Da una discussione nei nostri commenti è nato un post di B.Georg ("Lepre marzolina-2"). B.Georg mi mette, correttamente, fra coloro che si lamentano dei dirigenti del Centrosinistra.
Poi c'è chi non gli vanno i dirigenti, i fassini, i rutelli, i dalemi, e con questi quasi perdevamo.
Io metto B.Georg, non so se correttamente, fra quelli che si accontentano di avere vinto. Le elezioni assomigliano a una competizione sportiva. Capisco che a vincerle c'è un certo gusto.
Purtroppo, io non mi identifico in nessun partito: perciò, fatico a identificarmi in questa vittoria. Dalle elezioni mi attendevo qualcosa di molto pratico: un governo migliore. Per questo sono scontenta.
1) Avrei voluto che l'attuale Presidente del Consiglio in carica finisse fuori gioco per almeno cinque anni; invece, data la composizione del Senato, non mi sento sicura che non ci saranno presto nuove elezioni.
2) Avrei voluto che i dirigenti del Centrosinistra si mostrassero pronti per governare. Invece, si sono dimostrati deboli e inetti lungo tutta la campagna elettorale.
Nei commenti, B.Georg dice che l'Unione saprà realizzare il suo programma. Quale programma? Il documento dell'Unione è una rassegna di vaghe banalità. Dati, aliquote, obiettivi precisi mancano. Il loro documento si potrebbe riassumere così: "faremo quello che potremo". Comunque andranno le cose, B.Georg avrà buon gioco a dire di avere avuto ragione.
Georgia, nei commenti, dice che Prodi governerà. Ma per reggere al Senato ci vuole compattezza. Oggi, il Presidente del maggiore partito dell'Unione già dava botte in testa alla Rosa nel pugno. Si sa che quell'uomo è una mente sottile. La Rosa nel pugno non ha senatori. Quindi, è un partito che non serve. Che rischio c'è a colpirlo? Al massimo, può tornare nel Centrodestra alle prossime elezioni. Sono solo 800.000 voti. Mica spostano un risultato elettorale, 800.000 voti, no?
Vedo anche che Udeur e Italia dei valori si scambiano gentilezze. Sono passati quattro giorni dal voto.
B.Georg conclude dicendo che è male lamentarsi:
E certo, i dirigenti del centrosinistra non sono esattamente una meraviglia, per essere gentili. Ma come si dice: è il mercato, bellezza.
Dubito impediscano a nessuno di essere più bravo di loro. Quindi?
Suppongo che il messaggio sia: "Pensate di essere meglio di loro? Bene, datevi da fare e scendete in campo". Questo, però, più che il concetto di mercato mi sembra il concetto di autoproduzione. "Non ti piacciono queste mele? Bene, coltivatele da te". Il mercato è esattamente la libertà di non dovere fare tutto da sé.
33 commenti:
Secondo me avremo un governo migliore (peggiore mi sembra molto difficile, anche per Dalema).
Il problema è quanto a lungo durerà, quanti compromessi dovrà digerire e anche da quali idee parte.
Il problema è che la politica è davvero come il mercato, solo che siamo in regime di duopolio. Meglio del monopolio, che sarebbe la dittatura, ma non è che con due grossi schieramenti che si alternano le idee circolino moltissimo.
Vedremo tra un anno (forse meno, spero di più).
Purtroppo sono d'accordo. Non è un granchè, condividere questa sensazione di assoluta incertezza. Non mi pare una situazione così esaltante...
Ivo, spero anch'io che avremo un governo migliore. Sottolineo spero. Attendo gli eventi incrociando le dita.
Naurus, fra l'altro leggere queste cose non ti lascia molto tranquilla.
ho letto quanto detto da calderoli.
ma che fanno a destra la staffetta per creare ansia?
Cosa hanno combinato e cosa stanno combinando?
Federico Orlando (se vuoi lo puoi leggere anche sul mio blog) su Europa invece ha contato i voti aggiungendoci i voti all'estero e quelli della val d'aosta, che non sono stati contati, e la sinistra vince per 300.000 voti e non per 24.000. ma questo la destra si guarda bene dal dirlo ;-)
Qualsiasi cosa succederà secondo me erano e sono degli eversivi e basta.
