19 febbraio 2006

I bright all'attacco!

E' uscito il nuovo libro di Daniel Dennett: "Breaking the Spell: Religion as a Natural Phenomenon". Il libro tenta di rispondere alla seconda domanda che David Hume poneva all'inizio del suo "Storia naturale della religione": quali sono le fonti umane della religione? In una recensione di oggi, il New York Times mette in satira le tesi di Dennett:

Si chiede se le persone religiose "avranno l'onestà intellettuale e il coraggio di leggere questo libro fino in fondo". Se non siete d'accordo con ciò che Dennett dice, è perché ne avete paura. Dennett rigetta come "protezionismo" qualunque opposizione al suo svuotamento scientista della religione. Mentre chiama "bright" la gente che condivide la sua visione del mondo. I bright non sono solo migliori intellettualmente, ma anche eticamente. Sapevate che "i bright hanno i tassi di divorzio più bassi negli Stati Uniti, e che i cristiani convertiti (born-again) hanno i tassi più alti?". I "sacri valori" di Dennett sono "democrazia, giustizia, vita, amore e verità". E' un modo abile di presentare le cose. Se rifiutate la sua "ontologia razionale e impeccabilmente rigorosa", allora i vostri sacri valori non possono che essere la tirannia, l'ingiustizia, la morte, l'odio e la falsità. Dennett è il tipo di razionalista che crea una fama cattiva alla ragione; e, in una nuova era di oscurantismo americano, ciò non è utile."

Devo leggere questo libro.

17 commenti:

Anonimo ha detto...

Sai, vero, che i Brights sono questi?
http://www.the-brights.net/
Sono una cosa tra la massoneria, la pop psychology e i seguaci di Ayn Rand. Esistono da anni, ma ora sono decisamente più visibili (in tempi in cui è in risalita, per reazione, anche la Uaar e in generale ogni laicismo militante, consapevole o bislacco, eterodiretto o spontaneo). Ho amici che sono già affascinati dai Brights. Io sono solo insospettito.

Massimo ha detto...

Non è che picchia un cavallo morto? Sono necessarie 400 e rotte pagine per dire che dio non esiste? Esiste qualcuno che non abbia già la sua idea?

Non sono domande retoriche. A me piace Dennett e leggerei questo libro se qualcuno mi dice che c'è scritto qualcosa di nuovo.

PS: io sono un Bright.

Anonimo ha detto...

Tommaso, non è vero! I bright, almeno per ora, sono più che altro un aggettivo. Vado a memoria, ma se non sbaglio fu proprio a Daniel Dennett a coniare la parola, per definire in modo inequivoco le persone che avevano una visione naturalistica e secolare del mondo (per distinguersi da parole più impegnative, o fuorvianti, come "ateo"). Non ci sono vincoli associativi, pastette, incappucciati, gente che ti telefona a casa, ecc. Essere bright è gratis (cosa che spiega anche il sito, comunque possiamo chiedere conferma a Massimo Morelli qui sopra). Escluderei anche il lato pop, dato che, come si vede sempre dal sito, i principali fautori sono in gran parte cattedratici. Fra gli italiani, c'è anche Massimo Pigliucci, che sta da un po' fra i nostri link e che ha tutta l'aria di una persona di buon senso.
Infine spezzo una lancia a favore dei randiani che, con tutti i loro limiti, hanno sempre lavorato a favore dei diritti degli individui (lo so, la Rand disse varie bestialità sui gay, ma è notevole che questo sia uno dei pochissimi punti su cui i randiani hanno rinnegato l'insegnamento della fondatrice).
Massimo, il libro non è sull'esistenza di Dio, ma sulle origini della credenze religiose. E le credenze religiose non sono un cavallo morto, no? Comunque, fatico anch'io a credere che Dennett abbia trovato qualcosa di nuovo da dire. In ogni caso, il fatto che il suo libro susciti un'indignazione subitanea fra i benpensanti del NYT me lo rende subito interessante.

Massimo ha detto...

OK, Angelita, ho trovato la mia cavia. Se lo leggi e me lo consigli mi fido e lo compro.

