04 febbraio 2005

Le strisce di Rodolfo (3)

Alla TV, ecco Ferrara. Parla bene, come sempre. Una volta era comunista, mi dico. Ora è sempre a fianco dei conservatori. Però non è un rinnegato. Fin da giovane, si è dato una strategia: stare col più forte. Era comunista quando pareva che i borghesi non dovessero passare l’inverno; col mutare dei tempi, è stato fermo nella sua strategia.

Sui giornali e nei blog, leggo commentatori che chiedono le scuse della sinistra che non ha creduto nella democrazia in Iraq. Io ancora aspetto le loro scuse per le armi di distruzione di massa.

Al bar, mangio un panino con Max, elettore di Forza Italia in buona fede. E’ un amico. Nel 2001 scommise con me che Berlusconi, per risolvere il conflitto di interessi, avrebbe venduto Mediaset nel primo anno di governo. Ora è deluso: “non ci sono cambiamenti”, “ha fatto leggi imbarazzanti”, “sembra un governo democristiano”, “alle politiche prossime potrei stare a casa”. Io so che lo voterà di nuovo.

Alla TV, ecco Tremonti. Un altro politico sta parlando; Tremonti scuote la testa, ruota gli occhi in segno di scherno, sorride con sarcasmo, infine lo interrompe fingendo un’incapacità a trattenersi davanti agli spropositi che starebbe ascoltando. Immaginatelo che fa così con voi.

Alla TV, ecco D’Alema. Il solito D’Alema, intelligente ed egocentrico. Secondo me, è uno che si accende una sigaretta dopo che si è fatto una sega.

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