08 marzo 2005

8 marzo, cattive notizie

Le donne faticano a fare carriera. Al livello di ingresso di un’azienda sono spesso la metà dei dipendenti ma già al primo grado di dirigente il numero crolla. Poi, lungo la scala gerarchica, la densità di donne si riduce man mano. Al vertice, o nei consigli di amministrazione, si avvista ancora qualche donna, ma non più spesso di un orso bruno sulla Maiella.

Uno dei motivi, si dice, è che le donne non leccano abbastanza il culo al capo. Non che non tentino di rendersi benviste, ma lo farebbero conservando una dignità. Quando il capo parla annuirebbero, ma aggiungendo quel commento che svela che hanno una loro opinione. Quando il capo si vanta di una mossa astuta, si complimenterebbero, ma con l’aria di chi si è chiesto se la mossa lo fosse davvero. E, quando si rivolgono al capo, vorrebbero sembrare intelligenti, come se a lui servissero contributi di pensiero. Gli uomini invece farebbero una leccatura a tutto tondo, che comprende almeno queste attività:

  • asservimento al giudizio del capo: fermarsi ai fatti, tacere le opinioni e, se lui esprime un’idea, battersi la mano sulla fronte dicendo “ma certo!”;
  • contributo all’autostima del capo: fingersi un po’ più stupidi di lui e fare piccoli errori che possa correggere;
  • appoggio del capo: approvare le sue decisioni più dannose e darsi al sarcasmo su chi non le condivide;
  • imitazione: copiarne i gesti, i modi di dire, la mimica facciale e, se lui fa una battuta scarsa, ripeterla:
CAPO: “Quel dottor Calloni mi sembra un dottor coglioni.”
SOTTOPOSTO MASCHIO: “Un dottor coglioni!”

Ora, pensare che un capo si lasci influenzare da ciò è come attribuirgli un’intelligenza modesta e una personalità debole, il che spesso è vero. Così si spiegherebbe come gli uomini facciano più carriera delle donne.

Io sono d’accordo che le donne non leccano il culo quanto gli uomini. Ma ciò accade perché hanno quasi sempre capi maschi. Osservazioni personali mi dicono che il leccare il culo segue questa legge:

Legge empirica del leccare il culo
Chiunque lecca il culo quando serve, ma solo a individui del suo sesso.

E’ facile notare che gli uomini, prontissimi a leccare il culo dei capi maschi, detestano farlo coi capi femmina. Se ne hanno uno sviluppano un rigetto, cercano il conflitto e li prende l’ossessione di mostrare che lei non merita la posizione che occupa. Nelle riunioni assumono pose ostili e le parlano con tono di sfida. Se lei si mette a bastonarli come asini, neanche allora si mettono a leccare: piuttosto lasciano il posto o se, restano, fanno mostra che lei non sia una donna, sfruttando il fatto che non si comporta come ci si immagina dovrebbe (“la chiami una donna?”, “quella lesbica”, “poveraccio il marito”). Questo è il nocciolo di verità nell’idea che le donne non sono adatte al comando.

Da parte loro, le donne leccano il culo a un capo femmina senza inibizioni, e con tutte le attività necessarie: asservimento al suo giudizio (rinuncia alle opinioni, richiesta di consigli personali, presentazione del fidanzato perché lo valuti), contributo alla sua autostima (lode dell’acconciatura, dei gioielli, delle foto dei figli), appoggio (disprezzo dei suoi nemici, specie se uomini), imitazione (stesso abbigliamento, stesso profumo, stessa tinta dei capelli). Non vi fosse capitato di vedere donne con capi femmina, guardatele mentre tentano di farsi accettare da amiche di ambienti superiori.

In ogni caso, data la legge che ho citato, il numero attuale di capi uomini e l’importanza del leccare il culo, prevedo che le donne continueranno a non fare carriera. Anche nel futuro, quelle che agognano al successo punteranno sui lavori in cui le donne hanno doti evidenti e superiori agli uomini, come vallette, ballerine e dive da calendario.

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