equilibrio di Nash deve quindi valere in ogni passo della trattativa. Ma quando i Savi si confrontano con gli Stronzetti (quelli che si vogliono tenere gran parte del bottino) non fanno altrettanto bene che gli Accomodanti (coloro che fanno offerte eque ma accettano qualsiasi offerta). Quindi se entrambi i giocatori (entrambi in mano all'Orco Capitalismo) vogliono massimizzare l'utilità per loro, allora chi propone deve domandare l'intero bottino meno una piccola frazione, e il ricevitore deve accettare ogni offerta diversa da zero. E poi a mangiare una pizza, pagando alla romana ovviamente.

paulista ha detto...

Il paragone tra le due situazioni mi sembra poco efficace.
Nel gioco entrambi i partecipanti hanno modo di trarre un guadagno, salvo tornare, nella peggiore delle ipotesi, cioè in caso di mancato accordo, al punto di partenza.
Nella vita reale si parte da posizioni acquisite, da difendere armi in pugno. E' normale che nessuno voglia fare un passo indietro.

Anonimo ha detto...

Culodritto: in effetti, mai attirare l'invidia degli dei.
Daniele: overkilling. In fin dei conti mi dici che i due si mettono d'accordo.
Paulista: può darsi che sia poco efficace. Mi capita spesso di vedere collegamenti che poi non ci sono. Per me, il problema è capire perché a volte difendiamo i nostri interessi armi in pugno e altre volte no. La distinzione guadagno aggiuntivo / posizioni acquisite può averci a che fare ma, di nuovo, un economista la giudicherebbe un'irrazionalità (scontata l'incertezza, i soldi già in tasca non valgono più di quelli che ci possono entrare).