13 agosto 2005

Siamo in ferie ma... (5)

... forse è il periodo con più tempo per scrivere. Fra un giro al museo e uno struscio in piazzetta, ho buttato giù questo. Critiche e osservazioni sono benvenute.

Riceviamo dai nostri inviati

E’ difficile credere nell’aldilà e rifiutare l’idea che i morti possano parlarci. Se c’è un luogo in cui entriamo morendo, vuol dire che c’è un canale. E se c’è un canale, vuol dire che i morti potrebbero usarlo per comunicare con noi. Fra i vivi, alcuni sperano che i morti li informino sul futuro o svelino loro i pericoli che li minacciano. A me, se i morti parlassero, piacerebbe soprattutto che ci descrivessero il mondo in cui abitano.

Anni fa, mi visitò in sogno uno zio defunto. In famiglia questo zio, rimasto scapolo, è ricordato per la sua passione per l’amaro medicinale, di cui teneva in casa scorte da farmacista, e per le orecchie enormi, che furono il suo cruccio tutta la vita. Nel sogno, lo zio mi consigliò di giocare 12, 54 e 27 sulla ruota di Napoli. “Allora è vero”, pensai dormendo, “che i morti ci dicono i numeri del lotto”. Ringraziai, e ne approfittai per chiedergli com’è la morte. Tutto ciò che disse fu: “Fatti trovare con la biancheria in ordine”. Il giorno dopo giocai i numeri. Non ne uscì uno.

La storia dello spiritismo, invece, abbonda di testimonianze dettagliate. Accanto ai morti laconici, che trasmettono ai medium una manciata di frasi enigmatiche, ce ne sono altri che dettano testi lunghi e rifiniti che trovano la via del mercato editoriale (già così affollato di autori vivi). Il caso forse più famoso è quello di Emily Hutchings, una scrittrice americana. Nel 1917, la Hutchings pubblicò Jep Herron, un romanzo che, disse, le era stato dettato da Mark Twain per mezzo di un tavolino spiritico. Twain era morto sette anni prima. Ciò le costò una causa dagli eredi e dagli editori di Twain, decisi a difendere le loro prerogative sul morto. Gli avvocati ebbero gioco facile a dimostrare che il romanzo, una storia d’amore sdolcinata, non poteva essere dell’autore anticonformista di Tom Sawyer e Huckleberry Finn. Per lo stesso motivo, nessuno dubita della paternità degli altri libri postumi di Twain, anche di tema sovrannaturale, come il pungente Lettere di Satana (una raccolta di lettere che Satana, l’arcangelo caduto, scrive agli arcangeli rimasti in cielo).

Comunque, i morti paiono dettare più che altro saggistica, e proprio a riguardo del mondo in cui vivono. Nel genere spicca per dimensione l’opera del medium brasiliano Chico Xavier che, pur non avendo mai finito le elementari, scrisse ben 400 libri grazie all’aiuto degli spiriti. Ospite frequente dei talk show locali, Xavier fu popolarissimo in vita e donò i frutti dei diritti d’autore ai poveri. I sostenitori restano molti anche dopo la sua morte, di cui impressiona un particolare. Xavier, che fu un nazionalista fervido, disse spesso che gli sarebbe piaciuto morire col paese in festa. Ebbene, morì il 30 giugno 2002: il giorno in cui il Brasile vinse la finale dei Campionati del mondo di calcio in Giappone.

Mentre mi documentavo su tutto ciò, mi capitò di sognare mio zio di nuovo. Subito gli dissi: “Com’è l’aldilà?”. Stavolta lo zio fece un certo gesto con la mano, che in vita usava per dire che non era autorizzato a riferirti; dopo di che, se non insistevi, si metteva a parlare spifferando tutto. Nel sogno, ricordandomene, non dissi nulla. E lo zio si mise a descrivere l’aldilà. Come a volte succede nei sogni, lo zio sembrava lui ma allo stesso tempo qualcun altro, e aveva un tono accademico e una tendenza al grottesco che non sono mai stati nel suo stile. Perciò, non posso attribuirgli quanto disse più di quanto si possa attribuire Jep Herron a Twain. Svegliatomi, trascrissi i pezzi che mi ricordavo, senza cambiare una parola.

