Dopo "The Corporation" e "Fast Food Nation", è uscito negli Stati Uniti un nuovo film sui misfatti delle grandi multinazionali: "Who Killed the Electric Car?". Il documentario, girato da Chris Payne e prodotto dalla Sony (una grande multinazionale), narra la storia della EV1, un'auto elettrica messa in commercio da GM nel 1996. GM ha ritirato e distrutto le ultime EV1 in circolazione nel 2005.
Qui c'è un articolo di presentazione di Repubblica. Qui potete vedere il trailer, che illustra in un minuto la teoria sostenuta nel film:
la EV1 era un'auto ecologica, efficiente, adatta alle esigenze "del 90% della popolazione";
GM ha abbandonato la EV1;
la chiusura del progetto giovava alle compagnie petrolifere;
è probabile che le compagnie petrolifere abbiano costretto GM a chiudere il progetto.
Il punto 4 è del tutto deduttivo: a quanto pare, il film non offre alcuna prova.
Quanto alla bontà della deduzione, non mi è chiaro il punto 3. L'elettricità è un sistema di alimentazione, non una fonte di energia. Gran parte dell'elettricità mondiale è ottenuta dal petrolio o da altri combustibili fossili. In un certo senso, l'elettricità è un derivato tanto quanto la benzina.
Passare dal motore a scoppio a quello elettrico significa solo spostare il consumo di combustibile da valle (le automobili) a monte (le centrali elettriche). Che alle multinazionali convenga di più vendere benzina agli automobilisti piuttosto che olio combustibile (o gas, o carbone) ai produttori elettrici è da dimostrare.
Allo stesso modo, è da dimostrare che la EV1 soddisfacesse le esigenze del "90% della popolazione". Wikipedia informa che la EV1 aveva un'autonomia compresa fra le 75 e le 150 miglia (con batterie NiMH). La ricarica richiedeva dalle 6 alle 8 ore (che si riducevano a 2 con un'apparecchiatura in dotazione da installare nel garage di casa). E David Friedman (il figlio del premio Nobel per l'economia Milton Friedman) riporta una fonte di GM che dice che le prestazioni effettive erano anche peggiori.
General Motors ha perso due miliardi di dollari nel progetto, e ha perso soldi su ogni singola EV1 prodotta. I ricavi del leasing non coprivano neppure i costi dell'assistenza.
L'autonomia di 130 miglia è fasulla. Nessun veicolo l'ha mai raggiunta in condizioni normali di guida. Accendere l'aria condizionata o il riscaldamento poteva dimezzare l'autonomia. Solo viaggiare con le luci accese la riduceva del 10% [...].
Batterie NiMH che duravano 3 anni in fase di test venivano meno dopo solo 6 mesi sulle automobili in servizio. Non c'era modo di impedire che si surriscaldassero, a meno di raddoppiare la dimensione dell'alloggio delle batterie...
Non ho i mezzi per verificare che la fonte di Friedman sia sincera. Ma ricordatevi di questo post quando sentirete Beppe Grillo parlare del film.
11 commenti:
Sono sostanzialmente d'accordo. Ma…
Bisogna vedere le possibilità di sviluppo future, e magari chiedere come mai la GM ha abbandonato lo sviluppo del progetto.
La domanda che fa da titolo del post è giusta, ma mi viene da chiedere: quaranta anni fa, chi avrebbe cambiato la macchina da scrivere con un computer?
Una ultima considerazione: negli Stati Uniti l'energia elettrica è prodotta, se non sbaglio, più con il nucleare e con il carbone che con il petrolio.
Sono con te: anch'io sarò felice di acquistare un'auto elettrica quando sarà funzionale ed efficiente quanto i computer di adesso (o anche meglio). Circa le ragioni di GM, se ne parla un po' nella pagina di Wiki (la parte sulla normativa in California). Comunque, credo che la ragione principale sia che GM, come tutti, si sta buttando sugli ibridi e sull'idrogeno.
anch'io sarò felice di acquistare un'auto elettrica quando sarà funzionale ed efficiente quanto i computer di adesso
Mi viene in mente una vecchi battuta: se il mercato delle automobili si fosse evoluto come quello dei computer, avremmo auto in grado di guidare e posteggiare da sole, fare 100 chilometri con un litro e che a volte, all'improvviso e senza alcun motivo, esplodono.
Per il resto: mi ricorderò di questo post quando leggerò dell'ennesima congiura mondiale contro le auto elettriche, le lamette da barba e i vestiti che non si consumano, eccetera.
Comunque, credo che la ragione principale sia che GM, come tutti, si sta buttando sugli ibridi e sull'idrogeno.
Questa frase mi ha dato da pensare.
Ho sempre creduto che la combustione interna a 4 tempi fosse obsoleta dalla seconda guerra mondiale, e che rimanesse in piedi per volontà delle sette sorelle. Il che non è detto che sia del tutto falso.