Che siano degli eversivi non c'è dubbio. Un premier che tenta di ricontare i voti perché ha perso tecnicamente è già un golpista. Mi tappo occhi e orecchie sui conteggi di queste ore per non soffrire troppo. Spero che il Centrosinistra, nella sua solita frenesia di dire "abbiamo vinto, abbiamo vinto" non si dimentichi di sorvegliare tutto il processo.
be', ma guarda che anche io mi lamento dei dirigenti del centrosinistra. e non mi accontento di aver vinto (riconteggio permettendo). solo, del lamento non desidero farne una professione (e alcuni a sinistra lo fanno, come è noto). forse io pretendo solo, in modo un po' millantatorio, di avere una visuale un po' più interna: nel fare le cose si deve tener conto di ciò che esiste - per superarlo, certo.
Nel merito, è ovvio che sarebbe stato meglio vincere con margini più larghi: ciononostante esistono anche gli altri e non sempre si può dire: senza sbagli avremmo stravinto. Dando per scontato che su di noi brilli la luce della verità che solo uno sciocco può non vedere (o uno indotto alla sciocchezza dai nostri errori). E' possibile invece che gli interessi rappresentati dal centrodestra siano effettivamente maggioritari; è certo che il risultato numerico di queste elezioni è il migliore di sempre; e non è detto che una nuova sintesi politica "di sinistra" sappia rappresentare un giorno in modo "progressivo" anche interessi che oggi sono meglio rappresentati dalla destra. Certo è auspicabile, lavoriamo per questo (o no?) ma c'è un problema: tale sintesi al momento non esiste ancora e non nasce sotto un cavolo (né si può sempre pensare che basti importarla: se una prospettiva new labour non sfonda ancora in italia non è mica perché qualcuno rema contro: forse nella testa degli italiani non c'è ancora spazio. E sopprimere gli italiani non è una buona idea).
La bontà dei dirigenti è quasi sempre una funzione dell'esistenza di progetti politici di grande respiro - tranne i casi di grandi geni o di grandi incapaci. I nostri quadri dirigenti sono spesso mediocri, certo. Ma non più di quelli di destra (anzi, sono in media parecchio meglio, come sa chiunque abbia fatto un po' di politica). E il programma è un punto di mediazione: nella prima lepre, da me, ho detto imo che tipo di mediazione
e quale sia il suo senso: chiamarlo somma di vaghe banalità è, scusami, un po' superficiale e chic. Al contrario è un tentativo, nei punti concreti, di trovare un punto comune tra ipotesi new labour e socialdemocrazia fordista. Si può storcere il naso, resta il fatto che questo è quello che offre il convento in termini di composizione sociale e di sua autorappresentazione, e su questo lavora chi fa politica (per torcerla, certo). E le "aliquote" non si scrivono su nessun programma del mondo, che è prima di tutto un programma politico e non una lista della spesa, che il primo rialzo del prezzo del petrolio può mandare a gambe all'aria.
scusa la lunghezza e la confusione; in realtà non è nemmeno un risposta, di certo non è una polemica. sarebbe bello fosse un punto di partenza (non questo qui, dico questa situazione)
ciao
g
Io sono d'accordo che non bisogna fare i professionisti del lamento. E che, per fare passi in avanti, bisogna partire dall'esistente.
Mi arrabbio proprio perché vedo passi indietro. L'esistente mesi fa era molto meglio. Per ragioni che non dipendono da me, mi capita di frequentare molti votanti del centrodestra. Persone normali, anche intelligenti (la sindrome della luce della verità su di noi non mi riguarda). Ho visto negli ultimi due anni la loro insoddisfazione enorme verso Berlusconi. Le leggi ad hoc, in particolare, hanno scandalizzato tutti. Però, alla fine della campagna elettorale queste persone erano quasi tutte convinte che, purtroppo, non si potesse fare altro che votare di nuovo il Silvio.
Noto anche che l'affluenza alle urne quest'anno è aumentata. Gente che non vota alle amministrative e non aveva votato alle politiche del 2001 è andata alle urne apposta per sostenere il Centrodestra. Questo è un dato che non mi aspettavo e che mi ha colpito molto.
Sul programma, io sarò chic, ma se il modo sintetico di descriverlo è "punto comune tra ipotesi new labour e socialdemocrazia fordista" non mi stupisco che abbia fatto scarsa breccia fra gli elettori (comprese le poco chic casalinghe di Voghera).
