26 febbraio 2005

Senso di appartenenza

Il senso di appartenenza è ciò che ci fa vivere le virtù degli altri come fossero nostre. Per esempio un tifoso, per quanto conscio che le vittorie della squadra non dipendono da lui, può sentirsi campione d’Italia tanto quanto i giocatori.

Grazie al senso di appartenenza i membri di un gruppo possono rallegrarsi dei risultati di chiunque vi appartenga o vi sia legato, anche se costui:

  • è ignoto, come quando gli avventori di un bar brindano perché chi ha vinto alla lotteria ha comprato il biglietto lì;
  • è morto da secoli, come quando i cittadini celebrano il noto pittore locale, attivo nel Quattrocento;
  • non desidererebbe conoscerli di persona, come quando i fan di un cantante esultano a vederlo in testa alle classifiche;
  • neppure appartiene alla loro specie, come i contradaioli che abbracciano il cavallo che ha appena vinto il Palio di Siena.

Per provare senso di appartenenza è indispensabile che i membri credano che il gruppo abbia virtù. Perciò, è tipico che i membri:

  • reputino i casi positivi un’espressione del gruppo e trascurino quelli negativi (una donna italiana sarà fiera che Sophia Loren sia una connazionale, e non si curerà che anche la panettiera lo è);
  • tentino di convincersi fra loro che il gruppo è eccezionale; ciò si traduce in forme di autoglorificazione dove si vanta la forza, la grandezza, la bontà o altri tratti immaginari del gruppo (vedi i cori degli ultras allo stadio o i documenti ufficiali della Chiesa Cattolica).

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