Il momento carino del venerdì è sonnambulo. Di notte, ogni notte, si rizza sul letto, stende le braccia, scansa il piumino e, ad occhi chiusi, si inoltra nella brughiera. Addosso, solo una goccia di Allure di Chanel.
Stanotte, nella brughiera, il momento carino del venerdì incontra le divinità selvatiche. Dopo i baci, gli abbracci e gli altri convenevoli, il momento carino del venerdì dice: “Beh, diamoci da fare”. Crocchia le dita, raduna la legna, accende un falò: le divinità selvatiche iniziano a danzare. Danze grandi. Danze prodigiose. Danze che gli umani non potranno mai danzare.
Ecco Cernunnos, il dio cornuto, dai paesi celtici: guardatelo! Come agita i fianchi! Come scuote le spalle! Con che forza rotea un bastone sopra la testa! Ecco Demetra, la dea del grano, dalla Grecia classica: ammiratela! Come agita i seni! Come scuote le chiappe! Con che grazia nasconde le grazie con i piccoli mazzi di spighe! Ecco Quetzalcóatl, il serpente piumato, dal Messico precolombiano: provate a nominarlo! Come striscia per terra! Come batte a tempo la coda! Che spettacolo, con quelle zampe cortissime, nella prova di limbo dance!
Sul più bello San Silverio, patrono dei boschi, confinato dai bizantini su un’isola, si mette a morire di fame e di stenti. Tutti lo ignorano. Seduto su un tronco, il momento carino del venerdì riempie il cahier coi nomi delle dee fighissime che lo invitano a danzare. Chi scegliere per prima? Ecco un problema diplomatico delicato. Succhiando il cappuccio della Bic, il momento carino del venerdì ci pensa.
Ma il Dagda, bresciano, dio dei druidi, batte le mani, ottiene attenzione, arresta la danza: vuole presentare la sua nuova bevanda. “Che contiene?”, dice l’Elfo della Notte. “Radici di menta, lacrime di civetta, calli di cervo e latte per bambini della Nestlé!”, dice il Dagda. “Slurp!”, dicono in coro le divinità selvatiche, che non leggono i giornali.
“A chi l’onore di assaggiarla?”, dice il Re Corvo. “Al momento carino del venerdì!”, dicono in coro le divinità selvatiche. Il momento carino del venerdì, che legge i giornali, sorride, alza le mani, fa no con la testa, accenna ai suoi vecchi disturbi intestinali. Le divinità selvatiche non vogliono saperne: lo attorniano, lo stringono, lo afferrano, e il Dagda gli infila un cucchiaione in bocca.
Subito, il momento carino del venerdì è colpito dagli effetti tipici dell’ITX: diventa grigio come un topo e prende a sudare come una salsiccia. “Facciamo spazio, lasciamolo respirare”, dicono in coro, preoccupate, le divinità selvatiche. Intanto, si trasformano in fiammelle blu. Il momento carino del venerdì barcolla, ansima, gli si annebbia la vista. Le fiammelle blu si disperdono fra gli alberi.
Al mattino, il momento carino del venerdì si sveglia con un gran mal di testa. In una porcilaia.
“L’influenza aviaria!”, dice l’Angolo del maiale. “Dopo aver sparso l’orribile morbo, il maiale riconquista il primato sulle tavole degli italiani. Via i polli arrosto, le quaglie allo spiedo e gli altri stupidi piatti avicoli! Cotechini, zamponi e carré di maiale domineranno i cenoni del 2005. Il maiale si felicita con se stesso. Oh! Il piacere di un piano perfetto che giunge a buon fine! E senza che poi l’influenza l’abbia presa nessuno!”.
“Saronno, 2 dicembre 2005”, dicono le Scene di vita, “Dopo un semplice pasto a base di ghiande, un maiale cede al relax fra i liquami di un allevamento locale. Nonostante gli importanti progressi zootecnici, il maiale sembra preferire tuttora la vita rustica”.
Ma no! Rubriche, non fate caos! Questo è il momento carino del venerdì! “Maiale appagato”. Ecco, ci mancavano solo i Grandi classici della natura.
2 commenti:
Commento al momento carino del venerdì edizione della domenica (del commento..hehe).
Ti voglio bene momento carino ^_^
Un bacione dal momento carino del venerdì. Mi dice anche di mandargli il tuo numero!
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