29 marzo 2006

Come si valutano i rischi del nucleare?

Il 26 aprile sarà il ventesimo anniversario del disastro di Chernobyl. Siamo solo a fine marzo, ma già su internet e sulla stampa fioriscono le rievocazioni e i dibattiti.

Il nucleare è di attualità. Nel discorso sullo stato dell'unione, Bush ha annunciato che gli Stati Uniti dovranno rendersi indipendenti dal petrolio straniero. E' inverosimile che possano riuscirsi senza nuove centrali nucleari. In Italia, politici e industriali si lamentano sempre più spesso del referendum del 1987, che causò la chiusura del nucleare italiano. ENEL, nel frattempo, sta acquistando centrali nucleari in Slovacchia.

Non è chiaro se il nucleare convenga (ne parlava tempo fa Massimo Morelli). Con le tecnologie attuali, i costi di costruire una centrale nucleare sono molto alti. Tuttavia, la ricerca sul nucleare civile ristagna da trent'anni: se i governi investissero sulla ricerca, è probabile che i costi scenderebbero molto, come è accaduto di recente con le centrali a gas.

Rimangono i rischi: come si valutano? Di per sé, i numeri sul nucleare sono tranquillizzanti. Le probabilità di incidente, anche con le tecnologie attuali, sono bassissime. Vivere nei pressi di una centrale nucleare non è più rischioso che abitare sotto il Vesuvio.

A me i numeri piacciono. Sono un'arma della razionalità. Rivelano tante cose. E, in effetti, io al nucleare sono favorevole. Tuttavia, i numeri possono anche occultare.

Per esempio, i numeri occultano la vita reale delle persone. Robert Knoth e Antoniette de Jong, due fotografi americani, stanno per pubblicare un libro sulle vittime dell'inquinamento nucleare nei paesi dell'ex Unione Sovietica. Fra le molte vicende riportate, a me colpisce molto quella di Michael e Vladimir Iariga. Sono due fratelli di Minsk, gemelli omozigoti: quindi, identici al concepimento. Li vedete nella foto. Qui altre immagini e una presentazione del libro.

13 commenti:

paulista ha detto...

ci sono due alternative al nucleare:
La prima è quella di usare a larga scala pannelli fotovoltaici, basterebbe solo produrne in quantità massicce per abbassare drasticamente i costi all'utente finale e farli diventare una grossa opportunità per i nuclei familiari, per gli uffici e per le piccole attività produttive.
La seconda è di ridurre i consumi del 50-60% rispetto ai nostri standard attuali, e questo si può ottenere con l'obbligo di adoperare apparecchi con rendimenti alti e con una politica oculata di gestione delle risorse.
probabilemnte queste due opzioni vanno adoperate congiuntamente.
Il nucleare non va usato, a nessun costo. La Francia è piena di centrali nucleari e riesce a produrre solo il 30% del suo fabbisogno. Questo indica probabilmente che bisognerà riempire il mondo di centrali per avere una reale indipendenza dal petrolio. Quando ci saranno mille centrali in italia allora saremo realmente a rischio estinzione.
p.S. è dura arrivare in fondo al fotoblog che hai segnalato...

Anonimo ha detto...

Sì, lo so, è pesante. E lo è anche la foto dei due gemelli. Spero che il tutto suoni giustificato da ciò di cui parlavo: il problema di tenere insieme la razionalità e certe considerazioni di pancia cui è difficile, e forse ingiusto, rinunciare.
Sul fotovoltaico: per ora, è antieconomico. Ha rendimenti bassi e anche dove è diffuso (Germania) ha bisogno di sovvenzioni del governo. Le sovvenzioni si pagano con le tasse. Le tasse si pagano con la produzione di ricchezza. La produzione di ricchezza ha bisogno di energia. Temo che non si vada da nessuna parte.
Sul ridurre i consumi del 50-60% grazie a "obblighi". Tu ci credi? Pensi che sia possibile in un'economia di mercato? Io sono una fanatica delle soluzioni che funzionano davvero. Finché qualcuno non mi fa vedere che una cosa può realizzarsi seriamente, rifiuto d'istinto di prenderla in considerazione.