Se poi le aliquote nel programma non ci vanno, forse non era il caso di sparare numeri a casaccio sulla tassazione, ti pare? Parliamo di professionisti della politica che preparano le elezioni per cinque anni. Si può pretendere un po' di competenza e serietà?
Comunque, che mi lamento molto è vero. Anche quello è un modo di auspicare miglioramenti. E pungere il culo ai politici secondo me non fa mai male.
dai, in quel modo lo descrivevo a te, mica alla casalinga di voghera :)
(ma il problema mi permetto è il merito: quale altra sintesi politica "de sinistra" - che non sia tra solidarismo cattolico, socialismo liberale e socialdemocrazia fordista - vedi possibile qui e ora? E non è forse merito della cocciutaggine del goffo prodi averla trovata e raggiunta, salvo imprevisti? E non è forse certo che senza tale sintesi si perdeva di 10 punti, malgrado le leggi ad personam? - e invece si è vinto, salvo riconteggi, e con il risultato numerico e rispetto all'avversario migliore della storia. Te lo vedi l'ulivo che va alle elezioni da solo, magari con un bel patto di desistenza con diliberto? Ma che dico: l'ulivo non esisterebbe nemmeno più - e qui ti do ragione - se fosse per questi sciagurati)
parlo ancora un po', a vanvera, giusto per continuare che mi piace:
ripeto, io non mi nascondo tutte le mediocrità e incompetenze dei signori in questione.
e concordo che un po' di prudenza e sagacia tattica in campagna elettorale è preferibile
(poi però ci lamentiamo che in altri paesi certi partiti hanno il coraggio di dire: noi non taglieremo le tasse alla cazzo perché le tasse sono uno strumento di giustizia oltre che di crescita. Qui invece si deve fare a gara a chi fa il furbo e si nasconde dietro il dito per non "spaventare i moderati". Ok, non spaventiamoli. Ma se si spaventano lo stesso, non è che forse è giusto che si spaventino? E che se non li abbiamo tra i nostri elettori forse c'è un motivo un po' più serio che non la scarsa telegenia di prodi o le baruffe da pollaio?)
Concordo anche che va ridotta la litigiosità e la concorrenza interna. Soluzioni: soglia di sbarramento al 4%. Praticabilità politica: 0%. Accorpamenti tra partiti per creare soggetti più grandi. Praticabilità: boh%
Per unire partiti diversi servono progetti politici di lungo periodo, e si torna alla constatazione che non crescono sotto i cavoli.
OK, allora ridescrivilo facendo conto che sia una casalinga di Voghera. ;-)
Alcune domande (fra le varie che mi verrebbero):
1) Il solidarismo cattolico deve per forza entrare nella sintesi? I cattolici non possono riconoscersi anche loro in un welfare attento alle fasce deboli? Bisogna aggiungerci il "solidarismo", con tutto il parastato e le clientele che si porta dietro (vedi Formigoni e la Lombardia)?
2) Prodi ha "raggiunto e trovato". Uh?
3) Credi davvero che sia stato il programma a unire i partiti dell'Unione? Bertinotti, per dire, adesso pare interessatissimo al programma, non è vero?
4) Sempre supponendo che io sia la casalinga di Voghera, mi spieghi il vantaggio di unire partiti diversi? Voglio un vantaggio sostanziale, che compensi il restringersi della libertà di scelta per gli elettori. Ricordo en passant che nei sistemi bipolari veri (Stati Uniti), gli elettori tendono a starsene a casa disgustati.
quanti fogli ho a disposizione?
:)
Beh, rispondi almeno a 4). ;-)
Una buona risposta a quella domanda sarebbe una novità assoluta nel dibattito politico italiano.
non prometto buone risposte, solo risposte lunghe
:)
1) Quando parlo di solidarismo cattolico - nella sintesi cercata dalla dirigenza dell'ulivo tra socialismo liberale, solidarismo cattolico e socialdemocrazia fordista - non mi riferisco a Formigoni, ma al cattolicesimo sociale (sono due cose nei fatti quasi opposte, che nemmeno si parlano, il che è confermato proprio dall'operato in tema di sanità di Formigoni in Lombardia, che peraltro non c'entra molto col parastato - più con una davvero strana variante comunitaria del neo-liberismo). C'è una linea di interpretazione della sussidiarietà - che è sia cattolica che socialista - che non è smantellamento del welfare, ma sua integrazione e sviluppo locale in rapporto col non profit. Sono questioni piuttosto complicate e non prive di molti problemi e contraddizioni (nel nostro piccolo ci abbiamo dedicato un ciclo intero di seminari un anno fa), tuttavia sono strade interessanti. Non vedo il senso per la sinistra di buttarle a mare, anche perché poi quella è tutta gente - ed è tanta - che vota a sinistra e dalla sinistra cerca rappresentanza.
