06 gennaio 2006

Le intercettazioni ai politici sono utili ai cittadini

Sul Manifesto di ieri, Valentino Parlato si felicita per la divulgazione delle intercettazioni a Piero Fassino. In democrazia, dice Parlato, la politica si fa in pubblico: il parlamentare non deve sottrarsi allo sguardo del cittadino.

Le garanzie di privato per l'uomo pubblico e la pubblicità per il cittadino sono gli antichi caratteri della tirannia: il sovrano è coperto dal segreto e per il popolo c'è il panottico, cioè la totale visibilità dalla sede di chi comanda. Regina Coeli a Roma è costruita secondo questa regola, della totale e permanente visibilità. E gli amici e i compagni di sinistra non mi citino il Grande Fratello di Orwell: il Grande Fratello era il potere garantito dal segreto della sovranità, che aveva il potere di vedere e controllare i sudditi in tutti i momenti della loro vita ("Intercettati è meglio").

Io sono d'accordo. Qualcuno ha ricordato a Parlato l'art. 68 della Costituzione, che vieta l'arresto e la perquisizione dei parlamentari senza autorizzazione del Parlamento. Questo articolo, si dice, è una guarentigia contro i governi autoritari. Lo stesso articolo, appunto, vieta le intercettazioni non autorizzate. In questo caso, però, quale sarebbe il pericolo? Che un governo autoritario, per piegare i parlamentari, ne divulghi le conversazioni telefoniche? Mi sembra tortuoso. Tanto vale arrestarli. E poi, se c'è un governo autoritario, di solito i parlamentari sono già piegati. A che serve proteggerli? Semmai, bisognerebbe proteggere i cittadini, perché possano organizzare la resistenza.

Inoltre, per votare, abbiamo bisogno di sapere cosa pensano i politici. Nel caso di Fassino, so che molti elettori di sinistra si chiedono da tempo quale sia la visione del capitalismo dei DS. E' noto che i DS hanno messo il comunismo, o una qualsiasi riforma radicale della società, fra gli obiettivi che forse, un giorno, realizzeranno i pronipoti. Il problema è se i DS, nel presente, abbiano una visione loro del mercato. Una visione, per dire, che sia diversa da quella di un comune imprenditore o di un comune banchiere. Ecco, ora sappiamo che Fassino non ce l'ha. A sentirlo parlare in TV ogni tanto si poteva intuirlo, ma non è che fosse così chiaro.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Tu sei d'accordo sul fatto che vengano rse pubbliche le intercettazioni? Oppure sei d'accordo sul fatto che le conversazioni siano intercettate? Oppure ritieni che, poiché abbiamo bisogno di sapere cosa pensano i politici, andrebbero (sarebbe auspicabile che fossero) rese note anche le email, le lettere con regolare affrancatura postale, gli appunti presi distrattamente durante una seduta parlamentare, le chiacchiere scambiate al bar, i biglietti di auguri e quant'altro? (tutto questo su temi di rilevanza pubblica, s'intende - fermo restando che è il pubblico che dice quando il tema è rilevante)
azioneparallela

Anonimo ha detto...

Massimo, mi sembra che tu stia divagando. Sono d'accordo che:
a) ci siano intercettazioni dei politici ove necessarie per le inchieste giudiziarie, su iniziativa della magistratura e senza necessità di autorizzazioni del Parlamento;
b) che le intercettazioni siano pubblicabili secondo il regime ordinario del codice di procedura penale, ossia quando non siano coperte da segreto istruttorio e siano note agli indagati.
Con a) e b), non si farebbe altro che assoggettare i politici alle stesse regole che valgono per te e per me. Si tratta solo di togliere un privilegio di segretezza a persone che, avendo il compito (scelto liberamente) di rappresentare l'interesse dei cittadini, preferisco non godano di schermi speciali da opporre a questi ultimi.

Anonimo ha detto...

(Scusa se ci torno su solo adesso, però sì: divago: non avevo capito che ponevi un problema di diritto. Ma ora che l'ho capito, confesso che non sono ancora riuscito a capire se non cia stata alcuna violazione di legge (sulle intercettazioni non rilevanti e non trascritte). Non è che la questioni mi interessi particolarmente, non mi aguruo che perseguiscano i giornalisti che han pubblicato. Ma non mi interessa nemmeno l'obiezione: ma dov'erano i DS quando si poneva per altri analogo problema? Non lo so, rispondo per me. Se finissero pubblicate su un giornale mie telefonate private (non trascritte e non rilevanti), d'amore e morte, o di accademia, mi scoccerebbe. Tu dici che si può fare? Io mi auguro di no.

Anonimo ha detto...

Diciamo che non corri rischi. Se si trattasse di materiale privato e personale, potresti ricorrere al garante della privacy, che ti darebbe ragione. Se al contrario dicessi cose di interesse pubblico, i giornalisti potrebbero invocare la libertà di stampa. Il caso di Fassino, secondo me, è di evidente interesse pubblico. Resta che le intercettazioni devono essere autorizzate da un magistrato: quindi non è che chiunque può intercettarti (o intercettare un politico) e poi pubblicare il contenuto sui giornali.

Anonimo ha detto...

Però non mi hai tolto il dubbio se è legalmente tutto in ordine nel caso di Fassino. (E però resta per me un punto secondario).
az. par.

Anonimo ha detto...

Non te l'ho tolto perché non lo so: neanch'io ho trovato niente in giro che mi chiarisse le idee. Credo che non ci siano precedenti di una intercettazione divulgata senza essere stata inserita in istruttoria. Comunque se, come sembra di capire, è stata rubata, credo si possa ricondurre al caso di un privato che intercetti un altro privato (ciò che è illegale).