Fa parte delle credenze popolari su genitori e figli che:
- esista un istinto materno (e, forse, un istinto paterno);
- questo istinto ci spinga ad amare i figli per il semplice fatto che sono nostri figli;
- questo amore si sparga su più figli in misura uguale (e che un figlio sbagli quando crede che i genitori lo amino meno di suo fratello o di sua sorella);
- questo amore sia cieco (prescinda dalla bellezza, dall’intelligenza, dal carattere dei figli).
Il proverbio “Ogni scarrafone è bello a mamma sua” esprime l’ultima di queste idee, ma assume implicitamente anche le altre.
Ebbene, il ricercatore Andrew Harrell ha fatto una ricerca sul comportamento delle famiglie nei supermercati che sembra dimostrare che il proverbio è falso. Harrell ha studiato 14 supermercati, concentrandosi sui clienti accompagnati da figli da 2 a 5 anni. Una squadra di osservatori ha annotato indici della cura del genitore per i figli, come il fatto che il bambino fosse alloggiato sul carrello o lasciato vagare o, nel secondo caso, di quanti metri il bambino potesse allontanarsi prima che il genitore intervenisse. Altri osservatori valutavano, in modo indipendente, la bellezza del bambino su una scala da 1 a 10.
I dati hanno rivelato una correlazione forte fra cure dei genitori e bellezza del bambino. Per esempio: fra i bambini più belli, il 13,3% era alloggiato nel carrello; fra i bambini più brutti solo l’1,2%, come se i genitori non gradissero averceli davanti tutto il tempo (fonte).
Se i dati sono corretti, si deve dedurre che i genitori con figli “scarrafoni” (a) li riconoscono come tali, (b) si curano di loro meno che dei figli belli. Ciò è compatibile con almeno due spiegazioni evoluzionistiche:
- i geni ci programmano a reagire alla bellezza dei volti e dei corpi per spingerci ad accoppiarci coi partner migliori; come effetto collaterale, questa tendenza ci spinge ad amare di più certi figli piuttosto che altri;
- nei primordi, quando la mortalità infantile era altissima, conveniva che un genitore investisse sulla sopravvivenza del materiale genetico migliore; se la bellezza è un indicatore di salute, forza, regolarità del figlio, l’evoluzione potrebbe averci direttamente programmato a disdegnare i figli brutti.
Comunque, i dati non permettono di escludere l’ipotesi opposta, cioè che i figli siano brutti quando i genitori sono cattivi. Ciò potrebbe accadere a causa di qualche misterioso nesso genetico. Oppure, se i genitori non si occupano di un figlio, lo alimentano male, lo curano poco quando è malato, lo picchiano, lasciano che sbatta ovunque, lo fanno soffrire, è possibile che prima dei cinque anni se lo ritrovino assai più brutto di quanto sarebbe stato altrimenti. O ancora, può darsi che donne e uomini brutti si debbano accontentare di partner di bassa qualità che poi diventano genitori cattivi dei loro figli (brutti per discendenza genetica).
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