2) Prodi ha imposto - senza un esercito, senza fantastiliardi, e senza tv - alla ex macchina da guerra occhettiana e all'ex partito popolare martinazzoliano (che non scordiamolo stava a sinistra) di credere in un'assurdità - l'Ulivo - sostenendo che fosse il solo modo per fermare le destre e strategicamente per costruire un partito maggioritario di sinistra riformista, ingaggiando una battaglia ultradecennale con boss gelosi e bizzosi e privi di strategia come D'Alema e Marini e, al momento, anche vincendola.
Si può pensare tutto (che non ci frega niente del partito democratico, che non è roba per noi, che è una sinistra alla sciaquetta, che noi vogliamo il sole del socialismo - o del comunismo, o del liberalismo radical, quel che si vuole - che prodi è un goffo, un vecchio - uh? - un inetto, un democristiano, un ex boiardo di stato): sta di fatto che la mortadella è riuscita a fare una cosa molto ma molto più difficile di quella che il Berlusca ha fatto a destra (muovendosi in un'ottica bipolare, al momento difficile se non impossibile da disarticolare).
E in subordine, ha imposto a tutti di andare al governo con la firma a un programma di mediazione e non con accordi elettorali. Per dire, nessun altro ci era riuscito. (Poi tu dici che il programma è vago e scadente. Mah. Fosse così vago io certe fife non me le spiegherei). E mi risulta che abbia vinto le elezioni.
Onore al merito.
Certo, se Prodi non fosse mai esistito, forse ora la sinistra sarebbe diversissima, avremmo uno sconosciuto e in gambissima politico capace di riunificare DS e Rifondazione in una sinistra moderna, liberal e maggioritaria senza ex dc di mezzo, D'Alema sarebbe in pensione e chissà cos'altro. Ma tale sconosciuto io non l'ho visto, e con i se...
Riuscisse a mandare Marini al senato, Bertinotti alla camera e d'Alema al quirinale, ci avrebbe liberato di tutti e tre, forse per sempre. Dici poco, per un quasi settantenne senza partito? (e io confido che ci abbia liberato anche da Berlusconi, sempre che le tendenze suicide non prevalgano)
3) Mah. Da una parte sono d'accordo - difficile non esserlo - che trattare sui presidenti di Camera e Senato a mezzo stampa dimostra di che pasta sono fatti costoro (e questo non l'ho mai negato: sono dei babbei masochisti).
Dall'altra non si può nemmeno andare avanti col piccolo qualunquismo per cui se due partiti discutono di cariche è perché "vogliono solo scaldare le poltrone". Fino a prova contraria siamo una democrazia rappresentativa, e i rappresentanti - non gli elettori - devono discutere su come governare. E che piaccia o no tra i problemi del governo ci sono anche gli equilibri di potere interni (di cui le cariche istituzionali sono una parte). Da che mondo e mondo i partiti esistono per raggiungere il potere e per far valere le istanze dei propri rappresentati (e io non dubito che Bertinotti abbia in mente questo anche quando sembra voler occupare una sedia, diversamente sarebbe un pessimo politico e non sarebbe dov'è).
Se ci fa schifo, noblesse oblige, alziamoci dal divano e inventiamoci qualcosa di migliore dei partiti o che li integri o che li renda meno impermeabili (ma che sia meno patetico - e anche un po' meno antidemocratico - di girotondi e social forum please).
Sta di fatto che un governo multipartitico, di destra, di sinistra, di sopra o di sotto, ha il dovere prima di tutto di stare in piedi, e per farlo gli equilibri di potere interni devono essere soddisfacenti. Così ci sono speranze che i ministeri si pongano il problema degli interessi dei cittadini. Diversamente non ci sarebbero nemmeno speranze.
