Per mettere in dubbio la conoscenza umana, gli scettici usano spesso l’esempio del ramo nell’acqua, che vediamo spezzato nel punto in cui si immerge. L’implicazione è che, se un ramo integro può apparirci spezzato, allora qualunque cosa crediamo di vedere può essere, in realtà, un’illusione.
Questo invito a diffidare dei sensi, che si crede una malattia dei filosofi, non manca di riscontri nella vita quotidiana. Stendhal, nelle Considerazioni sull’amore, scrive:
“Tutti in Francia conoscono l’aneddoto di Mademoiselle de Sommery che, colta in flagrante dal suo amante, nega sfacciatamente il fatto. E siccome l’altro protesta, gli grida: ‘Ah, benissimo, vedo che non mi amate più: credete di più a quello che vedete che a ciò che vi dico’.”
Comunque, l’esempio del ramo non mi ha mai convinto, perché è chiaro che, per quanto possiamo vederlo spezzato, basta estrarlo dall’acqua per accertare che è tutto intero. Le illusioni dei sensi che mi impressionano sul serio sono quelle che resistono alla verifica: quelle che possiamo guardare, guardare, guardare, ma non se ne vanno. Quando dico: “lo vedo, ma non ci credo”, allora sì che mi inquieto sulla conoscenza umana, tanto che, per un istante, sarei quasi disposto a credere anche a Mademoiselle de Sommery.
Guardate questa scacchiera. La casella A è più scura della casella B, giusto?
Sbagliato.
Fonte: Perceptual Science Group (M.I.T.), dove trovate altre illusioni.
Nessun commento:
Posta un commento