11 gennaio 2005

Thomas Hobbes, "On Blogging"

Thomas Hobbes

Con padronanza del tema, coscienza della vanità umana, e l'abituale favore per le soluzioni autoritarie, un Hobbes al suo meglio critica i blogger nel De Cive.

“Ma forse proprio per questa ragione alcuni diranno: Un Governo del Popolo è da preferire molto a uno Monarchico; infatti, dove tutti gli uomini hanno voce negli affari pubblici, tutti hanno un’opportunità di esibire la loro saggezza, conoscenza ed eloquenza nel decidere di questioni della più grande difficoltà e importanza; il che, a ragione di quel desiderio di lodi che è innato nella natura umana, è la cosa più deliziosa per tutti coloro che eccellono in quelle facoltà, e in cui credono di superare gli altri. Ma in una Monarchia, questo modo di ottenere lodi e onore è precluso alla maggior parte dei Sudditi; e non è questa forse un’ingiustizia? Vi dirò: vedere l’opinione di chi deridiamo preferita alla nostra; avere la nostra saggezza disprezzata in faccia a noi stessi; per una prova incerta di piccola vanagloria, soffrire acredini sicure (perché questo non si può evitare, che si abbia la meglio o la peggio); odiare e essere odiati, a ragione di disaccordi di opinioni; rivelare i nostri Consigli segreti, e offrirsi da guida a tutti, per nessuno scopo e senza alcun beneficio; trascurare gli affari della nostra stessa Famiglia: Queste, io dico, sono ingiustizie. Perciò, stare fuori da una gara di ingegni, per quanto queste gare siano grate all’Eloquente, non è un’ingiustizia, a meno di non dire che sia un’ingiustizia verso gli uomini di valore impedire loro di battagliare perché ne trarrebbero delizia.” (De Cive, X, 9; traduzione mia sull'originale del 1651).

Via Crooked Timber.

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