Certo, il presidente USA non si pone il problema di soddisfare l'equilibrio di potere politico (o così sembra da fuori, ma sarà vero?). Lui si fa la squadra e se vince prende tutto (con i dovuti contrappesi istituzionali). C'è chi preferisce quel sistema. Se poi eleggiamo un imperatore di problemi simili nemmeno l'ombra. La democrazia è il meno peggio, come è noto, e la nostra non è nemmeno la versione più affascinante.
Tuttavia cerchiamo, lo dico con brillante metafora, di buttare l'acqua sporca - l'incapacità pratica di costoro - senza buttare il bambino nel secchio del populismo.
Il punto semmai è: come si costituiscono le classi dirigenti? Ma su questo si dovrebbe aprire tutt'altra discussione, che consideri anche la storia generazionale di questo paese.
Sarà un caso, lo dico en passant, che nella generazione degli anni 40-50, quella che ha fatto gli anni '70, cioè quella dei cinquanta-sessantenni di adesso - i dalemi e fassini - (prodi e berlusca sono della generazione precedente) ai tempi le persone appena un po' in gamba e brillanti e interessate alla politica andavano a farla nei movimenti, standosene bene alla larga dai partiti, dove rimanevano quelli un po' scemi, tonti e grigi (qualcuno si ricorda le vignette satiriche sul d'alema 20enne segretario della fgci? io sì e rido ancora), e oggi infatti i primi sono tutti a capo di giornali e tv, e manco si sognano di costituire un'alternativa ai loro coetanei formati alla scuola di partito?
E vogliamo poi parlare di chi li ha seguiti, i quarantenni e i trentenni, sempre che siano già usciti da casa di mamma e non siano impegnati in guerre private e rivoluzioni che avvengono solo nella loro testolina - di cui però riempiono vibranti romanzi che poi scambiano ai giardinetti con i loro amichetti come si faceva con le figu?
4) È vero che un governo monopartititico non risolve necessariamente i problemi del punto 3: la DC sostituiva alla dialettica tra segreterie, la dialettica tra correnti. Ma intanto lo faceva in assenza di alternanza costituendo di fatto un partito-stato che amministrava assieme consenso e redistribuzione in modo ugualmente clientelare, e in secondo luogo dietro quel modello c'erano questioni sostanziali, non riconducibili al mero sistema politico. E molti di quei motivi oggi non esistono più perché sono cambiate la società e la struttura economica.
Resta il fatto, e ti rigiro la frittata, che mi sfugge quale sia l'allargamento della libertà di scelta nell'avere due partiti comunisti, tre partiti socialisti, due partiti social-riformisti, un paio - o tre? - di partiti ad personam, un paio di partiti democristiani, due partiti fascisti, un partito "geografico", se mi sono scordato qualcosa dimmelo. Unire, qui, non è questione di avere vantaggi, è solo avere un po' di senso del ridicolo.
Ricordo che in Germania ci sono due partiti (più altri due-tre a far da pungolo), e votano più o meno in percentuali simili alle nostre.
Vista la lunghezza, mi permetto di riassumere le tue risposte ad uso dei lettori pigri.
1) "Prodi mira a integrare non il comunitarismo alla Formigoni, ma il cattolicesimo sociale. La sussidiarietà, comunque, ne è parte integrante". La sussidiarietà io la metto appunto nel parastato (di certo mercato non è). Comunque, qui mi ritiro e rimando il tema a momenti migliori.
2) "Prodi è riuscito ad unire intorno all'Ulivo gente e partiti che erano sempre stati divisi". In campagna elettorale. In un governo funzionante ed efficace, ancora no. Io spero di sì, ma mi sbilancio assai meno di te.
3) "Gli equilibri politici si costruiscono anche per mezzo delle poltrone, i purismi sono una fuga dalla realtà". Vero. E' il difficile problema se la poltrona come mezzo o come fine. Di nuovo, attenderei gli eventi.
4) "Pochi partiti è meglio di molti non servono a niente". Non è vero. Qui, il "nodo" (come mi tocca parlare) è il partito democratico. Tutto sommato, un po' di differenza fra votare Fassino o Rutelli c'è. Quando la differenza non ci sarà più, il ventaglio di scelta sarà impoverito.
1) il non profit non è mercato (anche se ci sono tipologie di confine), ma non è di certo nemmeno stato. Chiamarlo parastato è un po' perfido :-)
Imo i problemi veri con la sussidiarietà sono i vincoli universalistici del welfare: laddove si trovasse il modo di risolverli sarebbe un vantaggio e non uno svantaggio. Sottolineo peraltro che il welfare italiano dal dopoguerra a oggi, essendo assicurativo ormai per il 65-70%, non è per nulla universalistico, nemmeno adesso. Quindi non si tratta certo di salvare ciò che c'è.
