“Chi ha mangiato il pesce, cacherà le lische”.
“Chi meglio mi vuole, peggio mi fa”.
“Chi vuol del pesce, bisogna che s'immolli le brache”.
“Esser terreno da piantar carote”.
“La forza caca addosso alla ragione”.
“Lamentarsi di gambe sane”.
“Ogni grillo grilla a sé”.
“Se ha le corna in seno, non se le mette in capo”.
Modi di dire e proverbi nascono dalla creatività linguistica: abbreviano e vivacizzano concetti complessi (i modi di dire) e teorie sulla vita (i proverbi) che altrimenti dovremmo esprimere con frasi lunghe. Prendete “buttare il bambino con l’acqua sporca”, che sostituisce:
“disfarsi di qualcosa di inutile o dannoso e, insieme, disfarsi di qualcosa che serve ed è più importante”.
Si capisce come i modi di dire e i proverbi si diffondano: quando un parlante li inventa, l’ascoltatore li trova così felici che desidera riusarli. L’inventore resta ignoto, a meno che non sia uno scrittore: in questo caso, modi di dire e proverbi possono circolare col suo nome attaccato (“un vaso di coccio manzoniano”, “la notte di Hegel dove tutte le vacche sono nere”).
E’ noto che, a furia di usarle, queste invenzioni si logorano. Diciamo ancora “buttare il bambino con l’acqua sporca”, ma solo se non troviamo di meglio e con l’aria di chi, con un po' di tempo, svilupperebbe il punto con più incisività. E se assumiamo invece un’aria sostenuta, facciamo la figura di chi campa di luoghi comuni.
Le frasi dell’elenco iniziale sono modi di dire e proverbi del Cinquecento: a un certo punto, i parlanti dovettero smettere di usarli. Però, a leggerli oggi per la prima volta, hanno la freschezza originaria. Io, almeno, non vedo l’ora di incappare in qualche sopruso, per commentare “la forza caca addosso alla ragione!” e vedere l’effetto che fa.
Se volete provarci anche voi, trovate 365 modi di dire e proverbi nella “Lettera di Antonio Vignali”, un testo goliardico del 1557. Alcuni, come vedrete, dopo cinquecento anni sono ancora tra noi.
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