Cinema
Excelsior, Sala Excelsior, Milano. E' una delle poche grandi sale milanesi dove non assegnano i posti numerati. Come al solito, ciò innervosisce Angelita, che non ama le resse per i posti. Appena entrati, avvistiamo due poltrone buone e tentiamo di raggiungerle con passo svelto: vicini alla meta, ci vediamo preceduti da una coppia anziana che, molto semplicemente, ha lanciato i cappotti. Angelita, rispettosa dell'età, rinuncia a incidenti.
Trama
Medio Oriente, giorni nostri. Bob Barnes è un agente della CIA stanco e sfiduciato. Inviato a Beirut per uccidere Nasir, un principe arabo progressista, fallisce e rischia di morire. Nel frattempo, compagnie petrolifere americane conquistano nuovi pozzi, operai pakistani entrano fra i kamikaze, consulenti finanziari trovano opportunità d'affari: sullo sfondo, si intravede un'unica grande macchinazione. Barnes, che ha passato trent'anni a fare porcherie nella regione, di colpo capisce come gira il mondo e decide di porvi rimedio.
Cosa funziona
George Clooney (Barnes): invecchia bene. Non che stia diventando espressivo: qui sceglie una faccia dolente (nella foto) e la tiene per tutto il film, non importa che beva un whisky o gli strappino le unghie. Però ha presenza scenica, carisma, credibilità. Per questo ruolo, di protagonista, ha vinto l'Oscar come attore non protagonista.
William Hurt (Stan): ogni tanto torna ai suoi livelli. Qui interpreta poco più di un cameo (un ex agente che consiglia Bob), però con molta eleganza.
La morale del film: realistica, temo. "Syriana" dice che le guerre, gli attentati, i cambi di potere sono solo le schegge di grandi vicende nascoste su cui nessuno ci racconta la verità.
Cosa non funziona
Matt Damon (Bryan): un cane. Interpreta un consulente che, con le sue intuizioni finanziarie brillanti, conquista la fiducia del principe Nasir. Con l'espressione interdetta che ha, io a Damon non avrei affidato neanche il maialino dei risparmi.
La sceneggiatura: un groviera. Stephen Gaghan, famoso per la sceneggiatura di Traffic, anche qui cerca di intrecciare più episodi. Ma non ci riesce: la storia resta piena di buchi. Perché il socio di Barnes lo frega? Perché gli americani tentano di uccidere Nasir quando quest'ultimo ha già perso la successione? E soprattutto: come fa Barnes a sapere dell'attentato finale?
I singoli episodi: didascalici. Il film si preoccupa di informarti che gli hezbollah controllano manu militari un quartiere di Beirut; o che le donne iraniane in casa vivono come le occidentali ma si coprono per uscire in strada; o che gli imam di Al Qaeda pescano manovalanza fra i giovani disperati; o che le compagnie petrolifere preferiscono i monopoli al mercato. Ecco, come dire, tutte queste cose le sai anche leggendo i giornali.
La camera mossa: non se ne può più. All'inizio era un mezzo intelligente per creare atmosfere realistiche. Ormai è un manierismo. Non stupirà che il produttore esecutivo del film sia Steven Soderbergh.
I riferimenti all'attualità: sgangherati. Quando Barnes va a Washington per fare rapporto, è interrogato da una donna nera in tailleur che ha l'aria di un pezzo grosso del governo. La stessa donna, si lascia intendere, ordisce un piano contro il mondo arabo progressista. Chi sarà mai questa donna? Sia chiaro: io ce la vedo la Condoleeza Rice a ordire. Ma datemi le prove, per favore: che me ne faccio delle allusioni?
Durata
Due ore. Dopo mezz'ora mi accorgo che l'intreccio non tiene. In seguito, tento di non appisolarmi: quando sto per cedere, per fortuna arriva la scena delle unghie.
4 commenti:
Oh. Bentornati.
Leggo "Matt Damon" ed "espressione interdetta, e ripenso a un paio di scene in Team America.
E rido.
Grazie, Loforestieroprolisso. Ma, perché, che faceva Matt Damon in Team America? Non ho visto quel film.
Matt Damon fa una sola cosa in Team America: pronunciare non senza una certa difficoltà le parole "matt damon".
LOL. In Syriana riesce anche a tracciare linee sulla sabbia con un bastone, comunque. Forse sta migliorando.
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