2) sono d'accordo (a quanto si dice però, non solo in campagna elettorale, ma in parte anche in un partito). Ma non è che io mi sbilanci: dico che un idiota al loro posto capirebbe che non possono dividersi. Se poi lo faranno, saranno ufficialmente idioti.
3) hai ragione, però è difficile entrare nella testa dei politici, o guidicare la singola mossa politica secondo principi "morali". Se devo dir la mia, sono certo che per mastella si tratta di poltrone - e di clientele geografiche, su bertinotti invece dubito molto (persino su d'alema)
4) in campo economico-sociale le differenze tra margherita e la maggioranza dei ds sono assolutamente infinitesimali. Capita persino che alcuni margheriti siano più a sinistra di alcuni ds. In campo culturale, è vero, rutelli ha un po' giocato a fare il confessore.
Si dovrà vedere se imbarcheranno anche i rosapugnari a bilanciamento o se questi preferiranno far contare da fuori il proprio 2-3% in stile malagodi (sempre che non abbiano un progetto di più ampio respiro, cosa che forse avrebbe un senso e un mercato, ma per il quale però mi pare gli manchi il personale politico all'altezza).
Capisco le remore su questa fusione; l'idea che ogni differenza si debba tradurre in partito, però, è prepolitica. Non funziona così.
La cosa sensata in un paese normale sarebbe invece che la sinistra ds uscisse dal nascente PD e si unisse a rifondazione (da cui la divide solo la fraseologia) e ai comunisti dilibertiani, in un progetto stile Linke tedesca che potrebbe arrivare anche al 10-15% e pesare molto più di quanto pesino le frattaglie attuali
Certo, il ventaglio di scelta sarà molto impoverito se non potrò scegliere tra gli ex stalinisti del pcdi e gli ex togliattiani di rifonda o della sinistra ds. E ci siamo scordati degli ex-trozkisti? Ma perché non fanno un partito da soli, la libertà se ne gioverebbe assai.
:)
Torno rapidamente su:
1) Sì, è perfido. Ma non parlo del nonprofit in generale, parlo del nonprofit cui gli enti locali affidano la gestione di servizi pubblici pagandoli coi soldi dei contribuenti (la sussidiarietà appunto). Se non è parastato quello...
4) Vabbé. Rimane che giochi in negativo. Un vantaggio sostanziale per i cittadini dall'avere meno partiti non l'hai detto.
1) be', bisogna vedere dove e perché funziona e dove no.
pagare per svolgere un servizio un dipendente pubblico o un dipendente semi-privato (di strutture non profit certificate e non poste in regime di concorrenza al ribasso) ha pro e contro in entrambi i casi - pro: universalità ei servizi per i primi, vicinanza ai bisogni effettivi e flessibilità-efficenza della risposta per i secondi; contro: inamovibilità e rischi di inefficenza strutturale per i primi, problema dell'esigibilità universale e rischi di sfruttamento degli operatori per i secondi.
Ma che ciò sia fatto "con i soldi dei controbuenti" non vedo perché dovrebbe costituire un problema (con che soldi si dovrebbe pagare il welfare? tra l'altro quasi tutto il non profit si regge su soldi pubblici, anche di origine europea. Per dire, le comunità per i tossici prendono le rette dal pubblico. Il modello di finanziamento tramite fondazioni e donazioni che c'è negli usa qui non è ancora affermato).
Faccio un esempio: le biblioteche comunali a milano versano in stato di mortificazione causa albertini. Però anche prima non è che brillassero per intraprendenza. Per rilanciarle si dovrebbe: a) investire soldi b)valorizzare i dipendenti pubblici che ci lavorano e costituiscono la base di funzionamento c) attivare delle convenzioni con strutture non profit attive in campo culturale e capaci anche di integrare eccellenze presenti in città, che si occupano di sviluppare a 360° l'iniziativa culturale sul territorio, facendo della rete di biblioteche rionali non solo una struttura di prestito e studio e poco altro, ma un piccolo laboratorio.
Il punto c difficilmente lo può fare una struttura di dipendenti pubblici - a meno di non cambiarne radicalmente il dna.
