Dan Brown si è arricchito con il Codice da Vinci, un thriller qualunque e dal finale deludente, dove scombussola il lettore con notizie inaudite sulla storia del cristianesimo. Alcune non sono credibili: ma non potete leggerle senza pensare che, come ipotesi, qualcuno avrebbe dovuto dirvele. Altre sono credibilissime: dopo la parte sui dipinti di Leonardo sono corso a guardare l’Ultima Cena e ancora mi chiedo come non abbia mai visto la donna che siede a destra di Gesù.
Progetto di arricchirmi nello stesso modo, cioè scrivendo un thriller qualunque e dal finale deludente con notizie sulla storia del cristianesimo che il lettore ignora ma ha avuto sempre davanti agli occhi. Ho scoperto che ce ne sono molte. Le più adatte mi sembrano quelle su San Paolo. Di lui sapete che:
- era un ebreo nato a Tarso, in Asia Minore;
- fu un contemporaneo di Gesù ma non lo conobbe di persona;
- perseguitò le prime comunità cristiane in Palestina;
- “folgorato sulla via di Damasco”, si convertì al cristianesimo;
- in seguito predicò la nuova religione fra i pagani;
- scrisse molte lettere, poi incluse nel Nuovo Testamento; l’attribuzione di qualcuna è incerta, ma sono senz’altro sue 1 Corinzi, 2 Corinzi, Filemone, Filippesi, Galati, Romani, 1 Tessalonicesi.
Queste lettere sono preziose, perché racchiudono il nucleo del cristianesimo: la dottrina che l’umanità ha ereditato il peccato di Adamo, che non possiamo sbarazzarcene da soli, che Cristo è il veicolo della salvezza, che ci salviamo con la fede in lui. A tutto ciò, Gesù nei Vangeli fa solo accenni oscuri, tanto oscuri che gli apostoli non hanno mai l’aria di capirli. Paolo invece è aperto. Se andate a Messa o ci andavate da ragazzi, conoscete queste lettere; alla Domenica sono spesso la seconda lettura. A pezzi e bocconi, avete ascoltato i passi più famosi tante volte. Ebbene: in queste lettere Paolo non parla mai di Gesù.
Davvero. Paolo non nomina il luogo in cui nacque Gesù. Tace il suo concepimento da una vergine. Non menziona Maria, Giuseppe, il Battista o gli apostoli, tranne Giacomo e Pietro, che però presenta come suoi colleghi di predicazione: mai segnala la loro passata familiarità con il Maestro. Non cita i miracoli di Gesù. Non cita il processo. Non cita l’uscita dal sepolcro… (prosegui la lettura su FAM).
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