Anonimo ha detto...

D'accordo!

Anonimo ha detto...

Hmm. Complicato. Sui brights mi informerò, forse già Massimo potrebbe dirci di più. (Però se lui dice: sono un bright, è almeno un aggettivo sostantivato...) Sulla pop psychology, pensavo a gente come Deepak Chopra, che è un PhD, credo. Sulla Rand non pensavo al suo punto di vista sui gay, ma all'atteggiamento generale. Vedi il quarto capitolo del bel romanzo di Tobias Wolff "Quell'anno a scuola" (Einaudi 2005), significativamente intitolato: "Ubermensch" (con l'umlaut, che questo dannato computer mi censura).

Anonimo ha detto...

No no no no. Deepak Chopra è decisamente NON BRIGHT. In parte la colpa è dell'aggettivo, secondo me mal scelto, perché richiama idee spiritualistiche, l'illuminazione, il buddhismo, ecc. ma essere bright significa credere nel metodo scientifico classico. Basti dire che Chopra appoggia l'intelligent design. Sulla Rand, non ho letto quel romanzo, in compenso ho letto i libri della Rand, ed eventuali accuse di superomismo (se è di quello che si parla) sono fuori strada. Tieni conto che la Rand e i randiani si sono sempre attirati (per colpa loro) il disprezzo di quasi tutto il fronte intellettuale americano (da destra a sinistra), quindi conoscerli attraverso fonti indirette è un po' come conoscere il mondo musulmano attraverso i libri della Fallaci.

Massimo ha detto...

Massimo Adinolfi critica il libro
http://www.azioneparallela.splinder.com/1140391160#7220220

Anonimo ha detto...

Non critico il libro: non l'ho letto. Riprendo piuttosto qualche critica, e a naso vi ritrova un certo modo di affrontare le cose in filosofia. (Scusa, Angelita, solo ora mi sono accorto che avevi già segnalato il libro)
Az. par.

Massimo ha detto...

Dicono che sono precisini gli ingegneri, ma neanche i filosofi scherzano ;)

Anonimo ha detto...

Massimo Morelli: pensa a Wittgenstein, che era sia ingegnere sia filosofo...
Massimo Adinolfi: il tuo post merita una risposta articolata.

Anonimo ha detto...

Ateismo.
Forma di religiosità che si diffuse in vari ambiti, sopratutto colti, delle società occidentali dal tardo XVIII secolo al XXI secolo dell'era cristiana.
La sua affermazione di base consisteva in una negazione. Ovvero che esistessero ambiti ulteriori rispetto a quelli definiti dalle scienze fisico-matematiche del loro tempo.
La difficoltà principale dell'A. stava proprio in questa sua circolarità.
Dato che la scienza è quel metodo che si definisce sulla base della provvisorietà delle sue conclusioni definitive, trarre da questa provvisorietà una conclusione definitiva era fondamentalmente contradditorio.
In realtà il problema era strettamente politico e legato ad una particolare ideologia della società e dei sistemi di potere che volevano esser fatti prevalere in quella società stessa.

ciao

raffaele ibba

Anonimo ha detto...

Ah, che bel volo di fantasia, Raffaele.

Anonimo ha detto...

Raffaele, da ciò che scrivi debbo arguire che la mia convinzione che non esistano gli asini volanti è una forma di religiosità, visto che io non posso trarre, in merito, conclusioni definitive (non ne ho mai visti, ma non posso escludere che ve ne siano: l'universo, dopotutto, è ben grande).

Anonimo ha detto...

Davide, si arguisce anche un'ideologia politica e un piano di conquista del potere. Ti hanno scoperto!

Anonimo ha detto...

angelita, se c'è un piano di conquista del potere è certamente destinato al fallimento: io non riesco a imporre la mia volontà neanche alla mia compagna, che mi obbliga costantemente al confronto dialettico per le decisioni di coppia ;)))))

Anonimo ha detto...

Povero, sei come Berlusconi, allora. Sai che anche lui si lamenta sempre che non gli lasciano decidere tutto da solo... ;-)