Ad ogni modo, agli inizi della motorizzazione se non erro l'elettricità era preponderante rispetto alla combustione interna; a differenza delle altre le prime non puzzavano come la morte ed erano silenziose. Virtù apprezzate anche dai Savoia, per quello che può valere.
La sfiga, a quanto pare fatale, era l'autonomia risibile delle batterie in rapporto al peso paragonate ai carburanti.
Un secolo, non so quanti soldi investiti nello sviluppo degli accumulatori(non abbastanza a quanto pare nonostante dietro ci siano ancora necessità militari) e non è cambiato nulla: le batterie restano inadeguate. Sette sorelle troie o meno, se c'era modo di ottimizzare la tecnologia per un impiego di massa competitivo, probabilmente nel corso del secolo si sarebbe dovuta trovare la soluzione.
In compenso è necessario notare come la percezione della velocità al tempo fosse ben diversa visto che il metro di misura era la trazione animale e per le grandi distanze ancora ragionevoli il treno.
Oggi se ci ritirano la patente passiamo 15 giorni d'inferno prima di adattarci a una vita priva d'indipendenza motoristica.
Ovvero tornare agli anni trenta, quando il massimo del futuro sembrava fossero i dirigibili (e non è detto non lo siano, l'idea sta tornando in auge in germania credo per il trasporto merci) capaci di stracciare in velocità le navi di linea sulle percorrenze atlantiche e in autonomia qualunque aereomobile. Anche odierno.
Pensate all'idea di impiegare oggi tre giorni, per fare un roma-new york.
Si inizia a vociferare di consumi non sostenibili; appare molto più azzardato parlare di velocità non sostenibili, almeno riguardo al trasporto privato?
Ivo Silvestro, avevo pensato anch'io a quella battuta (da cui la precisazione "o anche meglio"). :-)
Loforestieroprolisso, credo che il problema delle batterie sia semplicemente che nessuno ha mai trovato una buona tecnologia. Ce ne accorgiamo tutti con le batterie dei PC portatili, che decadono così alla svelta. Gli investimenti non penso siano mancati; se non i produttori di automobili, li avranno fatti i produttori di PC o di telefonini. E' che la batteria piccola, ad alta capacità, durevole e che non si surriscaldi sembra, per ora, un'impossibilità tecnica.
Il problema è variegato e ancora più complesso.
Per quanto riguarda la ricerca di energie o di mezzi a basso consumo, si lotta ancora, putroppo, contro quello che è il principio della macchina termica perfetta (http://it.wikipedia.org/wiki/Termodinamica). E' infatti impossibile, secondo i principi della termodinamica, creare una macchina termica il cui rendimento sia uguale al 100%. Basti pensare che il rendimento di una nostra automobile si aggira intorno al 40%. Questo significa che non è tanto la mancanza di materiale (combustibile fossile o altro) a dare problemi, quanto alla impossibilità di utilizzarlo integralmente.
A questo proposito si è optato nella ricerca di energie alternative, molte delle quali non sono ancora utilizzabili, anche se darebbero grandi quantitativi di energia (quali i fulmini, per esempio). Il problema fondamentale è dunque la non-dispersione dell'energia.
Si potrebbero perfettamente mantenere le fonti energetiche derivanti dal petrolio e dal carbonfossile, se:
- si potessero costruire mezzi di trasporto che utilizzano il carburante al 100%;
- se non ci fosse dispersione di energia (abbastanza impossibile, vedi l'entropia--> http://it.wikipedia.org/wiki/Entropia_%28termodinamica%29) nel trasporto dell'energia stessa.
Per quest'ultimo motivo molti fisici si stanno impegnando nello studio dei superconduttori (http://it.wikipedia.org/wiki/Superconduttore/), cioè materiali a bassa dispersione termica, che dovrebbero limitare questa grandissima perdita energetica. Questo sarebbe utilissimo: ad es. si potrebbe ricoprire l'inutilizzato (per ovvi motivi...) deserto sahariano di pannelli fotovoltaici e trasferire integralmente (o quasi) l'energia solare ottenuta in tutto il mondo. Si potrebbe utilizzare alla grande l'energia geotermica, o quella derivante dalla maree (ancora poco utilizzata).
Tutto questo rimane in sospeso per motivi politici e/o per reali motivi tecnici da parte degli studiosi. Si lotta contro la Natura, in effetti.
Della storia della EV1 ne avevo sentito parlare. Ma ovviamente giace un velo di leggenda, quasi, su questa storia. Come anche di un'altra vettura (però non ricordo bene come, quando e il nome) che però utilizzava l'idrolisi dell'acqua (ovvero la spaccatura in idrogeno e ossigeno della molecola, non in H+ e ione ossidrile OH-), ma quello che mi sono sempre chiesta è dove trovare l'energia necessaria per affettuare l'idrolisi stessa. Servirebbe comunque una fonte. E quindi il problema ripartirebbe da capo.