“La morte è il distacco del corpo astrale da quello fisico, che lo ospita in vita. Al momento del trapasso, la persona vede stessa librarsi in aria. Per chi arriva sereno alla morte, il distacco è gradevole. Chi è invece ha dolore o paura, o ha condotto una vita materialistica, ha un corpo astrale pesante e fatica a sollevarsi. Allora gli altri spiriti lo aiutano, issandolo con un verricello…”.

“Il trapassato, col suo corpo astrale, entra nell’aldilà, che non è un luogo separato ma solo un’altra dimensione della realtà comune. Oltre che dai morti, è abitato dagli angeli e da altre creature spirituali. E’ un mondo solido, e il corpo astrale ha la stessa consistenza di quello fisico, anche se all’inizio i trapassati non se rendono conto, e provano invano a passare attraverso le porte. Gli altri spiriti li riconoscono come nuovi arrivi, e cercano di abituarli alla solidità con grandi pacche sulle spalle…”.

“Gli allucinogeni facilitano il distacco del corpo astrale. Infatti i drogati trapassano con facilità, ma nell’aldilà hanno un aspetto patetico e si aggirano senza scopo. A volte, in vita, il loro corpo astrale è così confuso che si stacca da solo. Quando accade, entità inferiori cercano di entrare nel corpo fisico incustodito. E’ così che abbiamo le possessioni. E’ nota la storia di un alpino che, dopo avere bevuto grappa coi colleghi tutta una notte, camminò poi per tre giorni fuori dal corpo. Al ritorno, lo trovò occupato da un conosciuto parlamentare della destra, che stava già facendosi crescere il pizzetto. L’alpino lo mise in fuga narrandogli le sue esperienze omosessuali di gioventù…”.

“Il corpo astrale conserva la memoria e la personalità della vita trascorsa. Non si è né migliori né peggiori. Però l’aspetto esteriore regredisce all’epoca del nostro culmine. Molti tornano verso i trent’anni, altri verso i venti, altri ancora restano più anziani. Ciò è uno spunto inesauribile di conversazione e pettegolezzo. Tutti sono curiosi di sapere che succederà a Sean Connery…”.

“Il corpo astrale non ha bisogni. Nell’aldilà non c’è sesso, anche se alcuni provano un qualche piacere camminando a piedi nudi sulla schiena dei nuovi arrivi, dopo averli convinti che fa parte della loro iniziazione. Non c’è bisogno di cibo, ma ogni tanto si provano languori, che scompaiono entrando in certe caverne. Ricorderai la vicenda famosa di quell’idraulico, restato in come tre settimane per un’indigestione di hamburger. Dopo il risveglio, disse di avere percorso un tunnel luminoso, una specie di doppia arcata a forma di M, in cui incontrava strani pagliacci con abiti gialli e rossi. I pagliacci ridevano senza motivo apparente e tentavano di pizzicargli il sedere. Ora, i pagliacci non ci sono, ma potrebbe avere intravisto davvero l’aldilà…”.

“Non ci sono il denaro, il lavoro, la TV e nessuno sa cosa fare. Tutti rimpiangono la vita passata...”.

“L’aldilà e gli spiriti sono invisibili ai vivi. Tuttavia, quando il corpo fisico dorme, quello astrale è vigile. Così, nei sogni i vivi vedono il mondo che li attende, sia pure attraverso una nebbia. Questa è l’unica occasione per gli spiriti di visitare un vivo, a meno che non sia un medium. Però, gli spiriti non conoscono il futuro, o i numeri del lotto…”.

Ascoltando l’ultima frase mi sfuggì un moto di fastidio e il sogno cessò.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi sembra un aldilà poco gradevole.
Del resto l'idea di vivere per sempre mi terrorizza almeno quanto quella di smettere di farlo adesso.
Ho aspirazioni umane, pensare a un'eternità da passare...

Anonimo ha detto...

E' vero che è sgradevole, spero proprio che lo zio si sia inventato tutto...

Emily DePrang ha detto...

The parts of this I can understand make me want to learn Italian.

Thank you for being you!

Anonimo ha detto...

Thanks, just in case you're for real.