16 marzo 2005

Avanti, cadette!

Cadette

Sono ancora affascinato da queste cadette di polizia iraniane. Da una parte, le sottane lunghe in scene d’azione sono sempre divertenti. Dall’altra, mi colpisce il contrasto fra l’abbigliamento, che sembrerebbe umiliare queste donne, e i comportamenti, con cui si dimostrano pronte a fare ciò che fanno gli uomini.

Ora, sappiamo che, dovunque, l’abbigliamento femminile è disegnato in funzione dello sguardo maschile: in Occidente lo soddisfa, mettendo in vista forme e parti della donna; nell’Islam lo impedisce (e questa è la ragione per cui i musulmani dicono di rispettare le donne più di quanto facciamo noi occidentali). Al contrario, l’abbigliamento maschile non è in funzione dello sguardo femminile: gli uomini si vestono non per piacere alle donne, ma per trasmettere segni di rispettabilità, diretti innanzi tutto ad altri uomini (gli amici, i colleghi, i capi, i clienti).

In queste donne iraniane che scalano, che sparano, che perquisiscono, ci vedo una consapevolezza che la lotta per l’emancipazione non si fa sui vestiti o sui simboli, ma sugli spazi reali nella società (nell’insegnamento, nella politica, nelle professioni o, appunto, nella polizia). Mi viene in mente, per contrasto, la guerra in Afghanistan, dove sembrava che avessimo instaurato la parità fra i sessi solo perché le donne non erano più obbligate a indossare il burqa.

Ecco anche il migliore pilota da corsa iraniano.

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