17 febbraio 2005

Non generalizziamo

Soffro ancora ricordando l’ingiustizia che subivo da ragazza quando mio fratello, che a scuola era un disastro, portava a casa un cinque. Mia madre faceva una scenata lunghissima e alla fine si abbandonava sul divano dicendo “la colpa è mia che ho fatto figli asini!”. L’unico altro figlio in casa ero io. Che ero una secchiona, e mantenevo la media del sette.

Allora pensavo fosse una tara di mia madre. Crescendo, mi sono accorta che, in realtà, tutti generalizziamo. Da adulta, ho letto Matte Blanco, che dice che le generalizzazioni, anche le più infondate, sono logiche per il nostro inconscio. Per questo, una persona fregata da uno svedese sospetterà subito che gli svedesi siano stronzi o, se incontra un genovese spendaccione, avrà l’istinto di informare gli amici che a Genova la gente non è come si crede.

Non che ora, sapendo come funziona l’inconscio, mi senta meglio (la psicoanalisi è appunto l’illusione che basti così poco). La teoria di Matte Blanco implica che:

  • la forma più semplice di razionalità, quella di separare un individuo dall’altro (o un figlio dall’altro), è una battaglia contro noi stessi;
  • questa battaglia, per natura non siamo portati a combatterla;
  • a combatterla, sarà solo chi legge, analizza, riflette, insomma una minoranza piccola;
  • gli altri applaudiranno le generalizzazioni;
  • i dittatori che entusiasmavano le folle dicendo “gli ebrei odiano i tedeschi”, o “i borghesi odiano il popolo”, non sfruttavano momenti storici speciali, ma disturbi permanenti della mente umana; perciò, non è vero che la dittatura non può tornare;
  • la razionalità è una repressione dell’inconscio, e forse ci rende infelici.

A distanza di anni, mia madre non è cambiata. Questo lunedì ho pranzato da lei; mio fratello, che doveva raggiungerci, si è inventato una scusa. Ieri sera, al telefono, mia madre già si lamentava: “non venite mai a trovarmi”. Riattaccando, ho pensato che siamo tutti perduti.

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