Anonimo ha detto...

Fa pensare anche quello che diceva Grillo: se sono tanto sicure queste centrali nucleari perche' non c'e' una compagnia assicuratrice al mondo che si sogni di assicurarle?

Anonimo ha detto...

Sai, se è per quello, non c'è neppure la polizza contro l'eruzione del Vesuvio.

paulista ha detto...

@ angelita:
hai detto bene, per ora è antieconomico. un impianto da 3kw a famiglia costa circa 15.000 euri, un piano di ammortamento che tiene conto del risparmio sui consumi e dei guadagni derivanti dalla vendita dell'energia residua mi dice che il punto di pareggio è a 7 anni. Con una produzione su vasta scala il punto di pareggio si avvicina ai 3 anni perchè i costi di produzione calano in maniera vertiginosa, mentre restano uguali i costi di impianto. Aggiungiamoci delle agvolazioni statali, invece di pompare sti c***o di decoder inutili. Poi, tassiamo del 30% gli elettrodomestici non di classe AAA, e portiamo a 10 euri al litro la benzina, e il gioco è fatto. (La parte finale è stata redatta in stato di evidente euforia, quindi va presa con un grano di sale...)

Anonimo ha detto...

paulista, dovresti considerare che se c'è una cosa che spinge all'aggressività i cittadini delle potenze occidentali è l'aumento dei costi energetici, e in generale l'aumento del prezzo degli idrocarburi. Portare a 10 euro al litro la benzina sarebbe uno dei pochi sistemi efficaci per spingere un popolo imbelle come gli italiani alla rivolta. Rivolta, peraltro, alla quale mi unirei entusiasticamente: magari è la volta buona che scopro se lo Sten di mio nonno partigiano funziona ancora...

Anonimo ha detto...

ho scritto: "in generale l'aumento del prezzo degli idrocarburi", ma intendevo "in particolare l'aumento del prezzo degli idrocarburi", sorry

Anonimo ha detto...

Paulista, e io che pensavo parlassi sul serio.
Davide, ti illudi. Governanti sorridenti riuscirebbero a fare passare anche quello.

Anonimo ha detto...

angelita, speriamo di no. Preferisco credere all'affermazione di Cacciari (il quale sosteneva che, oggi, le elezioni si vincono tenendo ben presenti due priorità: economia e pubblica sicurezza; e che tutto il resto viene dopo, ma molto dopo)

paulista ha detto...

beh sì, la questione sui tetti fotovoltaici è seria, compresa l'analisi economica.
Credo che "il merito" delle cose non sia dei governanti sorridenti, ma del popolo dormiente. In Francia la cugina della Legge Biagi sta provocando sfragelli, qui ha causato qualche corteo e niente più.

Anonimo ha detto...

Davide, appunto. Metti "Prodi vuole le tasse" nel capitolo economia e "Prodi sostiene i no global" nel capitolo pubblica sicurezza e sei già a posto.
Paulista, che dire, qui ha provocato sfracelli l'articolo 18. E, tornando a noi, in Francia il nucleare non ha mai sconvolto nessuno...

Anonimo ha detto...

angelita, ma tu davvero pensi che le sparate di Berlusconi ("Prodi vuole le tasse etc.") gli facciano guadagnare tutti 'sti consensi tra gli indecisi? Voglio dire: possibile che di colpo una cospicua fetta di italiani si scordi di come il Berlusconi medesimo ha disastrosamente gestito l'attuale fase di crisi economica? E, in quanto alla sicurezza, possibile che di colpo una cospicua fetta di italiani si scordi di come il sostegno offerto da Berlusconi alla politica estera di Bush abbia fatto salire il rischio paese nell'ambito terrorismo a duemila?

Anonimo ha detto...

Davide, sì, penso che gli facciano guadagnare consensi. E, in ogni caso, gli servono per tenere impegnati i media a parlare di bambini bolliti (invece che delle cose che hai appena scritto tu) o costringere gli avversari a difendersi (invece che aggredirlo su, di nuovo, le cose di cui stai parlando).