4) io dico che un vantaggio per i cittadini dall'avere l'attuale frazionamento e proliferazione di doppioni del centrosinistra, sei tu che non l'hai detto :-)
(la libertà di scelta è un po' un'astrazione: che libertà è scegliere tra due che non hanno affatto una diversa linea politica ma la cui divisione conduce solo alla reciproca difficoltà oggettiva e numerica - quando non aggravata da dispute per l'equilibrio di potere - nel contare cioè nel rappresentare le istanze che rappresentano?)
ps
scusa se sono sempre così verboso...
La replica a 4) è facile. Sì che l'ho detto, il vantaggio: la libertà di scelta. Tu stesso dici, per esempio, che molti elettori dei DS (quelli del correntone) troverebbero inaccettabile la fusione con la Margherita. Quindi...
Su 1), il problema dei soldi dei contribuenti è che sono raccolti per via coercitiva (tasse). Con la sussidiarietà, sono spesi attraverso meccanismi non competitivi (come, di nuovo, dici tu stesso). Metti insieme le due cose, ed ottieni il contrario del mercato. Lo possiamo chiamare parastato o in altri modi ma il discorso non cambia. Questo è un meccanismo che incentiva l'efficienza, secondo te? Secondo me, è un meccanismo che si basa tutto sull'assunto che se un ente è "nonprofit" allora è buono... Qui puoi inserire la tua teoria preferita sulla natura umana. :-) La mia, credo che si capisca quale sia.
4) "Tu stesso dici, per esempio, che molti elettori dei DS (quelli del correntone) troverebbero inaccettabile la fusione con la Margherita."
applicare il principio alla realtà è sempre difficile: quelli che amano il correntone trovano già inaccettabile la linea di fassino, che di fatto è sul 90% dei problemi identica a quella della margherita. Quindi la loro libertà di scelta ora è assai limitata. Sarebbe più ampia se potessero votare un correntone autonomo, che sensatamente però non avrebbe motivo di sottarre voti a un altro partito - rifondazione - che per il 90% dei problemi la pensa allo stesso modo (si tratterebbe di una falsa libertà di scelta tra due identici che si annullano). Quindi diciamo salomonicamente: il punto non è tanto ridurre il numero dei partiti, ma che il simile stia col simile, e lontano dal dissimile (con cui può sempre allearsi) :-)
1) in teoria esistono sistemi per facilitare l'efficienza dei servizi, che sono più facilmente applicabili in situazioni miste pubblico-non profit che in situazioni di pubblico puro (anche escludendo gli ovvi sistemi al ribasso nelle gare su parametri di mera economia,). Affidare i servizi al mercato per renderli competitivi è del resto una bufala (trattasi di dismissioni mascherate, puro verbo neoliberal), riformare il pubblico tout court è un po' come scalare l'everest con la lingua (anche se niente è impossibile...).
Come ho detto è una situazione complicata, con molti pro e contro.
Va bene, va bene, siamo salomonici. Dovrei chiederti perché affidare i servizi al mercato sia "una bufala", ma per questa volta ci passo sopra.
dipende da quali servizi ovviamente. Ma in generale imo affidare al mercato i servizi di welfare - cioè un canale di redistribuzione di risorse e di democrazia delle occasioni, che è sensato sia universalistico - vuol dire amare molto - ma molto - gli ossimori :)
Sai, un servizio di welfare può essere anche la mensa per l'asilo pubblico. Cosa ti fa credere che un'Onlus sia capace di fare le mense meglio di un privato?
è quello che dicevo, dipende dai servizi
se la mensa è gestita da un privato, comunque, occorre poi vedere come lo si paga questo privato (fa una gara? allora ha una commessa pubblica? perché dubito che lo paghi il singolo utente-bambino. E su cosa farà profitti questo povero privato? Sulle economie di scala? Se fosse Autogrill ci crederei, diversamente ho dei dubbi. Sei sicura che una società non profit, che non ha il problema dei profitti, non sia in condizione oggettive - quasi per concorrenza sleale - di offrire un servizio migliore? E comunque se si fa una gara, si stabiliscono dei parametri che trattandosi di bambini dubito saranno solo di contenimento dei costi: e chi impedisce a una società non profit di partecipare alla gara? Io ad esempio conosco un paio di servizi di catering non profit coi controcazzi :-) )
ma il punto è: l'asilo è pubblico, privato in convenzione pubblica (probabilmente non profit) o privato? Nel terzo caso, dubito che c'entri qualcosa col welfare. È un'azienda come un'altra, perfettamente legittima of course, ma mi pare esuli dalla discussione
No, il punto è la gara. Gli appalti dei servizi pubblici devono essere assegnati su base competitiva. Alle gare, ovviamente, parteciperanno liberamente privati, onlus, cooperative o qualsiasi altro soggetto. Se è vero che, come dici, le onlus ha vantaggi nel servizio o nei costi, benissimo, vincerà le gare e quei vantaggi si trasferiranno sugli utenti e sui contribuenti.