A volte mi sembra quasi che, nonostante il problema sia di natura fisico ma anche e soprattutto economico, ai governi interessi poco. Investire in ricerche di questo tipo sarebbe di giovamento a tutti. E invece no. Si investe su altro, e non sulla ricerca scientifica. Lo so, io sono di parte, però credo che sia un qualcosa abbastanza visibile agli occhi di tutti. Perchè? Perchè i governi agiscono contro i propri interessi?...
Sì, è un problema complicato. Si tratta di trovare una compatibilità fra questioni di rendimento, di trasporto dell'energia e di rinnovabilità delle fonti. Per esempio, il motore elettrico ha un rendimento più alto di quello a scoppio, ma l'elettricità si disperde (il petrolio no). Il fotovoltaico è rinnovabile, ma un rendimento bassissimo. Sull'idrogeno, poi, come dici non è una fonte. Infatti, l'idea è di usarlo come mezzo di alimentazione locale dei motori elettrici (per esempio, tramite le fuel cell). Il vantaggio è che si può distribuire e immagazzinare l'idrogeno senza dispersioni, al contrario dell'elettricità.
Io, comunque, ricerche di questo tipo le lascio volentieri ai privati. Bisogna spenderci un sacco di soldi: che investano coloro che, in caso di successo, sperano di trarne benefici (le imprese). Un grande "piano pubblico per la ricerca energetica" significherebbe solo tasse dei cittadini buttate al vento finanziando baroni e clientele.
Hai ragione, Angelita. Ma basterebbe sprecare meno denaro in inutilità ed impegnarlo in imprese come queste, che danno vantaggio ai cittadini e perchè no, anche ai singoli investitori e alle singole imprese volte solo alla prospettiva di un guadagno. Le imprese... appunto, anche le imprese. Perchè nessuno investe? Allora veramente non c'è rendimento o tutti stanno prendendo un grosso granchio? E' un campo libero, anche rischioso, come quello della cibernetica o quella che potremo chiamare "la conquista dell'universo". Perchè una ditta come la Honda investe miliardi su un progetto come Asimo (http://world.honda.com/ASIMO/) apparentemente inutile? Non è più importante cercare una nuova fonte di energia piuttosto che creare umanoidi, cyborg che si "nutrirebbero" di quell'energia che sta per venire meno? Perchè cerchiamo di "asimovizzare" il nostro mondo cercando di fare passi troppo lunghi per noi? Perchè investiamo in viaggi su Marte quando non ci sono poi troppe probabilità di stabilirvicisi? Perchè qui si investe e nell'energia no?
Per fortuna, non è vero che nessuno investe. Non ho dati alla mano, ma sull'idrogeno e le fuel cell c'è molto impegno. La stessa Honda, accanto al programma ASIMO (dove ho l'impressione che la spesa sia nell'ordine dei milioni, non dei miliardi), ha i suoi bei prototipi di auto fuel cell.
Sono d'accordissimo sull'inutilità dei viaggi su Marte: guarda caso, quello è un investimento pubblico.
Sì, scusa, io ragiono ancora in vecchie lire.
E comunque ok, non nessuno... ma pochi, direi pochissimi, sì.
Zefram, se non altro, forse ho espresso male ciò che intendevo. Sono la prima ad interessarmi sui progetti di cibernetica, e so bene quanto molte ricerche della scienza (praticamente tutte) non siano fine a se stesse, o solo allo scopo per cui sono costruite, ma siano ANCHE inizio di nuovi studi, o perlomeno molto frequentemente le tecnologie impiegate per le stesse vengono "riciclate" in altri campi. Questo accade per la cibernetica, e per i progetti più disparati nella fisica moderna (vedi ad esempio l'acceleratore di particelle LHC al CERN di Ginevra che verrà posto in funzione - forse - la prossima estate: ha uno scopo di ricerca puramente teorico, ma lo studio per l'affinamento della tecnologia degli acceleratori di particella ci darà, nel prossimo decennio, acceleratori di gran lunga più potenti di quelli odierni; e in fondo, se uno guarda alla storia, quasi tutte le scoperte sperimentali sono praicamente avvenute casualmente mentre si cercava di scoprire tutt'altro).
Quello che intendevo era questo: al momento esistono delle scadenze materiali, delle urgenze; una di queste (la principale) è l'energia. Tutto il resto deriva da questo. Io credo che siano necessarie delle priorità, almeno. Non intendevo debellare tutto immolando la crema degli scienziati a questa causa.
Ma impegnarci più seriamente tralasciando - per il momento - progetti secondari, questo sì.
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