31 maggio 2005

Dialogo fra Socrate e un vivaista (Parte 2)

Riassunto della puntata precedente: Socrate va dal vivaista e si lamenta che il suo servo, che aveva spedito lì perché acquistasse un oleandro, sia tornato a casa con un seme. Come fosse normale, il vivaista dice a Socrate di avere venduto al servo un seme al prezzo di una pianta. Socrate non si capacita.

VIVAISTA: Mi meraviglia che proprio tu mi chieda spiegazioni. Se fosse questione di come allevare le piante, e curarle in modo che si conservino e crescano, sarei felice di istruirti, perché non c’è nulla di offensivo in un artigiano che parla di ciò che è proprio della sua arte a un cittadino. Ma la natura delle piante, e cosa esse sono veramente, e cosa fa in modo che un oleandro sia un oleandro, e non un faggio, un cedro o un’altra pianta, sono tutte questioni filosofiche; e sarebbe ridicolo se io volessi spiegarle a te, Socrate, che hai fama di essere il più sottile fra gli uomini che dedicano la vita a esaminare come ogni cosa è o non è.

SOCRATE: La filosofia ti spinse a dare un seme invece che un oleandro al mio servo, dunque? E’ questo ciò che dici?

VIVAISTA: Non questo, Socrate, ma…

SOCRATE: Perché, vedi, se di filosofia si tratta, questo è davvero il campo che aro, semino e custodisco come tu fai con quelli che vedo qui intorno, dove fai crescere le tue belle piante. All’inizio credevo si trattasse di una questione botanica, e temevo che tu mi avresti fatto un discorso sui semi e gli oleandri che avrei dovuto ascoltare dicendo “certo”, “ah ah”, “davvero?” e quelle altre cose che si dicono quando si capisce poco ma non si vuole darlo a vedere. Se invece hai scoperto qualcosa di filosofico, ardo dalla voglia di ascoltarlo: dimmi subito, e non avere paura di offendermi. Anzi, fai conto che sia un ragazzino che non sappia nulla, e raccontami le tue scoperte filosofiche sui semi e gli oleandri con tutti i dettagli.

VIVAISTA: Proverò a spiegarti, Socrate.

SOCRATE: Benissimo.

VIVAISTA: Non insegnate, tu e i filosofi come te, che le cose sono diverse da come appaiono al principio? Che se ci fidiamo di ciò che vediamo con gli occhi o tocchiamo con le mani è probabile che cadiamo in errore, come il cliente che crede di acquistare un metallo prezioso, perché luccica e ha il colore giusto, mentre è un metallo vile con cui il venditore lo inganna? E che il sapiente deve essere come il saggiatore dei metalli che, non fermandosi alle apparenze ma con le operazioni opportune, distingue i metalli buoni e quelli fasulli? Solo che il sapiente, invece di applicarsi ai metalli, si occupa di tutte le altre cose della vita cercando di scoprire come sono secondo ragione?

SOCRATE: A dire il vero, non mi ricordo di averlo mai detto. Non vorrei che tu avessi letto le opere di quegli scrittori che, qui in Atene e altrove, compongono dialoghi dove mi fanno pronunciare ogni genere di discorsi. Ma, poiché ciò che dici mi interessa, e mi pare filosofico nel suo carattere proprio come mi avevi annunciato, farò finta che sia così: che davvero le cose siano non come sembrano, ma come sono secondo ragione. Prosegui dunque, ti prego.

VIVAISTA: Allora dimmi, Socrate, qual è la natura dell’oleandro?

SOCRATE: Qual è, dunque? Chi meglio di te può rispondere a questa domanda ora che sei diventato, oltre che vivaista, filosofo?

VIVAISTA: Ascolta: consiste forse tale natura nell’avere la pianta fiori di una certa forma e un certo colore? No, mi pare, perché i fiori appaiono solo a maggio, dopo una maturazione lunga, e poi appassiscono e cadono quando il loro ciclo è finito. E chi direbbe che, nei mesi nei quali l’oleandro non ha ancora i fiori, o li ha ormai persi, quella pianta non è davvero un oleandro ma un faggio o qualcos’altro? Nessuno, io credo. Non dobbiamo piuttosto dire dell’oleandro che è un oleandro anche quando è privo di fiori?

SOCRATE: Lo dobbiamo senz’altro, vivaista.

VIVAISTA: E, se non consiste nei fiori e nei colori, quale sarà allora la natura di questa pianta? Forse di quella di produrre foglie della forma che tu conosci, potendola vedere ogni giorno quando siedi accanto all’oleandro che l’anno scorso acquistasti da me e poi interrasti in giardino? Intendo quella forma allungata e a punta, e il modo in cui le foglie nascono tre a tre, tendendosi dal tronco come per raggiungere i vertici di un triangolo. A differenza dei fiori, le foglie resistono tutto l’anno, almeno qui, perché dicono che in paesi più freddi l’oleandro soffra l’inverno e talvolta perda tutte le foglie, per quanto, devo dire, non mi capitò mai di vederlo di persona. Ma immagina allora che io stesso tagli tutte le foglie, come devo fare quando un parassita resistente le attacca, e non c’è altro mezzo per salvare la pianta; diremo che in questo caso la pianta non è più un oleandro? O piuttosto che è sempre un oleandro, solo privo di foglie?

SOCRATE: Un oleandro, privo di foglie, non c’è dubbio.

VIVAISTA: E dunque, se invece dei fiori o delle foglie, prendessimo la forma del fusto, o come si flette alla sera quando arriva il vento dal mare, o il suo colore o qualunque altra caratteristica, non dovremmo ripetere lo stesso ragionamento? E dire che nessuna di esse è la natura dell’oleandro, perché, qualunque caratteristica prendessimo, ci sarebbe sempre un caso in cui l’oleandro potrebbe mancarne e rimanere ciò nonostante un oleandro?

SOCRATE: Dici bene, vivaista. E, se permetti che interrompa il ragionamento che conduci così bene, non perché voglia danneggiarti come fanno alcuni che non vogliono discutere, come dici tu, secondo ragione, ma solo vincere la discussione, ecco, solo perché non perdiamo tempo a parlare di cose su cui siamo d’accordo, se lo permetti vorrei tirare io stesso la conclusione.

VIVAISTA: Come vuoi, Socrate.

SOCRATE: Se poi avessi preso una cantonata, e non fosse quella che dirò la conclusione cui volevi arrivare, tu interrompimi a tua volta, per non doverci trovare a discutere un argomento che nessuno di noi vuole sostenere, come di nuovo accade in certe discussioni troppo accalorate.

VIVAISTA: Lo farò, Socrate.

SOCRATE: Ascolta, dunque...

(2. Continua)

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