Se è vero.
Non mi sembra che i fan della sussidiarietà amino molto le gare, comunque.
L'anonimo ero io.
be', le realtà non profit che lavorano col pubblico (in lombardia ormai su una miriade di servizi "esternalizzati") fanno normali gare - spesso ahinoi al ribasso perché gestite con criteri un po' miopi dalle varie amministrazioni locali, con ricadute pessime sul livello salariale di chi ci lavora e sulla qualità dei servizi; altre volte con amministrazioni illuminate invece fanno "tavoli" concertati in cui tentano di far valere altri criteri assieme a quelli del budget. Mi dicono essere situazioni piuttosto tragicomiche :)
Ma qui bisognerebbe conoscere meglio la recente legge che regola queste faccende (di cui al momento non ricordo nemmeno il numero, per dire...)
ma a tuo parere il modello che proponi vale per la mensa, o anche per l'asilo in se stesso? e la scuola, l'ospedale, i vari servizi di cura, ecc?
Parlo un po' a vanvera: ma dov'è l'incentivo per il privato? O può far pagare il servizio all'utente finale (ma allora non mi è chiaro cosa c'entri: è una normale privatizazzione, che può andare bene per ex monopoli pubblici, ma è tutt'altra cosa dal welfare), oppure mi sembra si trovi nella situazione di avere un solo cliente - il pubblico - il quale può anche stabilire autonomamente il prezzo dei prodotti. Situazione non molto profittevole mi pare
A me non risulta che facciano sempre normali gare. I rapporti fra il pubblico e i suoi fornitori sono un po' più complessi e ambigui, temo.
Sugli incentivi, la domanda vale anche per l'onlus. Perché si offre di dare il servizio? Perché è buona? Suvvia.
Alcuni dei servizi che citi richiedono l'intervento pubblico. Per fare un esempio, gli asili. Hanno esternalità positive pazzesche e il mercato non è efficiente nel fornirli. Soprattutto perché c'è una qualità minima necessaria (formazione degli addetti, cura dei locali, ecc.) che è troppo costosa per le tasche di molti cittadini. Che fare?
1) O asili comunali.
2) O voucher per i cittadini da spendere in asili a loro scelta (mercato).
3) O asili comunali esternalizzati a terzi. Fra onlus, privati profit, cooperative si scelga con le gare di cui sopra.
A me vanno bene tutte e tre le vie. Pensare che il noprofit di per sé risolva qualche problema, invece, continuo a non capirlo.
scusa, dopo alcuni giorni di assenza ho perso un po' il filo. :)
magari ci saranno altre occasioni.
se sei tra quelli che amano sfilare, buon primo maggio
Buon primo maggio (in ritardo). Ma non ho sfilato.
io ho sfilato al pomeriggio, con i brutti e cattivi (be', non è che sia più un simpatizzante: un mio amico faceva il dj su uno dei carri). C'erà 10 volte la gente del mattino, e un carro mandava raffaella carrà e daitan 3 a tutto spiano, con gran danze attorno. Piuttosto divertente. Anche se a un certo punto volevo picchiare uno degli arringatori (leggere divergenze di linea)
Allora potrei averti visto sfilare in via Torino. Non sarai stato uno di quelli che imbrattavano muri e vetrine, spero. ;-)
no, sono decisamente fuori età :)
(nb: il tizio che volevo picchiare sbraitava microfonato che ichino è un nemico di classe - la terza C, suppongo. Per fortuna dal carro successivo "com'è bello far l'amore da trieste in giù" lo sovrastava quasi del tutto, con gran sollievo di tutti i presenti - la maggior parte dei quali non sa chi sia ichino, bontà loro)
"La solita sinistra". :-)
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