"Credi che tali persone possano vedere [...] altro se non le ombre proiettate dal fuoco sulla parete della caverna che sta loro di fronte? [...] Se quei prigionieri potessero conversare fra loro, non credi che penserebbero di chiamare oggetti reali le loro visioni?"
Platone, La Repubblica, VII, 515.

Via Giulietta Capacchione (Psicocafè).
bel post, filter!
RispondiEliminae terribile, anche...
doro
Doro, grazie. Penso ci siano molte interpretazioni possibili. Se lo leggi come "pensiamo di avere una vita, ma siamo solo un mucchio di spazzatura piluccata dai gabbiani", allora in effetti è terribile.
RispondiEliminaLa verità la sanno i gabbiano. Ma non possono dirla.
RispondiEliminain effetti, ciò che non è del mondo sarà pure immondo.
RispondiEliminaOrazio: ce l'hanno sulla punta della lingua.
RispondiEliminaPorph: è un ragionamento impeccabile. E pensare che invece Platone credeva che fuori dal mondo fosse tutto più pulito e più in ordine.
a tutti: uffa! i commenti si sono fermati solo a cinque?!
RispondiEliminaa filter: mi fai sempre ridere...
doro
Doro: grazie ancora, mi piace far ridere (volontariamente).
RispondiEliminalinko senz'altro.
RispondiEliminaDavvero interessante, Giulia
RispondiEliminaKerub: grazie.
RispondiEliminaGiulia: grazie.